curiosi

venerdì 31 maggio 2013

http://www.repubblica.it/esteri/2013/05/31/news/istanbul_battaglia_in_piazza-60090059/

Istanbul, battaglia per difendere 600 alberi
Carica della polizia in piazza, almeno 100 feriti

Da lunedì prima centinaia di giovani, ora migliaia, si accampano nel parco Gezi Park, per impedire la mattina ai bulldozer di distruggere un polmone verde nella capitale. Il comune vuole fare un centro commerciale. Più di 60 persone arrestate

Era iniziato come una protesta di cittadini contra la distruzione di un parco, il Gezi Park di Taksim, e dei suoi 600 alberi, nel cuore di Istanbul. Ma il movimento si fa ogni giorno di più simile alle rivolte della stagione degli indignados di Madrid, Londra o New York.

Da lunedì ogni notte, prima centinaia di giovani, ora migliaia, si accampano nel parco, per impedire la mattina ai bulldozer di sradicare gli alberi dell'ultimo polmone verde del cuore europeo della megalopoli del Bosforo, al posto del quale deve essere costruito un centro commerciale. All'alba ogni giorno i reparti anti-sommossa della polizia prendono d'assalto il parco, usando lacrimogeni, spray urticanti, cannoni ad acqua.

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Ieri è stata gravemente ferita una ragazza. Oggi i feriti sono stati un centinaio, per il crollo di una antica scalinata presa d'assalto dai giovani in fuga. Sono stati arrestati in 63. E' stato ferito anche il deputato curdo Sirri Sureya Onder, uno dei simboli della protesta, colpito sembra da un barattolo di lacrimogeni. "Non sta bene", ha riferito il collega Ertugrul Kurcku. Il parlamentare è stato nei giorni scorsi uno dei protagonisti della rivolta. Si è piazzato da solo davanti alle ruspe in movimento, mentre i giovani fuggivano incalzati dagli agenti, per bloccarle.

Gli scontri a Gezi Park occupano ora le prime pagine della stampa turca. La rivolta contro i piani di trasformazione di Taksim - storico luogo simbolo della manifestazioni della sinistra laica turca - e contro l'inarrestabile cementificazione di Istanbul, governata dal partito islamico Akp del premier Recep Tayyip Erdogan, si sta trasformando in una protesta contro lo stesso capo del governo e il suo stile autoritario. Il movimento è appoggio di molti artisti e intellettuali turchi.

Il leader del Chp, il principale partito di opposizione, Kemal Kilicdaroglu, ha chiesto ai suoi deputati di presidiare il parco in difesa dei manifestanti. Lo stesso Kilicdaroglu - in uno scontro sempre più violento con Erdogan a un anno dalle politiche e presidenziali - ieri è andato a Gezi Park per solidarietà con i giovani. La polizia ha risposto con un uso maggiore della forza. Gli agenti hanno bruciato le tende dei ragazzi dopo averli buttati fuori dal parco.

Erdogan, fedele alla linea del pugno di ferro con gli oppositori, ha annunciato ai manifestanti che la distruzione del parco non si fermerà, "qualunque cosa facciate". Il premier ha previsto che al posto dell'attuale piazza e del parco venga costruito oltre al centro commerciale, una ricostituzione di caserme ottomane e una moschea. Ed è solo uno dei progetti faraonici che Erdogan - ex sindaco di Istanbul - ha varato per la 'sua' città, di cui vuole fare una delle capitali del mondo.

Nel giro di pochi anni Istanbul distruggerà e ricostruirà un terzo delle sue case, avrà l'aeroporto 'più grande del mondo', una nuova 'enorme' moschea, con i minareti più alti del pianeta, un nuovo 'canale di Panama' che sdoppierà il Bosforo, un terzo ponte fra Asia e Europa. Con una pioggia di miliardi che naturalmente fa gola a tanti.

http://www.corriere.it/politica/13_maggio_31/cdm-benefici-solo-per-chi-ha-statuto_513b6b92-c9e0-11e2-983e-24267407b94e.shtml

Partiti, abolito il finanziamento pubblico
Il ddl: soldi e benefici solo se c'è lo statuto

Letta twitta l'annuncio. Riduzione totale solo fra tre anni. Destinazione volontaria del 2 per mille e spazi gratis in tv

