Mia sorella aveva torace dilaniato, le strappai I vestiti che erano in fiamme
Lo sconvolgente racconto di Vanessa Capodieci. 'Provo senso di colpa perche' Melissa non c'e' piu', difficile guardare negli occhi i suoi genitori'
04 febbraio, 15:05
BRINDISI - 'Mia sorella era a terra, aveva il torace dilaniato, e la sua mano sembrava carne macinata". Così poco fa Vanessa Capodieci, rimasta ferita insieme con la sorella Veronica nell'attentato avvenuto il 19 maggio 2012 davanti alla Morvillo-Falcone, ha ricordato nell'aula della Corte d'Assise di Brindisi i primi momenti dopo l'esplosione. Vanessa, benché ferita, cercò di prestare aiuto alla sorella più piccola che"singhiozzava e diceva che non riusciva a respirare", ha ricordato Vanessa. "Io piangevo. Subito dopo l'esplosione - ha detto ancora Vanessa Capodieci - ho strappato i vestiti di dosso a mia sorella perché erano in fiamme e col mio giubbotto le ho coperto la pancia perché era aperta". "Io cercavo di rassicurarla - ha continuato - le dicevo di stare tranquilla. Nessuno ci aiutava". La ragazza ha anche riferito di aver notato, una volta scesa dal pullman che da Mesagne l'aveva portata a Brindisi, insieme alle amiche, un cassonetto blu vicino alla scuola: "In quel momento - ha detto - io ho pensato 'cosa ci fa qui quel cassonetto, noi non facciamo la raccolta differenziata'". In quel cassonetto - secondo quanto accertato dagli investigatori - c'erano le bombole riempite di esplosivo che erano state confezionate per compiere l'attentato, di cui deve rispondere l'imprenditore 69enne di Copertino Giovanni Vantaggiato, che ha ammesso le proprie responsabilità. Vanessa è rimasta per dieci giorni nell'ospedale di chirurgia plastica di Brindisi e continua tuttora a fare terapie con creme per le cicatrici; sua sorella Veronica, oggi anche lei in aula, è stata per molti, lunghi mesi tra la vita e la morte.
"In quel momento avevo il telefonino in mano, poi ho sentito un boato e mi sono ritrovata a terra, pensavo che era un sogno, che mi dovevo svegliare prima o poi, però ho capito che non era un sogno". Così Veronica Capodieci, 16 anni, la studentessa della 'Morvillo Falcone' che nell'attentato del 19 maggio 2012 riportò le ferite più gravi, ha ricordato oggi davanti ai giudici della corte d'assise di Brindisi i momenti più terribili di quella giornata. Non è in aula, nella quarta udienza del processo, l'unico imputato , l'imprenditore Giovanni Vantaggiato, accusato di strage per l'attentato compiuto davanti alla scuola di Brindisi, in cui morì la sedicenne Melissa Bassi e altre nove persone rimasero ferite. Vantaggiato è a giudizio anche per un altro attentato messo in atto il 24 febbraio 2008 a Torre S.Susanna (Brindisi), a Cosimo Parato, ritenuto dall'imputato responsabile di una truffa da più di 300.000 euro compiuta in suo danno. "Mia sorella - ha detto Veronica - era vicino a me, nessuno ci aiutava, poi non ricordo più nulla". Veronica nell'attentato riportò le lesioni più gravi e ha trascorso un lungo periodo in coma, ricoverata prima negli ospedali di Brindisi e Lecce, poi per due mesi e mezzo in quello di Pisa. Veronica ha subito l'amputazione di due dita della mano sinistra e dovrà sottoporsi ancora a interventi alla mano e a un orecchio, il cui timpano è rimasto perforato.