curiosi

lunedì 24 giugno 2013

http://www.lastampa.it/2013/06/24/scienza/benessere/alimentazione/frutta-e-verdura-sono-ancora-vive-dopo-la-raccolta-

Frutta e verdura sono ancora vive dopo la raccolta

Frutta e verdura rimangono ancora "vive" per diverso tempo dopo che sono state raccolte. Foto: ©photoxpress.com/Melissa Schalke

Dopo la raccolta, frutta e verdura che troviamo al supermercato non “muore” ma è ancora viva, per cui è molto importante, per il valore nutrizionale, il modo in cui conserviamo e consumiamo i nostri prodotti
LM&SDP
I ricercatori della Rice University di Houston (Usa) hanno scoperto che la frutta e la verdura, dopo che sono state colte, non muoiono immediatamente ma restano vive per un po’ di tempo.
Questa scoperta è importante perché può essere determinante per il valore nutrizionale dei cibi.

«Frutta e verdura, anche dopo la raccolta, sono in grado di rispondere ai segnali di luce e di conseguenza cambiare la loro biologia in modi che possono influenzare il valore della salute e la resistenza agli insetti – ha spiegato la dottoressa Janet Braam della Rice – Forse dovremmo conservare i nostri ortaggi e la frutta in base ai cicli di tempo, luce/buio, e quando li cuciniamo e mangiamo, al fine di migliorare il loro valore salutare».

Nel loro studio, la dottoressa Braam e colleghi hanno analizzato diversi tipi di frutta e verdura, tra cui cavolo, lattuga, spinaci, zucchine, patate dolci, carote, mirtilli… In tutti i vegetali oggetto dello studio, i ricercatori hanno scoperto che le piante cambiano la propria fisiologia durante le diverse ore della giornata, e questo processo è pilotato dai ritmi circadiani – così come avviene negli esseri umani. Tuttavia, la differenza tra gli animali e i vegetali, è che questi ultimi essendo costituiti da molte e distinte parti (radici, foglie, rami eccetera) possono continuare a metabolizzare e sopravvivere indipendentemente per un certo tempo – cosa che invece non accade negli animali quando, per esempio, un organo smette di funzionare. I vegetali, anche se raccolti o staccati dalla pianta, o ancora tagliati, rimangono infatti attivi e vivi a livello cellulare.

Se dunque le cellule di frutta e verdura rimangono attive e vive per un certo periodo, anche una volta raccolte i loro orologi biologici continuano a ticchettare, spiegano i ricercatori, poiché reagiscono al cambiare della luce durante la giornata.
Tra le varie funzioni, gli autori dello studio hanno scoperto che queste modifiche a livello molecolare permette ai vegetali di agire sui livelli delle sostanza chimiche in esse presenti – questo li proteggerebbe anche dall’essere divorate dagli insetti o animali erbivori.
Il vantaggio per l’uomo derivante da queste modifiche fitochimiche nei vegetali si esplica con effetti anticancro, sottolineano i ricercatori.

http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/POLITICA/caso_idem_pressing_dimissioni_incontro_letta/notizie/295906.shtml

Idem, pressing per le dimissioni. Oggi la decisione

PER APPROFONDIRE tagjosefa idemgovernoimu
Josefa Idem
di Claudia Guasco
MILANO - Pensava che l’imbarazzante vicenda potesse chiudersi così. Che bastasse dire «non sono una ladra, sono una cittadina onesta, sanerò le irregolarità» per poter tornare tranquillamente a svolgere il proprio ruolo nel governo come ministro per le Pari opportunità.

Ma sono state sufficienti poche parole del presidente del Consiglio Enrico Letta per far vacillare le certezze di Josefa Idem, alle prese con lo spinoso caso dell’abitazione trasformata in palestra. «Domani pomeriggio incontrerò la ministra Idem, parleremo e poi insieme decideremo che fare», afferma il premier. Insomma, l’uscita dall’esecutivo della ex canoista potrebbe essere questione di ore.

«VEDRÒ LE CARTE»Fino a sabato la Idem era determinata a restare al suo posto. E Letta, nei primi giorni dello scandalo, le ha dato appoggio: «Al momento ha la mia fiducia». Ma più la vicenda della casa-palestra veniva approfondita dal comune e dalla procura di Ravenna e più saltavano fuori le magagne. Josefa è diventata un caso giudiziario e politico, l’intervento del premier non poteva essere procrastinato. «Confesso che non ho visto tutte le carte e voglio vederle tutte - dice - Dobbiamo essere garantisti e garantire opportunità e rispetto delle regole come elemento chiave del nostro governo». Ma, avverte, «nessun doppio standard».

