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mercoledì 20 febbraio 2013

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Mafia e premier, la pista bulgara

di Stefania Maurizi
Si è dimesso il primo ministro della Bulgaria Boyko Borisov, intimo di Berlusconi. Preso di mira dalle proteste di piazza e dalle rivelazioni di Balkanleaks sui suoi rapporti con le cosche
(20 febbraio 2013)
Boiko Borisov con Silvio BerlusconiBoiko Borisov con Silvio BerlusconiPer Silvio Berlusconi è stato sempre un vero amico, quello a cui ha confidato che le donne facevano la fila per lui. E per festeggiare il compleanno di Boyko Borisov, primo ministro dimissionario della Bulgaria, tre anni fa il Cavaliere è volato a Sofia con Vittorio Sgarbi. Due primi ministri in piena sintonia: «Io e Borisov continueremo a fare insieme buone cose», disse l'allora inquilino di Palazzo Chigi, chiudendo con una battuta: «Il mio amico Boris ha un solo difetto: è più grande di me». Ora, però, qualche difettuccio ben più serio rischia di emergere. BalkanLeaks, il sito bulgaro che pubblica documenti segreti ispirato al modello di WikiLeaks, ha ottenuto una serie di file riservati della polizia di Sofia. Il documenti rivelano come nel 1996 il servizio centrale contro la criminalità organizzata (Csbop) avrebbe arruolato l'attuale premier Borisov come informatore (nome in codice "Buddha") per sfruttare i suoi contatti con la mafia. Non solo: dagli atti emergerebbe che nel 1997 l'attuale primo ministro era sotto il controllo continuo dall'antimafia bulgara per "il suo precedente orientamento criminale": non si specifica quale orientamento esattamente, ma questo ha comportato il controllo delle sue comunicazioni, telefonate, conversazione e perfino pedinamenti. Insomma, l'intera vita dell'uomo che guida uno dei paesi dell'Unione europea sarebbe stata sorvegliata dagli investigatori proprio perché ritenuto inserito nelle attività dei boss balcanici.

Le rivelazioni sono arrivate nel momento di massima tensione politica in Bulgaria, con le piazze piene di manifestanti contro i tagli varati dal governo e gli aumenti nei servizi fondamentali. Una protesta che ha spinto Borisov ad annunciare le dimissioni del suo esecutivo: una mossa che non significa la rinuncia al potere. 

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