Genova, nave contro il porto: 7 morti, vivo un disperso. Indagato il comandante
Indagaticomandante e pilota. Recuperato vivo uno dei dispersi. Ne restano due. Quattro feriti. Sigilli alla Jolly Nero, dai colloqui radio ipotesi avaria. Letta: tragedia immane, solidarietà alle famiglie
Genova, nave contro il porto: 7 morti, vivo un disperso. Indagato il comandante
Indagaticomandante e pilota. Recuperato vivo uno dei dispersi. Ne restano due. Quattro feriti. Sigilli alla Jolly Nero, dai colloqui radio ipotesi avaria. Letta: tragedia immane, solidarietà alle famiglie
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ROMA - È di sette morti, due dispersi e quattro feriti il bilancio provvisorio dell'incidente avvenuto martedì sera nel porto di Genova, dove una nave cargo, la Jolly Nero, poco dopo le 23.30 ha urtato e abbattuto la torre piloti del molo Giano, una struttura in cemento alta oltre 50 metri, forse a causa di un guasto ai motori. Il comandante della portacontainer, Roberto Paoloni, 63 anni, di Genova, è indagato dalla Procura di Genova con l'ipotesi di reato di omicidio colposo plurimo. Indagato anche il pilota del porto di Genova che si trovava a bordo della Jolly Nero per la manovra. Lo ha dichiarato il procuratore di Genova Michele di Lecce che non esclude altri nomi nell'iscrizione nel registro degli indagati. Recuperato vivo tra le macerie Maurizio Potenza, uno dei piloti del porto, che si trovava nella costruzione. Al Molo Giano intanto si continua a lavorare per trovare i dispersi e liberare la banchina dalle macerie. A Genova è arrivato Enrico Letta.
Le 7 vittime accertate sono: Daniele Fratantonio, 30 anni, di Rapallo; Davide Morella, 33 anni, di Biella (e non di Bisceglie come detto in precedenza); Marco De Candussio, 40 anni, di Lavagna, originario di Barga (Lucca); Giuseppe Tusa, 25 anni, di Milazzo, tutti e quattro militari della Guardia Costiera; il pilota Michele Robazza, 31 anni, di Livorno; l'operatore radio dei rimorchiatori Sergio Basso, 50 anni, di Genova; l'operatore radio dei piloti Maurizio Potenza, 50 anni, di Genova. I due dispersi: mancano all'appello il sergente Gianni Jacoviello, 33 anni, della Spezia, e il maresciallo Francesco Cetrola, 38 anni, di Santa Marina in provincia di Salerno e non di Matera come scritto in un primo momento. I 4 feriti: i due ricoverati all'ospedale Galliera sono Enea Pecchi, 40 anni, di Pavia, in prognosi riservata; e Raffaele Chiarlone, 36 anni, di Cuneo. I due ricoverati al Villa Scassi di Sampierdarena sono Gabriele Russo, 32 anni, di Messina; e Giorgio Meo, 35 anni, di Taranto, ritrovato sotto le macerie della torre.
È stata colta da un malore, quando ha saputo della morte del marito, la moglie di Michele Robazza. Sul posto è dovuta intervenire un'ambulanza del 118, che l'ha trasportata all'ospedale di Livorno. Robazza lascia anche due figli di 7 e 8 anni. La notizia della morte del pilota livornese ha scosso profondamente la città toscana.
La nave è stata sequestrata e sono state aperte due inchieste: una dalla procura di Genova e un'altra dalla Guardia costiera. Il comandante, indagato, è stato ascoltato dal pm, Walter Cotugno, a bordo della nave posta sotto sequestro.Secondo alcune testimonianze il cargo avrebbe avuto un'avaria ai motori, per cui era diventata ingovernabile. È una ipotesi su cui sta indagando la procura. «Ma al momento non siamo in grado di dare una versione ufficiale sull'accaduto», dice il procuratore Michele Di Lecce. Al timone c'era uno dei piloti del porto.
Notte di ricerche ininterrotte. Al Molo Giano si continua a lavorare per cercare di liberare la banchina da ciò che resta della Torre di controllo del Porto. Le operazioni di ricerca dei dispersi proseguono.
