Giannino: «Ecco come taglierei la spesa
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di Diodato Pirone
ROMA - L’intervista a Oscar Giannino non può che iniziare dalle polemiche che nelle ultime ore hanno coinvolto lo stesso Giannino sulla veridicità del suo master alla Chicago Booth. IL CASO MASTER
«Un incidente», ammette lo stesso Giannino che ha sottolineato di essersi scusato per aver citato un titolo accademico che non aveva. «Ho seguito un corso di inglese alla Booth». Il che non ha impedito al professor Luigi Zingales, uno dei fondatori di Fare per Fermare il Declino, di mollare il partito polemizzando con Giannino. I TAGLI Passando al programma di Fermare il declino il punto chiave è quello della riduzione delle spese. Un programma molto ben fatto quello di Giannino che non si limita ad elencare obiettivi ambiziosi, come quello di ridurre di 100 miliardi in 5 anni la spesa pubblica, ma indica anche come. Punto per punto. A partire dalla riduzione della spesa per interessi per arrivare alle depoliticizzazione delle Asl che da sola dovrebbe comportare una fortissima riduzione della spesa pubblica. «Ma occorrono le condizioni politiche per farlo – dice Giannino – Non so se il Parlamento che uscirà avrà forze sufficienti per raggiungere obiettivi di politica economica all'altezza delle aspettative». LIBERALIZZARE TUTTO E BENE Altro punto forte del programma di Giannino sono le liberalizzazioni. Le farmacie? Gli uffici postali? Certo. Ma quella più importante, sottolinea il leader di Fare per Fermare il Declino è quella dell’energia. «La più pesante», dice. Perché nelle bollette ci sono moltissime voci che finiscono per diventare sussidi per le aziende a carico dei consumatori NO AI PIANI NO ALLE TASSE Che cosa pensa Giannino degli ambiziosi piani di Cgil e Confindustria che puntano a dare una scossa all’economia italiana? Per il leader di Fare per Fermare il Declino è sbagliata financo la parola "Piano". Netta la stroncatura per le proposte della Cgil che porterebbero ad un aumento della pressione fiscale. Più articolato il giudizio sulle proposte di Confindustria dove però Giannino pensa si annidino troppi sussidi per esempio alle imprese che operano nel mercato elettrico. RESTO LIBERISTA Giannino ha fama di essere un liberista di ferro. Per anni, soprattutto nel 2009/2010 ha sostenuto l’azione del ministro Giulio Tremonti, scudo fiscale compreso. Poi, piano piano, mano a mano che la crisi diventava più grave ha iniziato a criticare il governo Berlusconi fino a chiederne nel corso del 2011 le dimissioni «più rapide possibili». Ecco come spiega la sua evoluzione politico-culturale e perché si è allontanato da tremontismo e berlusconismo. |
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