L'EDITORE TORINESE: NON VOGLIO UNA TV BERLUSCONIANA, SILVIO MI LICENZIÒ NEL 1995
Berlusconi-Bersani, scontro su La7
«Avvertimenti mafiosi» «Allergico alle regole»
Si infiamma il dibattito politico sul futuro dell'emittente dopo l'annuncio della trattativa tra Telecom e Urbano Cairo
Silvio Berlusconi e Pierluigi Bersani nei corridoi del Corriere
Il futuro de La7 entra di prepotenza nelle ultime fasi della campagna elettorale. All'indomani dell'annuncio della trattativa fra Telercom e il gruppo Cairo, Pierluigi Bersani e Silvio Berlusconine parlano - in differita - dalla Sala Buzzati del Corriere della Sera nel corso delle videochat elettorali di Web Condicio.
BOTTA E RISPOSTA - Per il leader del Pd la questione va valutata con attenzione, considerando i «danni che il duopolio televisivo ha prodotto fino ad oggi». «Questa è una settimana cruciale - commenta Pierluigi Bersani - e io tendo a ragionare come se fossi al governo: devo preoccuparmi che le decisioni avvengano senza conflitti di interessi o posizioni dominanti e che ci sia una traiettoria industriale. La esaminerei sotto questi aspetti». E ancora: «C'è un tavolo delle regole e un tavolo industriale. Non so se Cairo è collegato a Mediaset. Ci sono delle autorità che si occupano di queste cose ma chi governa è amico di tutti e parente di nessuno». Non passa più di mezz'ora e Silvio Berlusconi parte all'attacco: «Su La7 Bersani ha fatto un avvertimento mafioso. Ha detto: aspettate a vendere perchè se saremo al governo interverremo a fare non so cosa a Mediaset per cui La7 varrà di più. È una situazione da denunciare». Giusto il tempo che le agenzie rilancino le dichiarazioni del Cavaliere e arriva la controreplica del leader del Pd: «A Berlusconi le regole danno l' orticaria. È curioso perchè tutte le volte che uno parla di regole Berlusconi si offende ma io non ho nominato nè lui nè La7».
«AL PD LA RAI NON BASTA» - Anche il leader leghista,Roberto Maroni, punta il dito contro il Pd sulla vicenda de La7: «Il Pd è molto attento agli affari, alle partecipazioni azionarie ed ai mezzi di comunicazione. Vuole che non solo la Rai ma anche le altre tv rientrino nella sua sfera di interesse - dice ad Ansa Forum - Molti giornali, apparentemente indipendenti, sono da sempre schierati. Il Pd ha sempre giocato sull'ipocrisia: non ha mai voluto risolvere il conflitto di interessi perchè avrebbe dovuto risolvere i suoi conflitti sulle cooperative, sulle banche».
«NON SARA' TV BERLUSCONIANA» - Sulle prospettive dell'emittente lo stesso Urbano Cairo era intervenuto in un'intervista alla Stampa in cui l'editore spiegava che «la linea editoriale non è affatto in discussione» e che non sarebbero stati dati via i giornalisti migliori. Nessun rischio di partenza dunque per Santoro, Gruber o Formigli, ovvero tutti i volti che potrebbero essere considerati più scomodi in una tv di stampo berlusconiano. Cairo ha ricordato di essere stato «licenziato» da Berlusconi nel 1995 (nella videochat al Corriere il Cavaliere ha parlato invece di una scelta autonoma di Cairo desideroso di diventare imprenditore in proprio) e di averlo avuto da allora sempre come avversario.
«CHIUDIAMO IN DUE SETTIMANE» - Nel frattempo, l'ad di Telecom Italia, Franco Bernabé, ha detto di auspicare «che in un paio di settimane si possa concludere» e quanto alla scelta di Cairo come interlocutore ha precisato che la sua offerta era «la migliore» e per questo è stata scelta. «Sia con il fondo Clessidra che con Cairo i contatti erano arrivati a un punto molto avanzato anche sugli aspetti contrattuali, ora bisogna definire le ultime condizioni e chiudere rapidamente perchè si tratta di un settore in cui non ci può essere incertezza vista la delicatezza della gestione». Per quanto concerne il pluralismo de La7, Bernabè non vede problemi. «Credo che sia assicurato da Cairo, un editore puro che ha scommesso su un progetto molto ambizioso».
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