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martedì 29 ottobre 2013

http://www.tgcom24.mediaset.it/- BMW 420d Coupé

BMW 420d Coupé

La prova dell’ultima coupé bavarese

 - Che BMW sia un costruttore avveduto, attento alle prospettive e alle tendenze di mercato, ne abbiamo avute varie conferme. La sportività proverbiale dei suoi modelli si è via via sposata con la carrozzeria Suv, con l’alimentazione ibrida elettrica, con l’eleganza stilistica delle coupé 4 porte. Ma adesso, con la Serie 4 Coupé, torna al classico: una sportiva lunga e affusolata, dinamica e con l’assetto molto basso.
BMW 420d Coupé
Un modello inedito – perché non c’era prima una Serie 4 – eppure collaudato, perché l’auto altro non è che l’evoluzione della Serie 3 Coupé, ma con così tanta personalità che gli strateghi bavaresi hanno pensato di farne una gamma a sé, con la cabrio che arriverà la prossima estate e il crossover X4 più avanti. Dal punto di vista estetico, l’armonia dei tre volumi resta quella caratteristica dei modelli coupé d’ingresso al mondo BMW, ma il passo cresce di buoni 50 mm, le carreggiate di 45 mm e l’abitacolo è stato arretrato per allungare ulteriormente il cofano anteriore. Ma soprattutto l’assetto è stato ribassato di 16 mm rispetto alla Serie 3 Coupé, con tutto il beneficio in termini di piacere di guida che ne deriva. La Serie 4 Coupé è la BMW col baricentro più basso che ci sia.
BMW 420d Coupé
È questo che dà l’impronta sportiva alla coupé tedesca, qualcosa che va al di là delle scontate prestazioni dei motori BMW. L’assetto basso, l’aerodinamica racing (Cx di 0,28) e la trazione posteriore fanno “sprizzare” sportività da tutti i pori. Sprizzare è proprio il verbo giusto, perché la Serie 4 porta al debutto in casa BMWdue estrattori d’aria molto eleganti e funzionali – gli Air Breather – che stanno dietro i robusti passaruota anteriori e riducono la resistenza aerodinamica. Con loro, alle due estremità della presa d’aria frontale, ci sono poi due ulteriori piccole aperture verticali (Air Curtain), che servono a convogliare l’aria ai lati esterni delle ruote anteriori, migliorando le performance motoristiche e ambientali.
BMW 420d Coupé
Tgcom24 ha provato in Veneto la 420d, unica versione diesel (al momento) sul mercato italiano, una “piccola” due litri turbo a iniezione diretta common-rail con turbina a geometria variabile, capace di sviluppare la potenza massima di 184 CV a 4.000 giri al minuto. Una versione che spinge in modo notevole, fin dai primi giri, tanto che la coppia massima di 380 Nm è già tutta disponibile ai 1.750 giri, e così le doti di scatto della BMW 420d sono degne di una sportiva pura: 7 secondi e mezzo sullo 0-100 per la più piccola delle Serie 4 Coupé! Eppure l’auto non vi farà penare dal benzinaio: il suo motore Euro 6 consuma mediamente 4,7 litri dei gasolio per fare 100 km e le stesse emissioni di CO2 – 124 g/km – sono quelle di una segmento B. Un motore pulito e performante, che dimostra come il binomio coupé/diesel sia ormai divenuto sempre più possibile. Ottimo il cambio sportivo manuale a 6 marce (a richiesta c’è l’automatico a 8 rapporti).
Gli interni della BMW Serie 4 Coupé sono comodi nella seduta, un po’ meno nella posizione (chi siede dietro) e pensati esclusivamente per 4 passeggeri. Si è optato infatti per le due poltroncine separate posteriori, ribaltabili anche separatamente per aumentare la capacità di carico del vano bagagli. Che non è niente male considerando il carattere sportivo della vettura: 445 litri. Scelta sfiziosa quella dei designer BMW di distinguere i dettagli dei vari allestimenti: Luxury ha finiture cromate, Sport inserti nero lucidi più grintosi, Modern ambienti chiari e inserti satinati. Su tutti spicca l’allestimento sportivo M Sport che abbassa di altri 10 mm l’assetto. A listino in questi giorni sul mercato italiano, la BMW 420d ha prezzi che partono da 41.200 euro.