LE CRITICHE

Le critiche all’ex canoista per non essersi già fatta da parte arrivano anche dalle fila del suo partito. «Non convince soprattutto la frase ”non lascio” - rileva il presidente della Toscana Enrico Rossi - Avrebbe dovuto dire ”penso di essere onesta, ma rimetto il mio mandato nelle mani del presidente del Consiglio”. In politica si fa così». Il deputato democratico Dario Ginefra insiste: «Josefa Idem dovrebbe valutare seriamente l’ipotesi di togliere il governo Letta dall’imbarazzo di dover scegliere per lei». Più indulgente il capogruppo Pdl alla Camera, Renato Brunetta: «Sono garantista all’ennesima potenza, contrariamente ai miei colleghi del Pd che si sono infilati in ogni strumentalizzazione. Chi non ha mai fatto un errore sull'Imu? Io non sono per dare la croce in testa, è un gioco che non mi appassiona e che non farò mai».

http://www.lastampa.it/2013/06/24/esteri/mandela-lappello-triste-dei-sudafricani-arrivata-la-sua-ora-lasciatelo-andare

Mandela, l’appello triste dei sudafricani
“È arrivata la sua ora, lasciatelo andare”

AFP
Makaziwe Mandela, figlia di Madiba

Il leader della lotta all’apartheid
è ricoverato da diciassette giorni
per una grave infezione polmonare
La figlia maggiore di Nelson Mandela, Makawize, ha riferito che l’ex presidente sudafricano è sereno e che la famiglia è pronta al suo trapasso. «Ogni giorno preghiamo il Signore, è l’unica cosa che possiamo fare», ha dichiarato in una rara intervista alla Cnn, «mio padre è in pace e tutta la famiglia non si augura altro che il passaggio (il decesso n.d.r) sia tranquillo».  

La figlia, nata dal primo matrimonio di «Madiba», ha criticato l’eccessiva attenzione dei media sulla sua famiglia e sul padre, simbolo della lotta all’apartheid, ricoverato da 15 giorni nell’ospedale di Pretoria. «Con l’occhio delle telecamere sempre puntato sulla nostra famiglia, tutti pretendono di sapere come dovremmo sentirci e come dovremmo agire e invece non sanno che per noi è un padre e un nonno e per troppi anni non è potuto stare con noi, e ci aspetteremmo che il mondo ci lasciasse in pace e ci desse lo spazio per stare con nostro padre: sia che questi siano i suoi ultimi momenti con noi o che ci sia ancora tempo». 

La famiglia, ha ribadito la figlia, garantirà le migliori cure per tenere in vita Mandela finché non sarà lui a chiedere diversamente: «Nella nostra cultura, quella Tembu, non si lascia andare la persona fino a quando non sia lui a chiederlo esplicitamente, ma mio padre invece non ha ancora espresso questa volontà».  

Intanto, il presidente del Sudafrica, Jacob Zuma, ha annunciato che Mandela «rimane in condizioni critiche in ospedale». Il presidente, per cui questo è un momento «difficile», ha anche ribadito che «i medici stanno facendo tutto il possibile per garantire il benessere» di Madiba, come viene chiamato affettuosamente l’ex presidente del Sudafrica.  

«Se è arrivato il suo momento, può andarsene. Spero che Dio abbia cura di lui», ha detto invece l’infermiera Petunia Mafuyeka dell’ospedale di Johannesburg. «Ne sentiremo molto la mancanza. Ha lottato per darci la libertà e lo ricorderemo per sempre. Quando morirà piangerò», ha aggiunto. In un comunicato diffuso la scorsa notte, il presidente sudafricano Jacob Zuma ha lanciato un appello al Paese e al mondo perché preghino per Mandela «in questo momento difficile». Ma tra i cittadini regna la percezione che i medici stiano tentando, senza speranza, di tenerlo in vita. «Temo che il desiderio sia di tenerlo in vita, ma credo che debbano lasciarlo andare. Madiba è anziano, che la natura faccia il suo corso», ha detto Doris Lekalakala, una manager di Johannesburg.  

http://www.corriere.it/esteri/13_giugno_24/usa-russia-snoden-asilo_e1eea3d8-dc97-11e2-98cd-c1e6834d0493.shtml

