Indagini su allenatore pedofilo, Facebook
«apre» i server a un giudice milanese
Allenatore condannato per aver adescato ragazzine: i magistrati hanno avuto copia delle chat tramite l'Fbi
Gianluca Mascherpa (Newpress)
Gianluca Mascherpa, 50enne allenatore di pallavolo, il 21 marzo scorso è stato condannato a 11 anni e 4 mesi di carcere: usando un falso profilo su Facebook, col nickname «Simoroller», e fingendosi un 16enne, aveva adescato numerose ragazzine, anche minori di 14 anni, e le aveva indotte a spogliarsi e a compiere atti sessuali davanti alla webcam. Ora, divulgate le motivazioni della sentenza, si apprende che per raccogliere le prove il gup Andrea Salemme ha avuto bisogno di accedere ai server Facebook di Palo Alto, in California. Ha quindi presentato una rogatoria internazionale, e dagli Stati Uniti è arrivato l'ok. Si tratta, da quanto si è saputo da ambienti giudiziari, della prima volta che Facebook, «interpellata» dalla magistratura italiana, dà accesso ai propri server centrali in California per andare a recuperare il contenuto delle chat.
LA RICHIESTA - Salemme, non soddisfatto delle indagini degli inquirenti, nel corso del processo con rito abbreviato ha prima disposto una perizia informatica e ha poi inoltrato una richiesta rogatoriale «all'Autorità giudiziaria statunitense, per il tramite del Ministero della Giustizia, con parallelo interessamento del magistrato di collegamento sedente presso l'Ambasciata degli Stati Uniti d'America a Roma». Salemme in pratica ha chiesto l'autorizzazione ad accedere ai server di Facebook per fornire ai magistrati il contenuto delle chat intercorse tra il finto sedicenne «Simoroller» e decine di bambine.
LE CHAT - I magistrati milanesi hanno avuto copia delle conversazioni tramite l'Fbi. I cd, il cui contenuto era in linguaggio macchina, sono stati «tradotti» da un perito che ha decriptato le conversazioni ed hanno permesso di accedere al contenuto delle chat di Mascherpa con le ragazzine. Queste prove hanno contribuito alla condanna dell'uomo.
CASTRAZIONE CHIMICA - Nell'interrogatorio di garanzia al carcere di San Vittore, Mascherma aveva fatto mettere a verbale di essere disposto anche a sottoporsi a castrazione chimica. Richiesta che, ovviamente, il giudice non aveva in alcun modo potuto prendere in considerazione.