Il prelato avrebbe abusato di una minorenne
Pesaro-Urbino, 13-07-2012
Il portavoce del vescovo di Fano, don Giangiacomo Ruggeri, 43 anni, direttore dell'Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali, e' stato arrestato con l'accusa di aver abusato di una ragazzina di 13 anni.
Immediata la reazione del vescovo mons. Armando Trasarti, che ha espresso "sconcerto e dolore per la gravita"' dell'accaduto, e "piena solidarieta' a chi e' stato oggetto di abuso, con l'impegno di essere disponibile all'incontro e all'ascolto". Anche se le ipotesi di reato "andranno opportunamente verificate", il vescovo ha sospeso don Ruggeri "da ogni ministero pastorale e da ogni atto sacramentale", e prega per tutti, "perche' il Signore illumini e conforti".
Sotto choc la citta', in cui don Ruggeri, aspetto piacevole e modi affabili, era fino ad oggi 'il' sacerdote dei ragazzi. Parroco a Orciano, giornalista collaboratore di 'Avvenire', gia' vice direttore del Servizio nazionale per la Pastorale giovanile della Cei, Giangiacomi e' assistente ecclesiastico dell'Associazione cattolica guide e Scout d'Europa, branca Scolte. Esperto di new media, docente di teologia nell'Istituto teologico marchigiano, e' un volto noto per la stampa locale, e le radio ed emittenti tv. Secondo il pm di Pesaro Manfredi Palumbo pero' avrebbe approfittato di una quasi bambina, probabilmente una delle tante che frequentano i vari centri di aggregazione giovanile in cui don Ruggeri e' di casa.
Pare che a segnalare che qualcosa nel modo di fare del prete non andava siano state persone che l'hanno visto in compagnia della ragazzina. E che gia' in passato, a Orciano, il sacerdote avesse avuto un diverbio molto acceso con il padre di una giovanissima. Oggi una donna racconta ai cronisti che quando portava i gruppi al mare, il don faceva spegnere i telefonini delle ragazze, "per non avere interferenze". Voci di paese, tutte da confermare.
Ora l'inchiesta - sequestrati il pc e vari documenti e supporti informatici nell'alloggio dell'indagato - dovra' accertare anche se vi siano stati altri comportamenti anomali da parte del prete. Dell'indagine e' stata informata per competenza anche la procura dei minori di Ancona.
Quando la polizia e' andata a prenderlo per rinchiuderlo in isolamento in una cella del carcere di Villa Fastiggi, la notizia dell'arresto di don Ruggeri ha fatto il giro della citta' in pochi minuti. "Stiamo cercando di capire cosa sta succedendo, di metterci la testa", dice il fratello Giovanni, anche lui giornalista, interpellato al telefono. "Non c'era alcun sospetto, non posso crederci" mormora Domenico, un laico seduto, affranto, nella sala d'attesa della Curia arcivescovile insieme ad altri collaboratori di mons. Trasarti, mentre il vicario mons. Giuseppe Tintori liquida i cronisti con un "non so nulla, arrivederci".
Poi, poco prima delle 20, con un messaggio diffuso attraverso l'agenzia di stampa Ansa, mons. Trasarti rompe gli indugi. Una presa di posizione rispettosa di tutte le parti in causa ma molto netta. Nessuna difesa d'ufficio, in una vicenda che porta nuovamente in primo piano uno dei nodi in parte ancora irrisolti della Chiesa contemporanea: come affrontare il coinvolgimento di preti e religiosi nelle inchieste penali per pedofilia. Trasarti, un vescovo che ha autorizzato il funerale in chiesa di un imprenditore suicida per la crisi, "perche' la Chiesa sa la fatica degli uomini", e ha progettato una casa di accoglienza per padri separati, ha scelto: solidarieta' con i piu' deboli e piena fiducia nella giustizia degli uomini. Sperando, che le accuse a don Ruggeri non trovino conferma.
Immediata la reazione del vescovo mons. Armando Trasarti, che ha espresso "sconcerto e dolore per la gravita"' dell'accaduto, e "piena solidarieta' a chi e' stato oggetto di abuso, con l'impegno di essere disponibile all'incontro e all'ascolto". Anche se le ipotesi di reato "andranno opportunamente verificate", il vescovo ha sospeso don Ruggeri "da ogni ministero pastorale e da ogni atto sacramentale", e prega per tutti, "perche' il Signore illumini e conforti".
Sotto choc la citta', in cui don Ruggeri, aspetto piacevole e modi affabili, era fino ad oggi 'il' sacerdote dei ragazzi. Parroco a Orciano, giornalista collaboratore di 'Avvenire', gia' vice direttore del Servizio nazionale per la Pastorale giovanile della Cei, Giangiacomi e' assistente ecclesiastico dell'Associazione cattolica guide e Scout d'Europa, branca Scolte. Esperto di new media, docente di teologia nell'Istituto teologico marchigiano, e' un volto noto per la stampa locale, e le radio ed emittenti tv. Secondo il pm di Pesaro Manfredi Palumbo pero' avrebbe approfittato di una quasi bambina, probabilmente una delle tante che frequentano i vari centri di aggregazione giovanile in cui don Ruggeri e' di casa.
Pare che a segnalare che qualcosa nel modo di fare del prete non andava siano state persone che l'hanno visto in compagnia della ragazzina. E che gia' in passato, a Orciano, il sacerdote avesse avuto un diverbio molto acceso con il padre di una giovanissima. Oggi una donna racconta ai cronisti che quando portava i gruppi al mare, il don faceva spegnere i telefonini delle ragazze, "per non avere interferenze". Voci di paese, tutte da confermare.
Ora l'inchiesta - sequestrati il pc e vari documenti e supporti informatici nell'alloggio dell'indagato - dovra' accertare anche se vi siano stati altri comportamenti anomali da parte del prete. Dell'indagine e' stata informata per competenza anche la procura dei minori di Ancona.
Quando la polizia e' andata a prenderlo per rinchiuderlo in isolamento in una cella del carcere di Villa Fastiggi, la notizia dell'arresto di don Ruggeri ha fatto il giro della citta' in pochi minuti. "Stiamo cercando di capire cosa sta succedendo, di metterci la testa", dice il fratello Giovanni, anche lui giornalista, interpellato al telefono. "Non c'era alcun sospetto, non posso crederci" mormora Domenico, un laico seduto, affranto, nella sala d'attesa della Curia arcivescovile insieme ad altri collaboratori di mons. Trasarti, mentre il vicario mons. Giuseppe Tintori liquida i cronisti con un "non so nulla, arrivederci".
Poi, poco prima delle 20, con un messaggio diffuso attraverso l'agenzia di stampa Ansa, mons. Trasarti rompe gli indugi. Una presa di posizione rispettosa di tutte le parti in causa ma molto netta. Nessuna difesa d'ufficio, in una vicenda che porta nuovamente in primo piano uno dei nodi in parte ancora irrisolti della Chiesa contemporanea: come affrontare il coinvolgimento di preti e religiosi nelle inchieste penali per pedofilia. Trasarti, un vescovo che ha autorizzato il funerale in chiesa di un imprenditore suicida per la crisi, "perche' la Chiesa sa la fatica degli uomini", e ha progettato una casa di accoglienza per padri separati, ha scelto: solidarieta' con i piu' deboli e piena fiducia nella giustizia degli uomini. Sperando, che le accuse a don Ruggeri non trovino conferma.
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