Usa alla Russia: «Riconsegnateci Snowden»

L'ex agente della Cia non è sull'aereo per Cuba. Il segretario di Stato John Kerry: «Non conosciamo i suoi piani di volo»

Edward Snowden (Reuters) Edward Snowden (Reuters)
Nel pomeriggio dovrebbe prendere un aereo da Mosca. Direzione: Avana, Cuba. In quello del mattino non c'era. Lo dicono i cronisti che si sono prenotati sul volo dell'Aeroflot, facendo registrare un tutto completo. Tutti all'inseguimento di Edward Snowden. Poi, l'uomo più ricercato del momento dagli Stati Uniti, potrebbe ottenere l'asilo in Ecuador. La fuga di Snowden sta appassionando tutti: dagli attivisti per i diritti civili alla Casa Bianca che vorrebbe mettere le mani sull'ex analista della Cia, reo di aver spifferato al mondo come Washington spiava i suoi cittadini. E soprattutto sta aprendo crisi diplomatiche. John Kerry, segretario di Stato, punta il dito contro Cina e Russia: « se fossero state informate in anticipo della fuga di Snowden, gli Stati Uniti sarebbero molto turbati». Di certo, non sono «a conoscenza dei piani di volo di Edward Snowden».
L'ASILOUn nervosismo di Washingotn in primis con la Cina che non ha fermato Snowden prima di prendere l'aereo per Mosca. Eppure, dicono dalla Casa Bianca, la richiesta era arrivata. Già da sabato era stato revocato il passaporto della talpa. Ma lui è riuscito a partire lo stesso. Al suo fianco Sarah Harrison, giornalista e attivista legata Wikileaks. Julian Assange, si dice «orgoglioso» dell'aiuto che il suo staff sta dando a Snowden. Assange è «nascosto» nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra. Ed è proprio in quel paese che Snowden pensa di rifugiarsi, a rivelarlo lo stesso ministro degli Esteri di Quito, Ricardo Patino. La richiesta di asilo «ha a che fare con la libertà di espressione e con la sicurezza dei cittadini nel mondo», ha spiegato in conferenza stampa.
VERSO IL SUD AMERICA -Già, ma come ci arriverà? Secondo alcuni potrebbe già imbarcarsi su un volo per Cuba nel pomeriggio di lunedì. Snowden dovrebbe arrivare in Ecuador o Venezuela. Il problema è che non esistono voli diretti, e quindi dovrà fare scalo da qualche parte, dove gli Stati Uniti non lo possono estradare. Oppure direttamente per Caracas e quindi per l'Ecuador. Intanto da Mosca fanno sapere che, al momento, «non c'è alcun motivo per fermarlo poi estradare Snowden. Non ha commesso crimini sul territorio russo, e le forze di sicurezza non dispongono di ordini di arresto nei suoi confronti emessi dall'Interpol».

http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE95N00Y20130624 Ruby, giudici in camera consiglio,sentenza Berlusconi attesa oggi