Sommozzatori dei vigili del fuoco hanno scandagliato il fondo del porto per tutta la notte, mentre decine di uomini del soccorso lavorano per rimuovere le macerie della torre e delle due palazzine della Capitaneria crollate dopo l'urto. Si opera anche con l'ausilio di un pontone, in condizioni difficili.
I feriti. Dei quattro feriti accertati, due sono stati ricoverati all'ospedale Galliera di Genova: uno è in prognosi riservata e l'altro in via di miglioramento. Gli altri due sono in condizioni meno gravi. I quattro si sono salvati perché sarebbero riusciti a gettarsi in mare prima del crollo della torre.
La ricostruzione dei fatti. Erano da poco passate le 23.30 quando la Jolly Nero della linea Messina, stava lasciando lo scalo diretta a Napoli. La poppa della nave ha completamente sbagliato manovra ed è di fatto entrata dentro la Palazzina piloti, dove operano e vivono i piloti della Capitaneria di Porto di Genova. È sempre più consistente l'ipotesi che a causare l'incidente al porto di Genova sia stata una avaria della Jolly Nero. Si apprende da fonti investigative. Il comandante del rimorchiatore Spagna grida al pilota via radio: «Non c'è più acqua, che fate?». Il pilota risponde: «Non ho la macchina» frase per dire che non entrava la marcia avanti. Secondo quanto emerge dal racconto dei testimoni la rotazione della nave era in atto nel bacino di evoluzione, ma non è stato fermato il «moto indietro». Quando la nave è arrivata a circa 100 metri dalla torre, dal rimorchiatore di poppa, Spagna, è partito l'allarme. Il cargo, in quella fase, secondo quanto emerso, era pesante 45 mila tonnellate e procedeva a 3,5 nodi di velocità rispettando le regole di manovra. I rimorchiatori - lo Spagna traina 72 tonnellate, il Genoa, che era a prua, 60 - hanno il compito di far ruotare la nave, ma non sono in grado di fermarla in pochi metri in caso di avaria. Mentre la Jolly Nero procedeva contro la torre dei piloti senza essere in grado di mettere la marcia avanti, raccontano i testimoni, il rimorchiatore Spagna ha tentato disperatamente di aumentare la rotazione per modificare la rotta del cargo ed evitare l'impatto. Dopo avere gridato ripetutamente «non avete più acqua» al pilota della nave, il comandante del rimorchiatore ha dato ordine al suo pilota di defilarsi per evitare di rimanere schiacciato tra la Jolly Nero e la torre dei piloti. Il cavo di traino dello Spagna, che è stato messo sotto sequestro, si è spezzato nella fase finale della manovra dicono i testimoni ma non è chiaro se prima o durante l'impatto. Se il rimorchiatore opera con una trazione e un angolo congruo non si può spezzare per nessuna ragione viene fatto notare dagli addetti ai lavori. L'ipotesi è che si sia spezzato durante l'urto o qualche istante prima, quando l'angolo di trazione del cavo si è acuito di colpo per la manovra del rimorchiatore. In quel caso può avere sfregato in modo improprio contro la superficie della Jolly Nero, dicono gli addetti ai lavori, ed essersi spezzato come se fosse stato tagliato con un coltello.
Letta. Il presidente del Consiglio, Enrico Letta, si è recato all'ospedale Galliera a Genova per salutare i due ricoverati rimasti feriti nell'incidente. Dopo aver salutato anche gli altri due del Villa Scassi, Letta è andato al porto per un sopralluogo con il sindaco di Genova, Marco Doria, e il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando. «Una tragedia immane»: con queste parole il presidente del Consiglio, ha salutato in porto a Genova il presidente dell'Autorità portuale, Luigi merlo, e il comandante della capitaneria di porto, Felicio Angrisano. «Sono qui per esprimere solidarietà alle famiglie dei feriti e a tutte le famiglie».
L'armatore della nave, Stefano Messina, sconvolto: «Siamo senza parole, e disperati», ha detto Messina.
A Genova è arrivato il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi che ha incontrato i parenti delle vittime e nel pomeriggio riferirà alla Camera. «Sgomento» del premier Enrico Letta che esprime «vicinanza» alla città e alle vittime. Anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha espresso dolore e solidarietà ai familiari. Il presidente del Consiglio questa mattina ha avuto un colloquio telefonico con il presidente dell'Autorità portuale di Genova, per fare il punto sulla situazione - riferisce un comunicato - e per informarsi dello svolgimento dei fatti. Si è poi svolta una riunione a Palazzo Chigi con il ministro per le Infrastrutture e i trasporti, al quale il presidente ha chiesto di recarsi immediatamente a Genova per seguire lo svolgimento delle operazioni. Il governo riferirà oggi alle 16 in Parlamento.
