Dal 14 al 4 per cento. Il crollo del Carroccio nell'ex fortino di Novara
I leghisti: “Sulle urne ha pesato il caso dell'assessore Giordano”
MASSIMO MATHIS
La scoppola è pesante. E brucia. Dal 14 al 4 per cento nella roccaforte di Novara, consensi dimezzati quando non ridotti a un terzo - nel resto della provincia. Una sconfitta non difficile da pronosticare che, nei numeri della serata elettorale, assume i contorni di un tracollo.
La Lega è fra i vincitori con il Pdl ma sul suolo padano accusa il colpo. Tanto che ora la parola d’ordine, nel Carroccio piemontese, è «guardiamo alla Lombardia», dove l’ultima speranza è riposta in Roberto Maroni.
«Aspettiamo a dire chi ha vinto o perso, aspettiamo a dire se l’Italia sarà governabile o meno», ammonisce il capogruppo in Provincia a Novara Gian Carlo Locarni. Con il collega di partito l’assessore Alessandro Canelli sta col fiato sospeso in Prefettura davanti al pc che trasmette lo spoglio in tempo reale. È a Torino invece Roberto Cota. A metà serata il presidente della Regione dà alle agenzie la prima dichiarazione: «Abbiamo deciso di fare un investimento su un progetto politico - spiega -: alla luce di quello che probabilmente accadrà in Lombardia con la vittoria di Roberto Maroni, abbiamo fatto una scelta giusta. Il progetto per noi fondamentale della macroregione del Nord sta per prendere corpo. In Piemonte c’è stata una polarizzazione del consenso che come Lega ci ha penalizzato. E’ da registrare che la nostra coalizione, che al Senato era data per spacciata, sta giocando una partita a viso aperto sia in Piemonte che a livello nazionale».
«Nel Novarese ha tenuto la coalizione nonostante lo spiegamento di forze del Pd - gli fa eco il coordinatore provinciale e vice presidente della Provincia Luca Bona -. La Lega ha deluso? Non direi. Non ci aspettavamo un grosso risultato: è evidente che abbiamo pagato le condizioni generali e le ultime vicende». In attesa che Maroni detti la linea, i leghisti lo sussurrano appena. Ma è chiara l’allusione al caso Giordano. Il voto premia il capolista «civetta» Cota mentre spera ancora - dipende dal premio di maggioranza e dai cosiddetti «resti» - Maria Piera Pastore al Senato. Briciole per un partito che, pochi anni fa, faceva manbassa di voti - e di sindaci - cavalcando la protesta.
La Lega è fra i vincitori con il Pdl ma sul suolo padano accusa il colpo. Tanto che ora la parola d’ordine, nel Carroccio piemontese, è «guardiamo alla Lombardia», dove l’ultima speranza è riposta in Roberto Maroni.
«Aspettiamo a dire chi ha vinto o perso, aspettiamo a dire se l’Italia sarà governabile o meno», ammonisce il capogruppo in Provincia a Novara Gian Carlo Locarni. Con il collega di partito l’assessore Alessandro Canelli sta col fiato sospeso in Prefettura davanti al pc che trasmette lo spoglio in tempo reale. È a Torino invece Roberto Cota. A metà serata il presidente della Regione dà alle agenzie la prima dichiarazione: «Abbiamo deciso di fare un investimento su un progetto politico - spiega -: alla luce di quello che probabilmente accadrà in Lombardia con la vittoria di Roberto Maroni, abbiamo fatto una scelta giusta. Il progetto per noi fondamentale della macroregione del Nord sta per prendere corpo. In Piemonte c’è stata una polarizzazione del consenso che come Lega ci ha penalizzato. E’ da registrare che la nostra coalizione, che al Senato era data per spacciata, sta giocando una partita a viso aperto sia in Piemonte che a livello nazionale».
«Nel Novarese ha tenuto la coalizione nonostante lo spiegamento di forze del Pd - gli fa eco il coordinatore provinciale e vice presidente della Provincia Luca Bona -. La Lega ha deluso? Non direi. Non ci aspettavamo un grosso risultato: è evidente che abbiamo pagato le condizioni generali e le ultime vicende». In attesa che Maroni detti la linea, i leghisti lo sussurrano appena. Ma è chiara l’allusione al caso Giordano. Il voto premia il capolista «civetta» Cota mentre spera ancora - dipende dal premio di maggioranza e dai cosiddetti «resti» - Maria Piera Pastore al Senato. Briciole per un partito che, pochi anni fa, faceva manbassa di voti - e di sindaci - cavalcando la protesta.
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