questo blog è un cofanetto pieno di piccole esperienze personali. di Beppe La Forgia
curiosi
giovedì 24 maggio 2012
Un poeta ha sempre troppe parole nel suo vocabolario, un pittore troppi colori sulla sua tavolozza, un musicista troppe note sulla sua tastiera. Jean Cocteau
Un poeta ha sempre troppe parole nel suo vocabolario, un pittore troppi colori sulla sua tavolozza, un musicista troppe note sulla sua tastiera. Jean Cocteau
CRONACHE 24/05/2012 - DRAMMA IN MARE - DA CHIARIRE LE CAUSE Incidente sulla Vespucci, muore un marinaio
ll membro dell'equipaggio si è gravemente ferito. E' deceduto durante il trasporto in ospedale
Grave incidente stamattina a bordo della Nave Scuola Amerigo Vespucci, costato la vita a un mmembro dell’equipaggio. Mentre la nave si trovava in rotta dalla Spezia verso Civitavecchia, un membro dell’equipaggio si è gravemente infortunato.
Le cause sono in fase di accertamento. Lo comunica la Marina Militare in una nota. Il marinaio, prontamente soccorso dal personale medico di bordo, durante il trasferimento in elicottero verso l’ospedale policlinico Agostino Gemelli di Roma per gli accertamenti del caso, è deceduto.
Le cause sono in fase di accertamento. Lo comunica la Marina Militare in una nota. Il marinaio, prontamente soccorso dal personale medico di bordo, durante il trasferimento in elicottero verso l’ospedale policlinico Agostino Gemelli di Roma per gli accertamenti del caso, è deceduto.
Berlusconi scarica il PdL. Il partito si sente orfano
Berlusconi ha deciso di scaricare il Popolo della Libertà. Eppure il Cavaliere sembrava essere l’unico in grado di infiammare gli animi e di portare avanti le sorti del partito. Ma Berlusconi non ci sta. Da parte sua è arrivata la smentita della sua possibile candidatura a premier per il 2013 e sembra che ci sia comunque voglia di un cambiamento, senza particolari stravolgimenti, per non correre troppi rischi.http://www.politica24.it/articolo/berlusconi-scarica-il-pdl-il-partito-si-sente-orfano/23477/
Renzi attacca ancora Bersani "No alla cultura stalinista"
Renzi attacca ancora Bersani "No alla cultura stalinista"
Il sindaco rottamatore: "Credo che i miei compagni di partito debbano abbandonare la cultura stalinista che considera nemico numero uno, l’Che il rapporto tra i due non fosse tutto rose e fiori era risaputo. Ma in queste ultime settimane lo scontro dialettico tra Matteo Renzi e Pierluigi Bersani si è infiammato ulteriormente.
Matteo RenziIngrandisci immagine
Il sindaco di Firenze ha aperto le danze chiedendo che il Pd faccia al più presto le primarie, in vista delle politiche del 2013. Poi l'attacco a testa bassa: "Bersani non può ritenersi legittimato dalle primarie fatte nel 2009". Il segretario del Pd ha replicato stizzito: "Sono l'unico segretario di partito al mondo eletto con le primarie". Tra i due, ormai, è polemica continua. Con un'intervista al Quotidiano nazionale Renzi torna all'attacco: "Credo che i miei compagni" di partito "debbano abbandonare la cultura stalinista che considera nemico numero uno, l’amico più vicino che dissente". Poi prosegue: "Io dal Pd non me ne vado perché il Pd è anche casa mia".
Renzi sfodera il suo storico cavallo di battaglia, le primarie. Ribadisce che vanno fatte e che "uno di noi giovani amministratori ci sarà". Poi mette le mani avanti, come aveva fatto alla Leopolda: "Non è detto che sia io". In merito ad una sua eventuale candidatura alla guida del centrosinistra spiega che "il problema non riguarda me, ma le modalità con cui il Pd sceglierà il proprio leader". Prosegue il suo ragionamento con tono ironico, a tratti infastidito. "Dopo che per anni abbiamo fatto le primarie per decidere se un segretario di circolo doveva andare in bagno, ora diciamo che non servono più?". "Non capisco - insiste -: vogliono buttare fuori quelli che vincono le elezioni, per tenere i parlamentari eletti con il porcellum che quando si candidano prendono solenni bocciature?". E ogni riferimento alle recenti elezioni è voluto.
Statuto a intermittenza
Renzi osserva che "improvvisamente è scoppiato l’amore fra il gruppo dirigente e lo statuto". Poi si toglie un sassolino dalle scarpe, ricordando che è lo stesso statuto a vietare la ricandidatura in parlamento per chi ha già fatto tre mandati.
