Processo Ruby, Ghedini: «Assolvete Berlusconi, il fatto non sussiste»
Il legale: «Ho avuto l'impressione di ingenerare un certo qual fastidio nei confronti dei giudicanti»
Niccolò Ghedini in aula per l'arringa della difesa al processo Ruby (Ansa)
È il giorno della difesa al processo Ruby a carico di Silvio Berlusconi, accusato di concussione e prostituzione minorile. Ha preso la parola Niccolò Ghedini che ha definito «prevenuti» i giudici davanti ai quali si celebra il processo. «Nel corso di questo processo - ha detto - ho avuto l'impressione di ingenerare un certo qual fastidio nei confronti dei giudicanti». «Analogo fastidio non sembra ingenerare la procura della Repubblica», ha aggiunto. Il legale, nel suo discorso, ha sostenuto anche che il collegio ha «vicinanza culturale» ai pm. Ghedini, in apertura del suo intervento, ha chiesto di acquisire i verbali delle dichiarazioni rese da Ruby nel processo a Minetti, Fede e Mora.
LA PENA - «Stratosferica e straordinaria»: con questi due aggettivi Niccolò Ghedini ha definito la richiesta di pena a sei anni di carcere per Silvio Berlusconi. Ghedini ha contestato la circostanza che «non sono state concesse le generiche a Berlusconi perché gli avvocati hanno sentito dei testimoni ad Arcore, non gli sono state date nella richiesta della Procura per colpa degli avvocati, non dell'imputato». «La Procura dimentica - ha affermato Ghedini - che Arcore è un grande complesso di edifici e da una decina di anni sia io che Longo abbiamo uno studio di appoggio, tanto è vero che nelle assunzioni testimoniali appare il nome di una nostra segretaria».
RUBY E MUBARAK - «Silvio Berlusconi ha parlato di Ruby ad un pranzo ufficiale con il presidente dell'Egitto. Questo vuol dire che aveva l'assoluta convinzione che fosse egiziana», ha fatto notare Ghedini, ricordando il pranzo ufficiale a Villa Madama. «Se no, come avrebbe fatto a parlare di una ragazza minorenne, marocchina, che viveva in Sicilia, in stato di povertà, il cui padre era un ambulante?».
CONCUSSIONE - Per quanto riguarda il reato di concussione, «per noi la soluzione deve essere l'assoluzione perché il fatto non sussiste». Riferendosi alle telefonate che Berlusconi ha fatto in questura la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010, chiedendo di affidare Ruby, fermata per un furto, a Nicole Minetti invece di mandarla ad una comunità per minori, Ghedini ha affermato: «Secondo la procura l'allora presidente del Consiglio avrebbe abusato della sua qualità di pubblico ufficiale per sottrarre Ruby all'autorità. Non si riesce a capire da quale autorità, dal momento che Ruby non doveva essere arrestata né portata in carcere». «Non sempre - ha sottolineato - le azioni compiute da un pubblico ufficiale possono essere considerate reati contro la pubblica amministrazione. Possono essere anche azioni umane non correlate da alcuna malizia».
PROSTITUZIONE MINORILE - Per quanto riguarda l'accusa di prostituzione minorile, «tutte le testimoni negano di aver avuto rapporti sessuali con Berlusconi», ha detto Ghedini. Il difensore sottolinea che, per la Procura di Milano, gran parte delle testimoni sono «inattendibili perché pagate dal presidente. Ma molte - sostiene - erano già aiutate economicamente. È un aiuto dato in continuità». Secondo Ghedini, «non c'è niente di strano», altrimenti «non si potrebbe mai chiamare a testimoniare un dipendente o un familiare se un teste non dovesse mai avere un legame economico con un imputato». Questo, conclude, «non esclude quindi la loro credibilità». Ghedini ha sottolineato il fatto che nei telefonini e nei pc delle giovani ospiti del Cavaliere non sono state trovate «foto compromettenti», ma solo «una foto di Silvio Berlusconi con dietro una libreria, che è stata presa ad Arcore» e una foto di Iris Berardi vestita da poliziotta, che la ragazza ha detto essere stata scattata durante una festa di Carnevale in un locale.
LA STATUETTA DI PRIAPO - «La statuetta lignea non c'entra nulla con questo processo ma con la ricostruzione sociologica e morale che la Procura vuole fare della vita di Berlusconi», ha detto Ghedini riferendosi alla cena del 22 agosto 2010 quando, secondo alcune testimonianze, durante la cena delle ospiti ad Arcore avrebbero mimato atti sessuali con una statuetta di Priapo. Per Ghedini, però, è una circostanza esclusa dal capo d'imputazione perché si è svolta ad agosto, quando Ruby era già da mesi stata esclusa dalle cene di Arcore. L'accusa contesta a Berlusconi di avere compiuto atti sessuali con Ruby dal 14 febbraio al 22 maggio 2010.