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venerdì 11 ottobre 2013

http://www.rainews24.rai.it/- In una lettera testamento l'ex capitano delle Ss non rinnega il suo passato E' morto a Roma Erich Priebke, il boia delle Fosse Ardeatine

In una lettera testamento l'ex capitano delle Ss non rinnega il suo passato

E' morto a Roma Erich Priebke, il boia delle Fosse Ardeatine

E' morto a Roma Erich Priebke. L'ex capitano delle Ss, condannato all'ergastolo per la strage delle Fosse Ardeatine, aveva 100 anni. "Esistono delle certezze nella religione. Quelli delle Fosse Ardeatine sono degli angeli e si occuperanno di lui per l'eternità. Priebke farà i conti con loro nell'altro mondo". Così il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici
  
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Erich Priebke
Roma, 11 Ottobre 2013
L' ex capitano delle Ss Erich Priebke è morto oggi all'età di 100 anni. Ne da' notizia il suo legale Paolo Giachini, affermando che egli ha lasciato come "ultimo lascito" una intervista scritta e un video, "testamento umano e politico".
Priebke, 100 anni compiuti a luglio, era stato condannato all'ergastolo per aver partecipato sia alla pianificazione, sia alla realizzazione dell'eccidio delle Fosse Ardeatine durante il quale, nel 1944, vennero fucilati 335 civili italiani a Roma come rappresaglia per un attacco partigiano che aveva provocato la morte di 33 militari tedeschi. Dopo una lunga latitanza in Argentina, Priebke fu fermato nel 1994 da una troupe della Abc, televisione americana, che gli chiede se sia proprio lui l'ex capitano delle SS. Dalla sua risposta positiva, iniziarono per Priebke i guai. Fu arrestato ed estradato in Italia nel 1995 e imputato di concorso in violenza con omicidio continuato in danno di cittadini italiani. Il Tribunale militare ordinò la scarcerazione dichiarando il "non doversi procedere, essendo il reato estinto per intervenuta prescrizione". La Corte di Cassazione annullò però la sentenza e dispose un nuovo processo a suo carico. Nel marzo 1998, la Corte d'appello militare lo condannò all'ergastolo. A causa dell'età avanzata, però, l'ex SS ottenne gli arresti domiciliari.
Lettera testamento: non rinnego il mio passatoErich Priebke nella lunga intervista testamento scritta in occasione dei suoi 100 anni non rinnega il suo passato. "Ho scelto di essere me stesso". Alla domanda se si sentisse ancora nazista, il capitano delle Ss, condannato all'ergastolo per la strage delle Fosse Ardeatine, rispondeva "la fedeltà al proprio passato è qualche cosa che ha a che fare con le nostre convinzioni. Si tratta del mio modo di vedere il mondo, i miei ideali, quello che per noi tedeschi fu la Weltanschauung ed ancora ha a che fare con il senso dell'amor proprio e dell'onore. La politica è un'altra questione. Il Nazionasocialismo è scomparso con la sconfitta e oggi non avrebbe comunque nessuna possibilità di tornare".
"Nei campi le camere a gas non si sono mai trovate, salvo quella costruita a guerra finita dagli americani a Dachau". Erich Priebke anche nell'ultima intervista-testamento politico, nega l'evidenza dell'Olocausto e rivendica con orgoglio di aver "scelto di essere me stesso". "La fedeltà al proprio passato - sottolinea - è qualche cosa che a che fare con le nostre convinzioni. Si tratta del mio modo di vedere il mondo, i miei ideali e ha a che fare con il senso dell'amor proprio e dell'onore". Sette cartelle di domande e risposte senza alcuno spazio per il pentimento
Pacifici: farà i conti con gli angeli delle fosse Ardeatine "Esistono delle certezze nella religione. Quelli delle Fosse Ardeatine sono degli angeli e si occuperanno di lui per l'eternità. Priebke farà i conti con loro nell'altro mondo". Così il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici sulla morte di Erich Priebke.- "E' difficile provare emozione di fronte alla morte di un criminale -continua Pacifici- un soggetto che nell'arco della sua vita, e qui rimane l'amarezza, non ha mai mostrato nessun momento di cedimento e non ha mai confessato i suoi peccati di gioventù. Non si è mai pentito delle azioni criminali, non ha mai avuto pietà per le sue vittime e neanche per i loro familiari". "Io personalmente oggi non riesco né a ridere né a piangere", conclude Pacifici.

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