Grillo e la foto di Vasto
"Molte cose mi separano da Grillo - dice Renzi - a cominciare dal conto in banca". Poi sottolinea che "fino a qualche mese fa a parlare di rottamazione eravamo in pochi, ormai c’è il tutto esaurito". Sulla ormai famosa foto di Vasto (che ritraeva Bersani, Vendola e Di Pietro) il sindaco fiorentino non sembra particolarmente entusiasta. Ma ammette: "Se servisse a vincere...". Poi gli scappa detto quello che pensa veramente, e non è il massimo per la sinistra (se non altro perché evoca una sonora batosta elettorale): "A me fa tanto gioiosa macchina da guerra". In ogni caso, si afretta a ribadire "vorrei un Pd che cercasse di vincere le elezioni, non di evitare le primarie".
Lusi? Se smette di rubare non gli dico più ladro
Non poteva mancare un accenno all'ex tesoriere della Margherita, Luigi Lusi. Dopo aver ricordato di essere "l’unico politico in Italia ad aver mostrato i nomi dei propri finanziatori", Renzi rifila una sberla a Lusi: "Si è offeso e mi ha querelato perché gli ho dato del ladro. Prometto che se smette di rubare non glielo dirò più". Più diretto di così non si può. Ma già Rutelli aveva dato del lestofante all'ex tesoriere.
Merlo (Pd) attacca Renzi: sarebbe lui il nuovo?
A stretto giro di posta arriva la replica del Pd. Il primo a prendere di mira Renzi è Giorgio Merlo, vicepresidente della Commissione di Vigilanza Rai: "Il Pd è un partito plurale e quindi non ha proprietari e non è gestito in modo padronale come gli altri partiti, vecchi o nuovi che siano. Ma una cosa è francamente intollerabile. E cioè che ogni giorno ci sia qualcuno, come il sindaco di Firenze, che si diverte ad attaccare il segretario e contestare il Pd. È questo il nuovo modo di fare politica di chi scimmiotta i grillini nel Pd?". E' facile prevedere che la battaglia, in seno al Pd, sarà ancora molto lunga...
amico più vicino che dissente"
amico più vicino che dissente"
ANSA.it -Lettera 'Br' a Ansa, non sono studenti nostri obiettivi Digos indaga su attendibilita' missiva 'Brigata Gino Liverani'
24 maggio, 15:01 (ANSA) - ANCONA, 24 MAG - ''Non sono certo gli studenti e i lavoratori i nostri obiettivi'', ma ''i padroni, classi dirigenti, banchieri, prostitute di Stato''. Cosi' una lettera siglata Br 'Brigata Gino Liverani 'Diego'', recapitata per posta all'Ansa di Ancona. Un'altra, piu' breve, e' stata sequestrata al centro di smistamento delle Poste del capoluogo marchigiano.
Sui due episodi indagano la Digos e la Direzione distrettuale antimafia. L'attendibilita' delle missive (la prima e' in fotocopia) e' da verificare. ANSA.it
Sui due episodi indagano la Digos e la Direzione distrettuale antimafia. L'attendibilita' delle missive (la prima e' in fotocopia) e' da verificare. ANSA.it
Lega, Maroni: “Lasciare il Parlamento? Ne discuteremo” da SKY.it
Dopo le inchieste e la batosta alle ultime amministrative, il Carroccio cerca una strada per uscire dall’angolo. Per l’ex ministro dell’Interno dal congresso di giugno potrebbe arrivare una svolta: abbando“Lasciare il Parlamento? Lo deciderà il congresso”. Dopo il Pdl, che in questi giorni sta cercando di metabolizzare la batosta elettorale, anche la Lega Nord prova a correre ai ripari. Le parole di Roberto Maroni, uno dei tre triumviri, per molti il segretario in pectore, sono soltanto l’ultimo segnale.
"Rinnoveremo la nostra proposta politica per tornare a prendere i consensi in queste elezioni e aumentarli. E' una sfida difficile ma sono sicuro che possiamo farcela", ha detto Maroni lasciando l'assemblea di Confindustria dopo l’insediamento ufficiale di Giorgio Squinzi.
Lasciare il Parlamento allora è una soluzione? "Di questo ne discuteremo al congresso", risponde Maroni, aggiungendo che "la sfida è importante e significativa, sono sicuro che possiamo farcela in vista delle elezioni politiche del 2013".
L'idea di non presentarsi più alle politiche o comunque di dare meno rilevanza alla rappresentanza in Parlamento non è tuttavia nuova. Il primo a evocarla fu proprio Umberto Bossi, il 24 aprile scorso, a margine di un comizio a Como. "E' stato un errore, per la Lega, andare a Roma", aveva sentenziato il Senatur. "Spero sempre che nessuno vada più a fare il deputato a Roma, compreso me", aveva aggiunto.
A tornare sulla tentazione dei “lumbard” era stato poi lo stesso Maroni, circa dieci giorni fa. "Non escludo neanche che, al prossimo congresso federale, passi la linea di non andare più in Parlamento", aveva sostenuto l'ex ministro dell'Interno. Il Carroccio, aveva chiarito Maroni, è una "forza territoriale", diversa, "geneticamente", dagli altri partiti, che hanno "l'ossessione e l'unico fine" di andare in Parlamento.
Ora, in attesa del congresso che si terrà a fine giugno, l’idea di “lasciare Roma” torna a stuzzicare i leghisti. A pesare, ovviamente, il risultato deprimente delle amministrative 2012.
