Sisma L'Aquila: Cialente al prefetto
|
L'Aquila «Credo di essere il primo sindaco non mafioso rimosso in Italia - ha spiegato Cialente - il governo non ha capito che rimuovendo me non solo non placa la rabbia degli aquilani ma continua sempre più a provocarla.
Mi chiedo dove vogliano andare a finire: forse vogliono mandare l'esercito magari agli ordini del prefetto?», così il sindaco dell'Aquila che ha comunicato ufficialmente il suo no al prefetto dopo l'imposizione governativa sulla ricollocazione della fascia tricolore e delle bandiere in comune. «Ricevo in questo momento dal Prefetto della Provincia dell'Aquila, un decreto che mi diffida formalmente a porre termine con immediatezza alla mia azione di protesta», scrive nella sua lettera Cialente. «Nel decreto, il Prefetto afferma che 'L'eventuale persistenza della condotta posta in esserè sarà oggetto di valutazione per la mia rimozione da Sindacò. Con questa lettera - continua il sindaco dell'Aquila - ufficialmente comunico di respingere la diffida ed il decreto per cui mi aspetto che il Governo Italiano, che certamente era a conoscenza di questo decreto di diffida e probabilmente ispirandolo, si assuma la responsabilità di rimuovermi da sindaco, oggi stesso o domani al massimo. Come si fa per i sindaci mafiosi». Cialente racconta che il suo gesto di aver riconsegnato fascia tricolore e tolto le bandiere per la mancata assegnazione dei fondi per la ricostruzione del sisma del 6 aprile 2009, ha creato «potenziali turbative all'ordine ed alla sicurezza pubblicà, e che avrei turbato i sentimenti delle giovani generazioni rimuovendo le bandiere dalle scuole». Sono allibito. Come denuncio da mesi, inascoltato, la situazione dell'ordine pubblico in questa città che è ormai una polveriera di rabbia, disperazione, scoramento, se ancora viene un minimo mantenuta lo si deve all'ingrato compito che in nome di uno spirito istituzionale che ad altri manca, il comune dell'Aquila si è assunto, esercitando una faticosa e dolorosa opera di cuscinetto fra l'abbandono dello Stato ed una comunità che a quattro anni dal sisma vede uno dei più grandi centri storici d'Italia, il suo centro storico, completamente abbandonato a se stesso e le case della periferia distrutta». «Da uomo delle Istituzioni quale so di essere, ricordo a tutti che la bandiera, simbolo della Patria, non si onora in modo formale, ma rispettandola anzitutto con azioni di responsabilità e dovere istituzionale, a cominciare dallo Stato e dai Governi che, invece, non hanno assolto il loro compito nei confronti della più grande tragedia naturale degli ultimi cento anni». «Mi aspettavo una lettera di scuse - conclude Cialente - Mi si caccia! Sono orgoglioso di essere cacciato. I cittadini capiranno le mie ragioni, le hanno già capite». |