Governo, nuovo scontro Pd-Pdl su ineleggibilità Berlusconi
M5S CHIEDE A ZANDA DI "PASSARE AI FATTI"
"Si sta montando un caso con accuse pretestuose da parte di vari esponenti del Pdl contro il capogruppo Pd in Senato", ha risposto dalle fila democratiche il capogruppo in commissione Bilancio del Senato Giorgio Santini.
"Sono state espresse delle valutazioni che non hanno nulla a che fare con la tenuta del governo e minacciare ripercussioni sull'esecutivo... rappresenta un atto di irresponsabilità".
Ha detto invece su Facebook Vito Crimi, capogruppo del M5s al Senato: "Dal primo giorno di questa legislatura abbiamo posto il tema dell'ineleggibilità di Berlusconi e dei suoi legali in relazione alla legge sul conflitto d'interessi del 1957".
Crimi vuole che si passi dalle parole ai fatti: "Nella prima riunione della Giunta per le elezioni, convocata per martedì si metta immediatamente all'ordine del giorno l'ineleggibilità di Berlusconi".
In teoria Berlusconi, eletto per la prima volta al Parlamento nel 1994 e quattro volte premier, potrebbe essere estromesso dal seggio, se il Pd unisse i suoi voti a quelli del M5s, determinante al Senato, anche se i costituzionalisti fin qui sono apparsi divisi.
Ma il partito di centrosinistra finora non ha mai affrontato direttamente la questione, e anzi ha presentato il 15 marzo una proposta di modifica dell'articolo 21 della Costituzione, firmata proprio da Zanda. Una procedura costituzionale richiederebbe tempi lunghi e una maggioranza qualificata.
E a fine aprile, la richiesta del M5s di votare l'ineleggibilità di Berlusconi è stata respinta senza dubbi da Francesco Boccia, presidente Pd della commissione Bilancio della Camera e vicino al premier Letta.
"Non è una priorità ma un modo per continuare a fare propaganda", ha detto Boccia definendo la norma "una bufala".
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