L'annuncio arriva direttamente dal premier Letta, con un tweet. Questo: il consiglio dei ministri « ha appena approvato il ddl di abrogazione del finanziamento pubblico partiti e passaggio a incentivazione fiscale contributi cittadini». I partiti che non adotteranno uno statuto - prevede inoltre il provvedimento - con criteri di trasparenza e democraticità, non potranno essere ammessi a benefici quali le detrazioni per le erogazioni volontarie, la destinazione volontaria del 2 per mille e la concessione gratuita di spazi e servizi. Per il premier è necessario fare in fretta: «Confido nel fatto che il Parlamento approvi rapidamente il ddl - ha dichiarato - perché ne va della credibilitá del sistema politico italiano di essere visto dai cittadini come un sistema che è in grado di convincere i cittadini a finanziarlo».
Il tweet del premier Letta che annuncia l'abolizione del finanziamento pubblico ai partitiIl tweet del premier Letta che annuncia l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti
ABOLIZIONE GRADUALE -Giorni fa, in consiglio dei ministri era stato trovato l'accordo per l'abolizione dettagliato poi nel ddl approvato nella mattinata di venerdì 31. L'abrogazione sarà graduale. Il contributo pubblico sarà  ridotto al 60% il primo anno, al 50% il secondo anno e al 40% al terzo anno, per poi essere abolito del tutto. A regime gli unici canali di finanziamento dei partiti saranno le erogazioni volontarie con detrazioni del 52% per gli importi fra i 50 e i 5.000 euro e del 26% per tutti gli altri fino a un massimo di 20mila euro e la destinazione volontaria del 2 per mille. Ai partiti sarà conferita una concessione gratuita di spazi (anche tv) e servizi.
OBBLIGHI PER I PARTITI - Per ottenere i contributi volontari, i partiti dovranno osservare requisiti minimi di democrazia interna. Dovranno anche assicurare la trasparenza e l'accesso a tutte le informazioni relative al proprio funzionamento, anche mediante la realizzazione di un sito internet improntato alla massima trasparenza. Su questo sito dovrà essere pubblicato il rendiconto di esercizio corredato dalla relazione sulla gestione e dalla nota integrativa, nonchè il verbale di approvazione del rendiconto di esercizio.
LUPI: «CONTRIBUTI PRIVATI» - Con la nuova legge «ci dovrà essere per forza di cose un periodo transitorio, perchè esattamente legato alla transitorietà con cui arriveranno i finanziamenti dei privati». Lo dice il ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi, al termine del Consiglio dei ministri. I finanziamenti privati destinati ai partiti godranno di detrazione fino al 52 per cento per importi compresi fra 50 euro e 5.000 euro annui, al 26 per cento (stessa percentuale di detrazione riservata per erogazioni alle Onlus) per importi tra i 5.001 e i 20.000 euro.
QUAGLIARIELLO: NON SARÀ COME L'8X1000 - In rete è subito scattata la protesta dei grillini, per i quali si tratta di una «legge truffa». Quagliariello ha cercato di smorzare le polemiche illustrando altri dettagli del progetto: «Queste agevolazioni, e soprattutto il meccanismo del due per mille, inizia ad essere attivo dal 2016. Quella è la data dalla quale i partiti potranno percepire quello che deriva da questo nuovo meccanismo. Per questo abbiamo previsto che dall'anno prossimo il finanziamento sarà ridotto del 40 per cento, il successivo del 50, l'anno dopo del 60». Quagliariello assicura che non funzionerà «come il finanziamento alla Chiesa dell'8 per 1000». A quanti prevedono che destinando il 2 per 1000 alla politica si rischia di aumentare la dote attuale destinata alla politica, il ministro ha aggiunto: «C'è un tetto ed è di 61 milioni di euro», quindi «un terzo in meno» del finanziamento attuale, ma solo «se tutti decidessero di dare soldi ai partiti».