domenica 27 ottobre 2013

http://www.ilfattoquotidiano.it/-Lou Reed morto a 71 anni, addio all’ex cantante dei Velvet Underground

Lou Reed morto a 71 anni, addio all’ex cantante dei Velvet Underground

La rock star di Brooklyn aveva subito un trapianto al fegato nel maggio scorso, dopo una vita vissuta a cento all’ora tra eccessi e grande musica, da "Walk on the wild side" a "Perfect day"

Lou Reed morto a 71 anni, addio all’ex cantante dei Velvet Underground

Settantuno anni, una vita vissuta a cento all’ora tra eccessi e grande musica: Lou Reed, ex leader del Velvet Underground e uno dei più grandi innovatori del rock negli ultimi decenni, è morto. Il suo agente, Andrew Wylie, ha spiegato che il decesso è dovuto a una malattia legata al recente trapianto di fegato, al quale la leggenda del rock si era sottoposta a maggio scorso. La sua carriera era cominciata negli anni Sessanta, come frontman dei Velvet Underground, miscelando sapientemente suggestioni diverse per dare vita al rock alternativo, glam e punk che lo ha trasformato in una delle leggende della musica mondiale.
Newyorkese di Brooklyn, Lou Reed ha vissuto la scena della Grande Mela al fianco di altri grandi personaggi del tempo, primo fra tutti quell’Andy Warhol che produsse il primo disco dei Velvet Underground nel 1967. Era il “banana album”, chiamato così per la banana della copertina disegnata dallo stesso Warhol, uno dei segni iconici di quella cultura pop e underground (ossimoro che Warhol aveva reso solo apparente) di New York che andava crescendo attorno alla figura del pittore di Pittsburgh. Sarà breve, la vita dei Velvet Underground, ma in quei pochi anni Lou Reed e soci erano riusciti a unire il rock alle vicende urbane di una New York peccaminosa e fuori dalle regole della società americana di allora, persa com’era tra droghe e sperimentalismi sessuali di ogni genere.
Messa da parte l’esperienza di gruppo, negli anni Settanta Reed torna prepotentemente sulla scena grazie all’aiuto di David Bowie, che proprio a Reed si era ispirato al suo esordio. Il Duca Bianco produce Transformer, l’album del 1972 all’interno del quale trovano spazio alcuni dei pezzi più belli di tutta la carriera di Lou, e sicuramente i più conosciuti dal pubblico: Perfect Day (tornata alla ribalta nel 1996 grazie alla colonna sonora di Trainspotting), Satellite of love, Vicious e Walk on the wild side. Grazie al successo commerciale di Transformer, Reed può permettersi di sperimentare nuove vie musicali nei dischi successivi (a cominciare da Berlin, un concept album difficile ma con sprazzi di grande musica).
Nel frattempo, continua la sua forte dipendenza alle metanfetamine. Un altro grande album è New York, del 1989, che pone fine a una pausa di qualche anno. Pare sia stata la morte di Andy Warhol, nel 1987, a spingerlo a tornare alla musica, per raccontare nel migliore dei modi la sua città, la città degli anni d’oro della Factory. Ma è Songs for Drella (1990), il vero album dedicato a Warhol, scritto a quattro mani con l’ex compagno dei Velvet Underground John Cale. Negli anni Novanta, Lou Reed è ormai una leggenda della musica mondiale, e può permettersi in un certo senso di campare di rendita.
Nel 1996, il film Trainspotting rilancia in grande stile la sua canzone più nota, Perfect Day, della quale nel 1997 il cantante ha realizzato una versione con altri grandi artisti inglesi per raccogliere fondi per l’Unicef (e vendendo un milione di copie). Negli ultimi anni, Lou Reed ha dovuto pagare lo scotto degli eccessi di una vita, fino al trapianto di fegato dello scorso maggio. A luglio, poi, era stato ricoverato per una grave forma di disidratazione. Oggi, infine, la morte di un simbolo dellacontrocultura rock del XX secolo, parte integrante di un momento glorioso e drammatico allo stesso tempo della musica, tra produzioni leggendarie e momenti di irrefrenabile autodistruzione.