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mercoledì 23 gennaio 2013

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La crisi in Italia: redditi come nell’86 e consumi come nel ’98

Le cifre di un'economia in stato agonizzante. Nel 2012 sono scomparse 100 mila imprese mentre la disoccupazione è alle stelle

Dopo la certificazione di Bankitalia sullo stato incessante di crisi economica in Italia, anche i dati di Rete Imprese sembrano essere decisamente bui. Nel 2013, i consumi in Italia dovrebbero scendere di un altro 1,4% in termini reali, dopo il tonfo già pesante del 4,4% registrato nel 2012. I consumi reali pro-capite si attesteranno, quindi, a 15.695 euro, meno dei 15.753 euro del 1998. Siamo tornati indietro di oltre quindici anni. E se questo dato ci impressiona, peggio fa quello relativo ai redditi disponibili reali pro-capite. Nel 2012, essi sono scesi del 4,8% a 17.337 euro, ma quest’anno è previsto un nuovo crollo a 16.955 euro. Per trovare un livello uguale, bisogna tornare indietro stavolta di ben 27 anni, al 1986.
Quanto ai consumi, il crollo è generalizzato in tutta Italia, per quanto più marcato al Sud (-8,8%), contro il -7,7% del Centro, il 7,5% del Nord Est e il 6,1% del Nord Ovest.

Industria Italia: le nuove aperture non compensano le tante chiusure

Altro allarme riguarda le imprese, che nel 2012 mostrano un saldo negativo tra chiusure e nuove aperture di 100 mila. Frutto di una pressione fiscale effettiva esplosa al record storico assoluto del 55,2%, destinata a salire al 56,1% quest’anno. Quella formale è, invece, del 46,3%. La differenza sta nella considerazione dell’economia sommersa. Chi paga le tasse, oggi le paga per ben oltre la metà del reddito medio prodotto.
Pochi giorni fa era stata sempre Bankitalia a lanciare l’allarme occupazione, con il numero dei senza lavoro che salirà dall’11,1% del 2011 al 12% di quest’anno, per stabilizzarsi a questo nuovo livello fino a tutto il 2014. E la disoccupazione giovanile è salita al 37%, record dal 1992, anno di inizio delle serie storiche. Nel frattempo, il pil sarà sceso di un altro 1%, portando l’economia italiana in recessione per il quarto anno degli ultimi sei anni.
Non esiste cifra, dalla produzione industriale italiana, ai prezzi degli immobili, al numero delle compravendite, etc., che non dimostri in modo inequivocabile il disastro in cui sembra essersi incagliata la nostra economia. Il presidente di Rete Imprese, Carlo Sangalli, nel commentare i dati, ha affermato che il governo ha fatto bene a risanare i conti, cosa che sta rendendo possibile la riduzione degli spread. Tuttavia, ha lamentato che ciò sia stato possibile con un aumento spropositato delle tasse, che ha portato agli effetti recessivi sotto gli occhi di tutti.

Disoccupazione in Italia: solo Grecia e Spagna fanno peggio del Bel Paese

Completa la sfilza dei numeri da incubo anche l’Ocse, che ha pubblicato i dati sull’occupazione nel terzo trimestre del 2012. In Europa, l’Italia è davanti solo alla Grecia e alla Spagna, dove lavorano rispettivamente soltanto il 50,4% e il 55% delle persone abili tra i 15 e i 64 anni. Da noi, la percentuale è stabile al 56,8%, appena lo 0,1% in meno su base annua.
Si pensi che la media Ocse è del 65% e se si considerano tutti gli stati membri, l’Italia è quart’ultima, davanti alle suddette Grecia e Spagna e alla Turchia (48,5%). In Germania, il tasso di occupazione è del 73% e in Olanda del 75%. Tradotto: se anziché essere scoraggiati da un mercato del lavoro negativo, gli italiani si mettessero alla ricerca di un’occupazione in percentuali simili alla media Ocse, avremmo un dato ancora più drammatico della disoccupazione.


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