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Pm-7-anni-a-Mora-Minetti-e-Fede_32248493655.html

Pm: 7 anni a Mora, Minetti e Fede

ultimo aggiornamento: 31 maggio, ore 20:11
Milano - (Adnkronos) - La richiesta dell'accusa al processo milanese 'Ruby 2'. La requisitoria del pm Sangermano: Fede e Mora "come assaggiatori" con le ragazze. Mentre Minetti "partecipava attivamente alle serate di Arcore compiendo atti sessuali retribuiti". Sentenza attesa per il 12 luglio. Il Cavaliere: "Sono io il vero obiettivo". E poi attacca i magistrati: "Patologia giuridica"


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Milano, 31 mag. (Adnkronos) - La Procura di Milano chiede una condanna a sette anni di reclusione per Nicole Minetti, Lele Mora e Emilio Fede accusati di induzione e favoreggiamento della prostituzione anche minorile nell'ambito del processo denominato 'Ruby 2'. A quantificare la condanna è stato il procuratore aggiunto Pietro Forno al termine della sua requisitoria.
Forno, nel leggere la richiesta di condanna, definisce "più grave" il delitto di prostituzione minorile a carico dei tre imputati. E chiede che ciascuno di loro paghi una multa di 35mila euro.
Oltre alla pena di sette anni, l'accusa ha chiesto per gli imputati anchel'interdizione perpetua dai pubblici uffici e da tutte quelle strutture pubbliche, come scuole e strutture sportive, di ogni ordine e grado che presuppongano la presenza di minori.
Al termine della requisitoria Forno ha sottolineato che quanto emerso "comprova l'esistenza di quel sistema prostitutivo che giustifica le richieste di condanna". Poco prima, il pm ha citato l'ex moglie di Berlusconi, Veronica Lario, riportando le frasi che la signora aveva scritto nel 2009, "molto prima che emergessero i fatti di cui noi ci occupiamo. La signora non poteva tollerare 'un sistema di vergini in pasto al drago'".
Il pm Antonio Sangermano, dal canto suo, nel corso della sua requisitoria ha sostenuto che "i nostri tre imputati sapevano che Ruby era minorenne". "In questo processo - ha detto - la prova che Ruby sia una prostituta non è essenziale. Non dobbiamo stabilire questo ma capire se le persone che l'hanno introdotta lì l'hanno istigata alla prostituzione". Ossia, per il pm, è necessario capire se Ruby "fu introdotta in un particolare contesto dove si sarebbe potuta prostituire".
Chi pensa che il processo Ruby sia "un espediente per spiare una persona - prosegue il magistrato - per una logica antagonista è in malafede o non conosce le leggi. I pubblici ministeri hanno ricevuto una macroscopica notizia di reato". La macroscopica notizia è, per Sangermano, "una ragazza minorenne che girava per Milano con pacchi di denaro, viveva con una prostituta, riceveva reiterati inviti a prostituirsi e frequentava la casa di un uomo molto ricco al cui interno si configuravano reati puniti dalla legge Merlin". E, per di più, Ruby era "scappata da una comunità per minorenni".
"La rilevanza politico-culturale del caso Ruby e la convergenza tra alcuni mezzi di informazione ha dipinto il processo come una farsa. Tale sintonia è arrivata a dipingere i magistrati come accaniti spioni". Tale convergenza, secondo il pm Sangermano, ha reso il caso Ruby come "un attacco personale". E una simile sintonia avrebbe finito per influenzare anche le strategie difensive. Ma ridurre tutto a "morbosa curiosità dei pm - sostiene Sangermano - non è accettabile sul piano logico del processo".
Per Sangermano, ''il bunga bunga non è un parto della mente degli inquirenti ma il contesto ambientale in cui si sviluppa un complesso sistema di prostituzione. Gli eventi organizzati ad Arcore - ha aggiunto il pm - avevano certamente una natura prostitutiva''.
Secondo il magistrato, Emilio Fede e Lele Mora ("sodali") si sarebbero comportati "come assaggiatori di vini pregiati" nei confronti delle ragazze da portare ad Arcore da Silvio Berlusconi "personaggio in favore del quale viene predisposto il sistema". Sangermano rileva poi "la compartecipazione, l'intreccio fondamentale" anche tra Mora e l'ex consigliere regionale Nicole Minetti nell'introduzione di Ruby.
A margine dell'"apparato complesso per remunerare giovani donne", ha continuato il pm, l'ex consigliere regionale Nicole Minetti "non svolgeva solamente un'attività di intermediazione con loro, ma partecipava attivamente alle serate di Arcore compiendo atti sessuali retribuiti".
Riferendosi a una intercettazione e descrivendo il ruolo di Emilio Fede e Lele Mora nell'organizzare le feste di Arcore, il pm definisce le ragazze "assatanate di soldi". Mora, descritto come "soggetto specifico preposto a individuare le ospiti, pescando tra le donne con cui intratteneva rapporti di lavoro", dava nelle telefonate intercettate la certezza che "chi sarà disponibile verrà retribuito e - ha detto il pm - le ragazze sapevano ciò che sarebbe accaduto per compiacere il dominus".
Ancora. C'era, nell'attività di Emilio Fede e Lele Mora, una "valenza pressoria nei confronti di Silvio Berlusconi". I due imputati conoscevano "quanto succedeva ad Arcore" e quanto sarebbe accaduto "nel caso in cui fosse emerso". I due, secondo il pm, avrebbero ottenuto un "vantaggio economico in danno, e sottolineo in danno di Silvio Berlusconi". Fede e Mora si "parlavano con un linguaggio allusivo e simbolico nascondendo sotto la parola 'programmi' ciò che realmente accadeva" e si adoperavano per "immettere sempre nuove ragazze nelle feste".
In questo processo, ha precisato ancora Sangermano, "il ruolo di Silvio Berlusconi sarà toccato solo in ottica probatoria. Si tratteranno i profili comportamentali in relazione alla valenza probatoria. Ad altre sedi democratiche spettano i giudizi su Silvio Berlusconi, la sua vicenda la giudicherà la storia".
Per il processo Ruby 2 si torna in aula il 7 giugno per le dichiarazioni spontanee degli imputati. Le prossime udienze, il 21, il 28 e il primo venerdì di luglio, saranno dedicate alle arringhe dei difensori e il secondo venerdì di luglio, ossia il 12 è possibile il pronunciamento della sentenza.