Ruby, giudici in camera consiglio,sentenza Berlusconi attesa oggi

lunedì 24 giugno 2013 11:51
 
MILANO (Reuters) - I giudici del cosiddetto processo Ruby, in cui l'ex premier Silvio Berlusconi è imputato per concussione e prostituzione minorile, sono entrati in camera di consiglio questa mattina alle 9,45 dopo che la difesa ha presentato due memorie.
La sentenza di primo grado potrebbe arrivare oggi, anche se al momento non sono state date indicazioni di massima su quando le giudici Giulia Turri (presidente), Carmen D'Elia e Orsola De Cristofaro leggeranno il verdetto, fra le scadenze giudiziarie dell'ex premier previste questo mese che potrebbero mettere seriamente a rischio il governo, nonostante le continue dichiarazioni rassicuranti fornite ai media.
In aula Berlusconi non è presente, mentre lo sono i suoi avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo. L'accusa, che non ha fatto repliche, è rappresentata dal pm Antonio Sangermano e dal procuratore capo Edmondo Bruti Liberati.
Lo scorso maggio il pm Ilda Boccassini, oggi non presente in aula perché in ferie previste da tempo, ha chiesto per l'ex presidente del Consiglio e leader del Pdl una condanna a 6 anni e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici.
La difesa, con Ghedini e Longo, ha chiesto che il Tribunale di Milano si dichiari incompetente, consideri i reati in questione ministeriali e quindi trasmetta gli atti al Tribunale dei Ministri, o in subordine dichiari la propria incompetenza territoriale a favore di Monza o, in subordine ancora, assolva Berlusconi perché i fatti non sussistono o perché non costituiscono reato.
LE TESI DELL'ACCUSA E DELLA DIFESA
Al centro del processo c'è la vicenda della giovane marocchina Karima El Marough - meglio conosciuta come Ruby Rubacuori - e le ormai famose cene di Arcore, nella residenza privata del leader del Pdl.
L'accusa sostiene che Berlusconi abbia avuto rapporti sessuali a pagamento con Ruby, quando la ragazza era ancora minorenne, e che la sera del 27 maggio 2010 abbia fatto pressioni illegittine sui funzionari della Questura di Milano, dove la giovane era stata fermata per furto, dicendo che si trattava della nipote dell'allora presidente egiziano Hosni Mubarak e facendola affidare, da minorenne, alla allora consigliera regionale Pdl Nicole Minetti (fra gli imputati di favoreggiamento della prostituzione nel propcesso "gemello"). Presunta concussione sui dirigenti di polizia, secondo l'accusa, per occultare la relazione dell'allora premier con la ragazza.
Ruby dal canto suo durante diversi interrogatori nelle indagini preliminari aveva messo a verbale di aver trascorso diverse notti ad Arcore e aveva descritto le serate come eventi in cui venivano compiuti anche atti sessuali. Successivamente però, sia ai mezzi di informazione che in aula (nel cosiddetto processo gemello "Ruby bis"), oltre a negare di aver mai avuto rapporti sessuali con Berlsuconi, ha dichiarato di non aver mai avuto coscienza che quelle di Arcore fossero feste erotiche, e ha aggiunto di aver raccontato "millanterie e bugie" anche sui suoi rapporti personali con Berlusconi "per sentirsi diversa" e dispiacendosi "di averle raccontate anche a Berlusconi", per quel che riguarda la sua parentela inventata con Mubarak.
Berlusconi ha sempre respinto ognuna delle due accuse, ha definito le serate nella sua villa "cene eleganti" citando diversi testimoni, e ha sempre dichiarato di aver aiutato economicamente Ruby solo per aiutarla ad uscire da un momento di difficoltà. Alla ragazza era stato trovato un appunto in cui si citavano quattro milioni e mezzo "da B.", ma Ruby ha solo amnmeso di aver ricevuto qualche decina di migliaia di euro per la realizzazione di un centro estetico.
La difesa nelle sue arringhe, fra le altre cose, ha ribadito che Berlusconi era convinto che Ruby fosse egiziana e imparentata con Mubarak e ne parlò a lungo in un pranzo istituzionale, che le sei testimoni d'accusa negano di aver avuto denaro per aver rapporti sessuali con l'ex premier, e che Berlusconi non chiese mai ai dirigenti della Questura di accelerare le procedure per il rilascio di Ruby.
Ghedini, al termine del suo intervento il 3 giugno scorso, aveva lamentato una "vicinanza culturale" fra Tribunale e procura e aveva detto di non potersi sentire ottimista per il verdetto, essendo il processo "a Milano".
GLI ALTRI "SNODI GIUDIZIARI" DEL CAVALIERE
Quello di oggi è solo uno degli appuntamenti giudiziari "caldi" per Silvio Berlusconi che si sono svolti e si svolgeranno a giorni.
L'8 maggio è stato condannato in secondo grado dalla Corte d'Appello di Milano a quattro anni di reclusione (tre dei quali coperti da indulto) e cinque anni di interdizione per frode fiscale per la compravendita dei diritti tv Merdiaset; e la settimana scorsa la Consulta, bocciando il suo ricorso per legittimo imopedimento, ha dato il "la" alla celebrazione del processo in Cassazione, ultimo grado di giudizio possibile.
Il 7 marzo il Tribunale milanese ha condannato Berlusconi a un anno per concorso in rivelazione di segreto d'ufficio nel processo per l'intercettazione telefonica pubblicata dal quotidiano "Il Giornale" sulla tentata scalata di Unipol a Bnl.
Giovedì prossimo, 27 giugno, è attesa davanti alla terza sezione civile della Cassazione, a Roma, la decisione finale sul Lodo Mondadori che fin qui, anche con la decisione della Corte d'Appello civile di Milano, ha imposto a Fininvest di risarcire la Cir di Carlo De Benedetti con 564 milioni di euro.
Infine Berlusconi è indagato dalla procura di Bari per induzione a rendere false dichiarazioni alla magistratura (l'ipotesi della procura è che Berlusconi abbia spinto l'imprenditore barese Giampaolo Tarantini su un giro di prostituzione), e da quella di Napoli per concorso in corruzione nell'inchiesta sulla presunta compravendita di senatori per far cadere il governo di Romano Prodi nel 2008.

