Letta: "Il porcellum e' una vergogna. Troppi politici e troppi privilegi"
(AGI) - Roma, 9 lug. - "Certo, uno dei punti principali del nostro lavoro e' quello di mirare alle riforme e uno dei problemi della politica italiana e' che ci sono troppi privilegi per i politici, e troppi politici". Lo sottolinea Enrico Letta in un'intervista, in inglese, al canale radiofonico Bbc4. Si tratta, osserva il presidente del Consiglio, di "un problema di credibilita' del sistema politico. Ecco perche' - rileva - le riforme che abbiamo avanzato per per cambiare il sistema della politica". L'intervistatore gli domanda se, alla fine del percorso di riforme della politica italiana appena sintetizzate da Enrico Letta agli ascoltatori del canale radiofonico Bbc4, 'non ci saranno piu' Berlusconi'. Il presidente del Consiglio premette prima che "non so cosa accadra' in futuro" per poi assicurare che "i problemi giudiziari non avranno conseguenze sulla mia attivita' politica e di governo". Il premier, in un'altra intervista anticipata da 'Europa' per il nuovo numero della rivista dell'Arel, parla poi della legge elettorale: "Il Porcellum e' un monstrum che non garantisce ne' rappresentanza ne' governabilita'. Una vergogna, peraltro a rischio di incostituzionalita', che va superata al piu' presto. Mi sono impegnato a farlo dinanzi al Parlamento".
Lo dice Enrico Letta nell'intervista, anticipata da Europa, per il nuovo numero della rivista dell'Arel.
"Cio' detto - prosegue il presidente del Consiglio - non dobbiamo cercare scorciatoie e cadere nell'errore di considerare la legge elettorale la causa unica di tutti i mali della politica italiana. E' un abito, informe, slabbrato, da sostituire, su un corpo che, pero', anch'esso sempre di piu' svela la propria inadeguatezza e pesantezza rispetto alle trasformazioni della societa' italiana e, dunque, anche dell'elettorato. Penso - prosegue Letta - all'insostenibilita' del bicameralismo paritario, penso al numero eccessivo di parlamentari, penso alle ingessature della nostra democrazia decidente". "Riassumendo: il caos e' ingenerato anzitutto da un sistema non all'altezza delle sfide con le quali un Paese come l'Italia deve oggi misurarsi. Tanto piu' - rileva il presidente del Consiglio - dopo vent'anni di bipolarismo muscolare e inconcludente che ha inibito ogni serio tentativo di riforma". Il premier affronta anche le questioni interne al Partito Democratico: "Quello del Pd e' un progetto straordinario, unico, che in questi anni pero' ha vissuto troppi stop and go: giorni esaltanti sporcati da delusioni amare, docce fredde solo parzialmente ricompensate da formidabili occasioni di partecipazione e democrazia. "Certamente, quanto avvenuto per l'elezione del Presidente della Repubblica, lo scorso aprile, costituisce a mio parere un punto di non ritorno. Si sono messe a repentaglio - avverte il presidente del Consiglio - le nostre stesse ragioni fondative, si e' contaminato un momento solenne come la scelta della prima carica dello stato con piccole contese interne o calcoli personalistici". "Confido - dice allora Letta - che l'esperienza serva a tutti come monito. Cosi' come confido che la partita congressuale alle porte si riveli aperta, franca, costruttiva.
Il Partito democratico, per la sua stessa fisionomia di grande e plurale forza riformista, puo' e deve essere un elemento di stabilita' della politica italiana, non un catalizzatore del caos e della frammentazione". L'EUROPA: La "crisi in Europa c'e'. E la crisi reca con se' caos, disillusione, rabbia. Soprattutto, in questi anni ha ingenerato una profonda e radicata disaffezione nei confronti delle istituzioni comunitarie. E' questo il pericolo che mi preoccupa maggiormente: l'erosione della fiducia nei confronti del progetto dell'integrazione. Si tratta - prosegue - di una tendenza che abbiamo il dovere categorico di provare a invertire. Ribadendo, in tutte le occasioni e in tutte le sedi, che senza Europa l'Italia non ha futuro. Cosi' come non hanno futuro gli altri paesi europei, anche quelli - avverte - che meglio sembrano aver risposto alla crisi". A Mariantonietta Colimberti, direttore della rivista Arel, che gli domanda 'se avessi una bacchetta magica e potessi risolvere un solo grande problema dell'umanita' e uno del nostro Paese cosa faresti?', Letta risponde cosi': "Gli Stati Uniti d'Europa. Subito. E sarebbe la risposta piu' ambiziosa sia a un grande problema dell'umanita' sia a un grande problema dell'Italia". "Il punto e' - riprende - che la bacchetta magica, sfortunatamente, non ce l'ha nessuno. E un obiettivo cosi' alto, certamente l'unica nobile idealita' appannaggio delle nostre generazioni dopo la fine rovinosa delle ideologie, va perseguito passo dopo passo, con molta costanza e altrettanta perseveranza". Secondo il premier, infine, non c'e' alcun problema di 'legittimazione democratica' per se stesso come inquilino di Palazzo Chigi e per il suo esecutivo. All'intervistatore di Bbc4 che in diretta radiofonica, in inglese, domanda a Enrico Letta se non senta il rischio di passare piu' per un 'tecnocrate' che un leader politico, il presidente del Consiglio risponde ribadendo di avere molta fiducia sul cammino futuro e rivendicando che "prima di tutto abbiamo un largo consenso in Parlamemnto ed anche molto buono nel Paese". (AGI) .