addio Gianni , ti ho voluto bene come un figlio...


giovedì 30 maggio 2013

http://www.ilsecoloxix.it/p/speciali/2013/05/29/APrGBJdF-piloti_pronto_progettare.shtml-Piano pronto a progettare la nuova Torre Piloti

Piano pronto a progettare la nuova Torre Piloti

Andrea Plebe
Renzo Piano
Renzo Piano

Genova - Sono trascorse tre settimane dalla tragedia del porto di Genova, nove persone uccise dal crollo dellaTorre piloti, “speronata” dalla Jolly Nero. «È stato un evento spaventoso», riflette adesso l’architettoRenzo Piano guardando il mare da Punta Nave, lo “scoglio” del Ponente genovese dove hanno sede lo studio e la fondazione che porta il suo nome. Alla domanda su cosa farebbe se adesso gli venisse chiesto un contributo progettuale alla costruzione della nuova torre piloti, Piano risponde che non si tirerebbe indietro, anche se il suo sì è condizionato da molta cautela. «C’è un lutto che deve essere pienamente elaborato - dice - la sofferenza è stata ed è ancora grande per le famiglie delle vittime». La tragedia del porto ha profondamente colpito la città, la sua gente di mare, l’intero Paese.
Alla magistratura che sta indagando per individuare le cause dell’incidente, il presidente della RepubblicaGiorgio Napolitano ha raccomandato la massima celerità, ottenendo la rassicurazione del procuratore capo Michele Di Lecce. È proprio dal presidente Napolitano, a cui ha fatto visita l’8 maggio al Quirinale, il giorno dopo la sciagura, che Renzo Piano ha appreso quanto era accaduto a Genova, restando sgomento. «È stato il capo dello Stato a dirmelo, ero di passaggio a Roma da dove dovevo poi partire per Shanghai e avevamo fissato un incontro. Napolitano era profondamente colpito da quanto era accaduto. E anch’io ho subito provato quel sentimento per una sciagura terribile e anomala».
Oggi la superficie del mare davanti a Punta nave sembra una lastra d’acciaio, due navi sfilano all’orizzonte, mentre a levante lo sguardo si spinge fino alle gru del porto di Voltri. Oltre ancora, c’è il porto storico dove è avvenuta la sciagura, la notte di quel maledetto 7 maggio. «Quanto è accaduto - riflette Piano - è stato davvero terribile anche perché per chi naviga il pericolo è altrove, nel mare aperto, non certo in un bacino protetto come è il porto, da cui si parte e si approda. Ora è giusto e importante che si stabilisca al più presto la verità su quanto è accaduto, è un dovere nei confronti delle vittime della tragedia e alle loro famiglie».
Architetto Piano, dopo la tragedia e il lutto arriverà necessariamente anche il momento di ricostruire la torre piloti. L’Autorità portuale sta lavorando in questa fase a soluzioni temporanee, in attesa di realizzare una nuova struttura. Se adesso le venisse avanzata una richiesta, lei darebbe il suo contributo progettuale per quest’opera?
«Credo che il lutto della grande tragedia avvenuta a Genova debba ancora essere pienamente elaborato. È un po’ presto per parlare della ricostruzione della Torre piloti, c’è ancora troppa sofferenza».
Ma se le arrivasse quella richiesta, quale sarebbe la sua risposta?