http://www.motorionline.com/2013/06/24/mercedes-amg-debuttano-18-nuovi-modelli-ad-alte-prestazioni/ Mercedes AMG, debuttano 18 nuovi modelli ad alte prestazioni

Mercedes AMG, debuttano 18 nuovi modelli ad alte prestazioni

Performance spinte al massimo per le superportive

Foto 
Mercedes AMG - Una serie di interessanti novità riguarda la gamma di Mercedes AMG con ben 18 modelli pronti a fare il loro debutto sul mercato. Tra queste c'è la prima compatta in assoluto del brand, la A 45 AMG, così come l'auto elettrica più veloce in assoluto, la SLS AMG Coupé Electric Drive con una potenza complessiva di 751 CV.
Mercedes AMG, debuttano 18 nuovi modelli ad alte prestazioni

La gamma AMG che identifica le vetture high-performance di casa Mercedes si arricchisce di ben 18 nuovi modelli. Le novità della famiglia di auto ad alte prestazioni sintetizzano al meglio performance ed efficienza. Si tratta di auto che sprigionano potenze che vanno da 360 a 751 CV e rappresentano la miglior incarnazione della strategia “AMG Performance 50” e che si proietta sin da adesso al 2017, quando Mercedes-AMG festeggerà il suo 50esimo compleanno.
Diamo un’occhiata a quali sono le novità più interessanti nella gamma dei nuovi 18 modelli Mercedes AMG. La A 45 AMG è una delle novità più affascinanti, si tratta della prima vettura compatta nella storia di AMG. Dotata di motore quattro cilindri 2.0 litri da 360 CV e 450 Nm di coppia, con sistema di trazione integrale 4MATIC AMG, offre consumi pari a 6,9 litri ogni 100 chilometri.
Altro nuovo modello è la C 63 AMG “Edition 507″, disponibile in tre versioni: berlina, coupé e station wagon. A spingere la vettura c’è un V8 AMG da 6.3 litri da 507 CV e 610 Nm di coppia massima. La vettura è estremamente performante ed esclusiva sia in termini di design ed equipaggiamenti. La C 63 AMG “Edition 507″ scatta da 0 a 100 km/h in 4,2 secondi raggiungendo una velocità massima di 280 km/h.
La nuova gamma prosegue con la E 63 AMG dotata del V8 con potenze che vanno da 525 a 557 CV, e disponibile anche come modello S con propulsore da 585 CV, 800 Nm di coppia e sistema di trazione integrale 4MATIC AMG di nuova concezione. Aggiornamento anche per la CLS 63 AMG che nella variante S si arricchisce della trazione integrale che si va ad abbinare al motore biturbo V8 da 5.5 litri da 585 CV e 800 Nm di coppia massima.
Poi c’è la SLS AMG Coupé Black Series, la versione supersportiva della mitica “Ali di gabbiano”, che unisce design mozzafiato, dinamica di marcia e costruzione leggera. Sotto il cofano troviamo il V8 AMG da 6.3 litri da 631 CV che consente alla vettura di passare da 0 a 100 km/h in soli 3,6 secondi.
Infine Mercedes AMG non si dimentica dell’elettrico e propone la SLS AMG Coupé Electric Drive, supersportiva a zero emissioni, dotata di quattro motori elettrici che erogano una potenza complessiva di 751 CV e 1.000 Nm di coppia. Basta poco a capire che ci troviamo di fronte alla vettura elettrica più veloce al mondo, in grado di accelerare da 0 a 100 km/h in 3,9 secondi. Recentemente la SLS AMG Coupé Electric Drive ha anche stabilito sul circuito del Nurburgring un record sul giro con un tempo di 7:56,234 minuti.

http://www.lastampa.it/2013/06/22/tecnologia/guai-per-facebook-un-bug-diffonde-sei-milioni-di-dati-oLfYxY6tkjf0BG16NtEspK/pagina.html

