Roma dà l’addio ad Andreotti
Oggi funerali in forma privata
Le esequie sono fissate alle 17
nella sua parrocchia, a Roma
nella sua parrocchia, a Roma
ROMA
Roma dà l’addio a Giulio Andreotti. I funerali in forma privata sono stati fissati per oggi alle 17 nella chiesa romana di San Giovanni dei Fiorentini.
Il più longevo e blasonato dei politici italiani è morto ieri a 94 anni. Sette volte presidente del Consiglio e simbolo democristiano, il “Divo Giulio” era malato da tempo. Il decesso è avvenuto ieri alle 12.25 nella sua casa romana. E l’Italia si è fermata a ricordarne luci e ombre, a raccontarne la storia, a citare i suoi fulminanti aforismi. «A parte le guerre puniche, mi attribuiscono di tutto», ha detto una volta Andreotti. «Giudicherà la storia», dice oggi Giorgio Napolitano.
Oggi l’ultimo saluto. In forma privata, secondo le sue volontà. Dall’amatissima abitazione di corso Vittorio a Roma, dove è stata allestita la camera ardente, la salma di Andreotti sarà portata nel pomeriggio alla Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini, per le esequie. «Protagonista della democrazia italiana, ininterrottamente presente nelle istituzioni, con lui se ne va un attore di primissimo piano di oltre sessant’anni di vita pubblica nazionale», scrive il presidente del Consiglio Enrico Letta, nell’esprimere alla famiglia Andreotti le condoglianze di tutto il governo. Si sono fermate ieri a ricordare il senatore a vita entrambe le Camere. Hanno parttecipato al minuto di silenzio anche i 5 Stelle: le loro proteste all’inizio della commemorazione di Palazzo Madama erano sembrate voler rompere l’unanimità del cordoglio e invece, precisano, erano legate ai lavori d’Aula.
Intanto, la notizia della morte di Andreotti ha fatto il giro del mondo. E la sua figura viene ricordata anche dai leader stranieri. «Era un amico del popolo ebraico. Saremo eternamente grati per il suo ruolo nel salvataggio della comunità ebraica in Libia», ha dichiarato il capo dello stato israeliano Shimon Peres. L’ambasciatore David Thorne lo ha ricordato come amico degli Stati Uniti. «Leader discusso ma brillante, ha rafforzato l’Italia in Ue», dice il presidente dell’Europarlamento Schulz. Andreotti viene ricordato dal capitano della “sua” Roma Francesco Totti e da chi gli è stato più vicino in politica, come Paolo Cirino Pomicino: «Perdo un amico e un maestro di vita». Mentre Ciriaco De Mita sottolinea che «il dissidio, anche profondo» che li vide contrapposti nella Dc, «è stato sempre di natura politica e mai di carattere personale».
Romano Prodi ne ha ricordato la caratura da «statista». Massimo D’Alema parla di un «leader molto discusso» ma di cui «non si può negare» l’apertura al dialogo con le altre forze politiche. «Ha attraversato tutto e si sottopone a un giudizio che non può essere solo fiori ma anche qualche spina», ammette Pier Ferdinando Casini. «Per lui la mediazione andava esercitata con tutti - lo difende Fabrizio Cicchitto - dal Pci agli alleati politici fino anche alla mafia tradizionale, mentre condusse una lotta senza quartiere contro quella corleonese». Ma Silvio Berlusconi stigmatizza la « lotta indegna di un paese civile» che contro di lui ha fatto la sinistra. E mentre il web si scatena in critiche verso “Belzebù”, sono invece composti anche i messaggi dei politici più critici verso Andreotti, come Di Pietro, Ingroia e anche il M5S, che con Giulia Sarti scrive: «È morto il condannato prescritto per mafia». Definitivo Oliviero Diliberto: «Era un avversario di livello, oggi i nostri avversari sono degli omuncoli, come d’altro canto anche noi»
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