«Posso dire che se mi venisse richiesto un contributo di questo genere per Genova, per il suo porto, per i suoi piloti, non mi tirerei indietro. Non l’ho mai fatto, del resto. È accaduto negli ultimi anni anche per quanto riguarda l’elaborazione del nuovo Piano urbanistico comunale, attraverso l’Urban Lab da cui sono cominciate tutte le riflessioni. Darei il mio contributo soprattutto se ci fosse la volontà e il consenso delle famiglie delle vittime, sono loro che debbono essere ascoltate e non voglio urtare la loro sensibilità».
Dopo la tragedia sono stati anche sollevati dubbi sulla collocazione stessa della Torre piloti, giudicata poco protetta, e il presidente dell’Autorità portuale Merlo sta attendendo indicazioni da parte dell’autorità marittima e dei piloti proprio sulla collocazione futura della torre piloti...
«Non credo che ci sia un problema di collocazione della torre piloti, è sufficiente guardare le esperienze degli altri porti. Ma non sta a me stabilire dove debba essere collocata. Sicuramente va garantita una posizione dalla quale si abbia modo di dominare e controllare l’intero bacino».
Di recente lei ha accolto anche l’invito del presidente della Regione a dare consigli sulla costruzione del nuovo ospedale del Ponente genovese...
«Con l’ex ministro della Sanità, Umberto Veronesi, abbiamo elaborato un’idea di ospedale, un modello che mette al centro di tutto il paziente. Un ospedale più umano, con alti livelli di comfort. Su questo tema io sono pronto a illustrare a fornire suggerimenti e riflessioni. Non spetta a me, invece, dire dove costruire il nuovo ospedale del Ponente genovese. Quello è compito della politica».
Cambiando argomento, a Londra il suo grattacielo, il più alto d’Europa, è al centro delle polemiche, lo accusano di essere vuoto, un flop...
«Ma quale flop? Affermarlo è davvero una cretinata. Innanzitutto la Shard non è finita, il cantiere si chiuderà a ottobre, ci sono ancora 800 operai al lavoro. Un anno fa, a luglio, venne decisa una cerimonia di inaugurazione perché c’era il grande evento dei Giochi olimpici, magli uffici devono essere finiti. C’è un ristorante, l’hotel Shangri-La aprirà a ottobre. I collegamenti con treno, metropolitana e autobus sono tutti funzionanti perché lì ci sono solo 42 parcheggi, una delle idee-chiave del progetto».
C’è chi sostiene che sarebbe stato meglio costruire quel grattacielo nella City, un’area più appetibile.
«Un’idea completamente sbagliata. L’ex sindaco di Londra, Ken Livingstone, ha voluto che venisse realizzato sulla sponda sud del Tamigi proprio perché era quella la parte da sviluppare, in cui portare la ricchezza di nuove attività. Siamo intervenuti su una porzione di terreno abbandonato per realizzare un edificio che accoglierà ogni giorno alcune migliaia di persone. Le critiche alla Shard e anche al nuovo tribunale di Parigi, dove sta cominciando il cantiere, hanno degli elementi in comune...».
Quali, architetto?
«Ogni volta che fai una cosa nuova, diversa, ci sono delle lobby che si scatenano automaticamente. A Parigi, per interesse corporativo, una parte di avvocati si è opposta al nuovo palazzo di giustizia a Clichy. Collocare in periferia un edificio che è espressione della civiltà vuol dire fecondare la periferia, combattere il deserto affettivo delle banlieue. È inevitabile che ci siano opposizioni, come accadde 40 anni fa per il Beaubourg. L’unico vero giudice per capire se un edificio è amato o no è il tempo».