Sette sconfitte su sette ai ballottaggi: per la Lega Nord un tracollo che ha subito riacceso lo scontro interno. Il Carroccio è andato ko a Palazzolo, Tradate, Senago, Thiene e San Giovanni Lupatoto. Un elenco di piccoli comuni sconosciuti ai più, non ai leghisti che accusano il colpo. Ma i “lumbard” hanno perso anche a Cantù, dove un big, Nicola Molteni, ha dovuto arrendersi ad una lista civica, e a Meda, anche se qui la sconfitta arriva per un solo voto.
Maroni ha dato la colpa alle inchieste e agli avvisi di garanzia che hanno colpitoUmberto Bossi e i figli. Matteo Salvini ha spiegato: "E' stata la campagna elettorale più difficile e complicata di sempre per gli errori di qualcuno. Ma ripartiamo dai 380 sindaci della Lega che partecipano alla nostra fase nuova".
E alla rabbia e alla delusione per la sconfitta si sono aggiunte le faide interne. Come quella contro Flavio Tosi, l’unico leghista uscito vincitore di questa tornata elettorale dopo la riconquista di Verona, che pochi giorni fa ha dichiarato: "Se fosse confermato che ha autorizzato personalmente le spese dei figli, è difficile pensare che Umberto Bossi possa fare il presidente della Lega o avere qualsiasi ruolo all'interno del movimento".
Gli hanno risposto 5 deputati leghisti (Alberto Torazzi, Marco Desiderati, Fabio Meroni, Giacomo Chiappori e Daniele Molgora) accusandolo di spaccare il partito.nare Roma per dedicarsi solo al territorio da SKY.it
"Rinnoveremo la nostra proposta politica per tornare a prendere i consensi in queste elezioni e aumentarli. E' una sfida difficile ma sono sicuro che possiamo farcela", ha detto Maroni lasciando l'assemblea di Confindustria dopo l’insediamento ufficiale di Giorgio Squinzi.
Lasciare il Parlamento allora è una soluzione? "Di questo ne discuteremo al congresso", risponde Maroni, aggiungendo che "la sfida è importante e significativa, sono sicuro che possiamo farcela in vista delle elezioni politiche del 2013".
L'idea di non presentarsi più alle politiche o comunque di dare meno rilevanza alla rappresentanza in Parlamento non è tuttavia nuova. Il primo a evocarla fu proprio Umberto Bossi, il 24 aprile scorso, a margine di un comizio a Como. "E' stato un errore, per la Lega, andare a Roma", aveva sentenziato il Senatur. "Spero sempre che nessuno vada più a fare il deputato a Roma, compreso me", aveva aggiunto.
A tornare sulla tentazione dei “lumbard” era stato poi lo stesso Maroni, circa dieci giorni fa. "Non escludo neanche che, al prossimo congresso federale, passi la linea di non andare più in Parlamento", aveva sostenuto l'ex ministro dell'Interno. Il Carroccio, aveva chiarito Maroni, è una "forza territoriale", diversa, "geneticamente", dagli altri partiti, che hanno "l'ossessione e l'unico fine" di andare in Parlamento.
Ora, in attesa del congresso che si terrà a fine giugno, l’idea di “lasciare Roma” torna a stuzzicare i leghisti. A pesare, ovviamente, il risultato deprimente delle amministrative 2012.
Sette sconfitte su sette ai ballottaggi: per la Lega Nord un tracollo che ha subito riacceso lo scontro interno. Il Carroccio è andato ko a Palazzolo, Tradate, Senago, Thiene e San Giovanni Lupatoto. Un elenco di piccoli comuni sconosciuti ai più, non ai leghisti che accusano il colpo. Ma i “lumbard” hanno perso anche a Cantù, dove un big, Nicola Molteni, ha dovuto arrendersi ad una lista civica, e a Meda, anche se qui la sconfitta arriva per un solo voto.
Maroni ha dato la colpa alle inchieste e agli avvisi di garanzia che hanno colpitoUmberto Bossi e i figli. Matteo Salvini ha spiegato: "E' stata la campagna elettorale più difficile e complicata di sempre per gli errori di qualcuno. Ma ripartiamo dai 380 sindaci della Lega che partecipano alla nostra fase nuova".
E alla rabbia e alla delusione per la sconfitta si sono aggiunte le faide interne. Come quella contro Flavio Tosi, l’unico leghista uscito vincitore di questa tornata elettorale dopo la riconquista di Verona, che pochi giorni fa ha dichiarato: "Se fosse confermato che ha autorizzato personalmente le spese dei figli, è difficile pensare che Umberto Bossi possa fare il presidente della Lega o avere qualsiasi ruolo all'interno del movimento".
Gli hanno risposto 5 deputati leghisti (Alberto Torazzi, Marco Desiderati, Fabio Meroni, Giacomo Chiappori e Daniele Molgora) accusandolo di spaccare il partito.nare Roma per dedicarsi solo al territorio da SKY.it
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