La relazione in Parlamento. «Non siamo ancora in grado di definire le cause» dell'incidente nel porto di Genova. Tra quelle ipotizzabili ci sono un'avaria al sistema di propulsione della nave, eventuali problemi ai cavi di trazione dei rimorchiatori, difetti di accosto o velocità della manovra. Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi nel corso di un'informativa alla Camera. «Il comandante della nave è il responsabile della manovra, anche se questa era assistita da rimorchiatori», ha aggiunto Lupi. E ancora: «Il servizio di pilotaggio per mercantili come il Jolly Nero è obbligatorio, anche se per il codice della navigazione il pilota a bordo assume il ruolo e la responsabilità di consulente tecnico della manovra della quale è comunque responsabile in via esclusiva il comandante della nave. Questi - ha aggiunto - può tuttavia provare che l'incidente è stato causato da errate indicazioni rese dal pilota». Nell'incidente, ha proseguito il ministro, «risulta che due rimorchiatori operassero in ausilio alla manovra del Jolly Nero, ma si deve ancora accertare se i mezzi fossero solo disponibili sotto bordo o già collegati da cavi di rimorchio alla nave assistita».
I soccorritori. Di 'disastri' ne hanno visti molti, e abitualmente sono impegnati in recuperi difficili su strade e autostrade. Di ferite brutte ne hanno viste tante soprattutto quando devono tirar fuori corpi umani da lamiere di automobili accartocciate. Ma i due militi della Croce Azzurra di Genova Davide Boccaccio e Donato Altamura, tra i primi la notte scorsa a presentarsi al Molo Giano, una scena così non l'avevano mai vista. «Era come stare dentro ad una apocalisse di macerie e acqua salata e sporca - hanno detto i due soccorritori - Siamo arrivati sul posto quasi subito, e ci siamo trovati dentro a una situazione che non avevamo mai visto prima: c'erano corpi sotto le macerie. Dovevamo fare in fretta, ma la situazione era davvero difficile». Non solo per l'ora notturna, ma anche perchè l'acqua del mare con il crollo della torre è diventata di colpo torbida, rendendo difficilissimo il lavoro dei sommozzatori dei vigili del fuoco immediatamente accorsi sul posto. «Abbiamo cercato di gestire una situazione di vera emergenza. Il nostro compito era quello di cercare di raggiungere le persone rimaste incastrate sotto la struttura che si è accartocciata. Bisognava procedere in fretta, ma nello stesso tempo con cautela, per non ferire ulteriormente eventuali sopravvissuti». In tutto là sotto di feriti ce n'erano ancora quattro, tutti militari della capitaneria di Porto di Genova. «Lo scenario era quello di un terremoto. Era crollata non solo la torre ma anche l'adiacente palazzina». I soccorritori si sono aperti un varco tra le macerie ancora fumanti usando le mani nude, per evitare ulteriori crolli che avrebbero potuto essere fatali. È stato fatto intervenire un pontone, ma subito si è capito che usando le macchine si sarebbero messi a rischio eventuali sopravvissuti. «Così abbiamo continuato a mano, è stato faticosissimo. Per fortuna siamo riusciti a tirarne fuori quattro ancora vivi». «Le condizioni dei feriti sono apparse subito gravi - ha detto il medico del 118 Andrea Furganti, intervenuto al Molo Giano - Abbiamo cercato di stabilizzarli. Uno era in crisi ipotermica, era rimasto a lungo in acqua. Altri avevano apparenti fratture. Li abbiamo messi in sicurezza e fatti trasportare in ospedale».
Lutto cittadino a Genova. Lo ha proclamato per giovedì il sindaco Marco Doria per il «gravissimo incidente avvenuto nel porto, che colpisce l'intera città». «Mentre sono in corso le operazioni di ricerca dei dispersi - ha comunicato il Comune - il sindaco Marco Doria esprime il cordoglio dei genovesi ai familiari di coloro che hanno perso la vita nello svolgimento del proprio lavoro».
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