Primo sparo da una pistola
realizzata con stampante 3D
Il test in un poligono del Texas
effettuato mentre gli Stati Uniti
s’interrogano sul possesso di armi
effettuato mentre gli Stati Uniti
s’interrogano sul possesso di armi
WASHINGTON
La “Liberator”, prima pistola in plastica creata da una stampante in 3D, spara. Il progetto ad opera della Defense Distribuited, un’azienda no-profit texana, già il mese scorso aveva avuto una licenza federale ad hoc. E ora, dopo otto mesi di studi, nuovi test dimostrano che funziona come una normale arma convenzionale. Tutto mentre la Nra, la potente lobby delle armi chiude la sua convention nazionale di Houston con una giornata della gioventù, dedicata ai baby tiratori, durante la quale bambini di 5-10 anni hanno avuto a disposizione molte postazioni per imparare a sparare. Ma la giornata ha offerto anche l’occasione per premiare il più giovane membro della National Rifle Association, un bambino di appena 3 anni, poco più grande della bimba uccisa dal fuciletto del fratellino, 5 anni, la settima scorsa in Kentucky.
Intanto non si ferma la corsa alle armi. L’ultima novità è appunto questa nuova pistola fatta in casa, composta da 16 pezzi, di cui 15 di una plastica dura resistente al calore, creati appunto da una stampante tridimensionale, e uno di ferro, in modo che l’arma possa essere individuata dai metal detector come richiede la legge. I disegni originali da cui poi fare le “stampate” con cui assemblare la pistola saranno presto disponibili on-line.
Il suo ideatore, Cody Wilson, un 25 enne studente texano, fondatore della Defense Ditributed spiega che con questa pistola `fai da te´, il suo scopo è assicurare a tutti il diritto a potersi difendere senza alcun limite imposto dalla legge e dal governo. Obbiettivo raggiunto, visto che con questo processo low cost, con i componenti in plastica, la sua pistola potrebbe costare molto meno delle armi che si vendono senza problemi nei tantissimi supermercati sparsi in tutti gli States. In un video dal titolo “Liberator, l’alba del Wiki-weapons”, pubblicato nel sito www. defcad.org si vede proprio Cody stampare i componenti di plastica bianca, poi montarli e sparare orgoglioso. Quindi lo slogan “downlaod now”, mentre sullo sfondo si vede un sole che appare all’orizzonte.
«Mi rendo conto che questo nostro oggetto potrebbe fare male a qualcuno. Del resto si tratta di una pistola, ma io non penso che questa sia una ragione sufficiente per non crearla. Penso che la libertà, alla fine - osserva Wilson - sia l’interesse superiore».
Ovviamente il progetto già ribattezzato «difesa diffusa», è accompagnato da mille polemiche: di fatto una volta che i disegni saranno online, ognuno potrà costruirsi la sua pistola in casa, senza alcun controllo, senza alcuna autorizzazione, o numero di serie o altri ostacoli regolamentari. Una mossa che fa felici i fan delle armi, ma è in netta controtendenza con gli sforzi che l’amministrazione Obama sta facendo da mesi per imporre nuove e più stringenti regole al possesso di fucili e pistole, dopo le stragi di Aurora e Newtown.
Un congressista democratico dello stato di New York, Steve Israel, ha già chiesto il divieto di queste armi stampate in 3D. «Ogni tipo di controllo preventivo sui possessori, ogni regola diventa inutile se qualsiasi delinquente può “stamparsi” in casa la sua pistola», avverte Israel spiegando il senso della sua proposta di messa al bando.
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