Guai per Facebook, un “bug”
diffonde sei milioni di dati

Un errore in un software:
lo comunica l’azienda stessa. Indirizzi mail e numeri di telefono sono stati condivisi
In pieno Datagate, spunta un’altra grana per Facebook. Un `bug´, un errore in un software, ha agevolato la diffusione di sei milioni dei dati personali di iscritti al social network. A fare `outing´ la stessa azienda californiana che spiega di aver allertato le autorità negli Stati Uniti, Canada ed Europa e che non ci sono prove che il baco sia stato utilizzato per un’intrusione «maligna». 
Intanto, sembra aver riscontrato il favore degli utenti il rilascio della funzione video su Instagram: nelle prime 24 ore di lancio sono state caricate 5 milioni di clip. 

Il baco dovuto ad un errore tecnico si è diffuso tramite uno strumento che consente di aggiornare la propria lista di contatti o di indirizzi su Facebook. In particolare, sarebbe legato ad una funzione che elabora le agende dei contatti per dare segnalazioni di possibili nuove amicizie. È stato eliminato in 24 ore, troppo tardi però per evitare la dispersione dei dati personali. Sei milioni di indirizzi e-mail e numeri di telefono sono stati condivisi, secondo gli stessi dati forniti dall’azienda di Menlo Park in un documento ufficiale. «Rispettiamo la privacy, è uno dei nostri scopi farlo seriamente, abbiamo un team di tecnici che segue ogni evoluzione ma in questo caso non siamo riusciti a farlo al cento per cento. Abbiamo già risolto il problema e manderemo una mail per contattare gli utenti», fa sapere la società californiana. 

Il tema della privacy riemerge così prepotentemente nei giorni del Datagate, che ha visto la stessa Facebook e altri colossi del web dichiaratasi estranei al programma Prism - il controverso programma di controllo ad opera della National Security Agency - e stringere accordi con le autorità Usa per poter diffondere pubblicamente agli utenti notizie sul numero di richieste di controllo ricevute. A risollevare l’umore dell’azienda di Mark Zuckerberg ci pensa però il successo dell’inserimento dell’opzione video nell’app del fotoritocco Instagram, acquistata da Facebook quasi un anno fa. Nella prima giornata di lancio sono stati caricati ben 5 milioni di clip. «Ci vorrà un anno per vederli tutti», spiega il sito Cnet che ha ricevuto i dati dall’azienda. Numeri che fanno pensare come la sfida sia su due fronti: rivolta a Vine, l’app concorrente di Twitter, ma anche a YouTube la più grande piattaforma al mondo di video-sharing di proprietà di Google. 

http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=179175 Il dottore opera con i Google Glass

Intervento in un ospedale del Maine

Il dottore opera con i Google Glass

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Un medico in sala operatoria con indosso i Google Glass: è accaduto all'Eastern Maine Medical Center. Il paziente ha dato il consenso a trasmettere l'intervento su hangout tra altri utilizzatori degli occhiali per la realtà aumentata.
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Il dott. Rafael Grossman con i Google Glass in sala operatoria (dal suo blog)
Il dott. Rafael Grossman con i Google Glass in sala operatoria (dal suo blog)
New York, 24-06-2013
Dagli Stati Uniti arriva una notizia di un nuovo possibile impiego per i Google Glass: un medico ha indossato gli occhiali a realta' aumentata in una sala operatoria per un intervento di chirurgia allo stomaco e ha documentato il tutto in tempo reale in un hangout.
Il medico si chiama Rafael Grossmann e lavora all'Eastern Maine Medical Center. "Ho preso ogni precauzione per assicurare che la privacy del paziente, da cui ho ottenuto un consenso informato, fosse tutelata", spiega Grossman sul suo blog - in un post intitolato 'Glass, passami il bisturi' - specificando che lo streaming di video e foto non hanno mai mostrato dati identificativi ne' il volto del paziente.
"Volevo dimostrare - aggiunge il medico - che questo e' uno strumento intuitivo con grandi potenzialita' per la salute, in modo particolare per la chirurgia. Potrebbe migliorare le consultazioni all'interno di una equipe, favorire il parere di esperti dall'esterno, ma anche rivelarsi un utile strumento didattico".
Grossmann ha indossato i Glass per tutta la durata dell'intervento e le immagini che i suoi occhiali carpivano erano proiettate sul display di un iPad.