http://lanuovaferrara.gelocal.it/cronaca/2013/05/30/news/silvio-non-muore-mai-bufera-su-valeria-rustici-1.7163406

«Silvio non muore mai?» Bufera su Valeria Rustici

Post incriminato su Facebook, si dimette la coordinatrice del circolo Sel Vendola la bacchetta. Marattin: «Sei mesi fa anch’io messo alla berlina»
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    «Ma tipo Silvio no eh? No. Non c’è mai una gioia...».
    Questa volta a inciampare su Facebook è stata la coordinatrice del Circolo Sel di Ferrara Valeria Rustici, che ha trasformato il cordoglio per la morte di Franca Rame in un rammarico di dubbio gusto sulla permanenza tra i vivi dell’ex premier. Non appena si è resa conto dell’impatto delle sue parole ha rimosso il post e si è scusata pubblicamente per aver «peccato d’ingenuità». In serata,«tenendo fede alla mia coerenza», la decisione di dimettersi da coordinatrice del circolo di Ferrara e da componente del coordinamento provinciale: «Qui non si tratta di scoop giornalistici ma della carne viva della mia vita. Della mia persona, del mio impegno, delle mie idee. Della ferita profonda che provocano in me pensieri che non mi appartengono e che mi sono stati ugualmente attribuiti». Dimissioni che ora saranno valutate dal Circolo cittadino e dal coordinamento provinciale: «Quelle poche parole - mettono in chiaro Antonio e Vincenzo Langella - pur inopportune e mal riuscite non possono però cancellare la passione e le competenze che Valeria ha sempre dimostrato nella sua vita, passata a battersi per i più deboli, sempre dalla parte degli ultimi».
    Le scuse, in ogni caso, non le hanno risparmiato critiche e bacchettate. A cominciare dal suo leader: «Cara Valeria, non mi piace la politica che puzza di morte. Io auguro lunga vita a Berlusconi, e auguri a tutti noi di riuscire a sconfiggerlo», ha dichiarato Nichi Vendola.
    Proprio il Governatore della Puglia era stato il destinatario di un’altra “social gaffe” che aveva avuto risalto nazionale: il laborioso “vaffa” postato dall’assessore Luigi Marattin, poi tacciato di omofobia: «Valeria ha fatto un post avventato, come lo fu il mio sei mesi fa - ha detto Marattin - Certo, lei si augura la morte di un politico, io mi ero limitato a mandarlo a quel paese. Ma sono sicuro si tratti di un semplice scivolone che non inficia tanti anni di impegno politico. Essere messi alla berlina per una distrazione non è piacevole, lo so per esperienza. Quindi non voglio che capiti a lei».
    Di sicuro è già capitato al consigliere comunale di Berra Stefano Grillanda (Pdl), che all’indomani del ferimento dei carabinieri di fronte a Palazzo Chigi si dispiaceva che non fossero stati colpiti i politici; all’esponente del Pd di Cento Denis Zappaterra con l’immagine scabrosa contro la polizia; e a Martina Berneschi (Pd Copparo), con quel ’delinquenti’ indirizzato a chi aveva votato Pdl a febbraio.
    «Serve maggiore misura quando ci si esprime, circola già tanto odio e non è necessario aumentare le tensioni - ammonisce Luca Cimarelli, coordinatore provinciale Pdl - La morte non la si augura mai a nessuno». Di «atto grave» parlano Paolo Calvano e Simone Merli, segretari provinciale e comunale del Pd: «La totale assenza di rispetto dimostrata da Valeria Rustici non può essere giustificata in alcun modo». Mentre Massimo Masotti, non ancora smessi i panni di Lodovico, striglia la giovane Valeria come uno zio severo: «Brava la mié ragazéta, una gran dama dabòn!»