Lo dice Enrico Letta nell'intervista, anticipata da Europa, per il nuovo numero della rivista dell'Arel.
"Cio' detto - prosegue il presidente del Consiglio - non dobbiamo cercare scorciatoie e cadere nell'errore di considerare la legge elettorale la causa unica di tutti i mali della politica italiana. E' un abito, informe, slabbrato, da sostituire, su un corpo che, pero', anch'esso sempre di piu' svela la propria inadeguatezza e pesantezza rispetto alle trasformazioni della societa' italiana e, dunque, anche dell'elettorato. Penso - prosegue Letta - all'insostenibilita' del bicameralismo paritario, penso al numero eccessivo di parlamentari, penso alle ingessature della nostra democrazia decidente". "Riassumendo: il caos e' ingenerato anzitutto da un sistema non all'altezza delle sfide con le quali un Paese come l'Italia deve oggi misurarsi. Tanto piu' - rileva il presidente del Consiglio - dopo vent'anni di bipolarismo muscolare e inconcludente che ha inibito ogni serio tentativo di riforma". Il premier affronta anche le questioni interne al Partito Democratico: "Quello del Pd e' un progetto straordinario, unico, che in questi anni pero' ha vissuto troppi stop and go: giorni esaltanti sporcati da delusioni amare, docce fredde solo parzialmente ricompensate da formidabili occasioni di partecipazione e democrazia. "Certamente, quanto avvenuto per l'elezione del Presidente della Repubblica, lo scorso aprile, costituisce a mio parere un punto di non ritorno. Si sono messe a repentaglio - avverte il presidente del Consiglio - le nostre stesse ragioni fondative, si e' contaminato un momento solenne come la scelta della prima carica dello stato con piccole contese interne o calcoli personalistici". "Confido - dice allora Letta - che l'esperienza serva a tutti come monito. Cosi' come confido che la partita congressuale alle porte si riveli aperta, franca, costruttiva.
Il Partito democratico, per la sua stessa fisionomia di grande e plurale forza riformista, puo' e deve essere un elemento di stabilita' della politica italiana, non un catalizzatore del caos e della frammentazione". L'EUROPA: La "crisi in Europa c'e'. E la crisi reca con se' caos, disillusione, rabbia. Soprattutto, in questi anni ha ingenerato una profonda e radicata disaffezione nei confronti delle istituzioni comunitarie. E' questo il pericolo che mi preoccupa maggiormente: l'erosione della fiducia nei confronti del progetto dell'integrazione. Si tratta - prosegue - di una tendenza che abbiamo il dovere categorico di provare a invertire. Ribadendo, in tutte le occasioni e in tutte le sedi, che senza Europa l'Italia non ha futuro. Cosi' come non hanno futuro gli altri paesi europei, anche quelli - avverte - che meglio sembrano aver risposto alla crisi". A Mariantonietta Colimberti, direttore della rivista Arel, che gli domanda 'se avessi una bacchetta magica e potessi risolvere un solo grande problema dell'umanita' e uno del nostro Paese cosa faresti?', Letta risponde cosi': "Gli Stati Uniti d'Europa. Subito. E sarebbe la risposta piu' ambiziosa sia a un grande problema dell'umanita' sia a un grande problema dell'Italia". "Il punto e' - riprende - che la bacchetta magica, sfortunatamente, non ce l'ha nessuno. E un obiettivo cosi' alto, certamente l'unica nobile idealita' appannaggio delle nostre generazioni dopo la fine rovinosa delle ideologie, va perseguito passo dopo passo, con molta costanza e altrettanta perseveranza". Secondo il premier, infine, non c'e' alcun problema di 'legittimazione democratica' per se stesso come inquilino di Palazzo Chigi e per il suo esecutivo. All'intervistatore di Bbc4 che in diretta radiofonica, in inglese, domanda a Enrico Letta se non senta il rischio di passare piu' per un 'tecnocrate' che un leader politico, il presidente del Consiglio risponde ribadendo di avere molta fiducia sul cammino futuro e rivendicando che "prima di tutto abbiamo un largo consenso in Parlamemnto ed anche molto buono nel Paese". (AGI) .
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