curiosi

mercoledì 22 maggio 2013

http://www.lastampa.it/2013/05/22/scienza/tuttoscienze/sei-ore-nella-soyuz-e-poi-sei-mesi-sulla-stazione-J1jTARmH2TqJVi6dPCiWOM/pagina.html


Sei ore nella Soyuz
e poi sei mesi sulla Stazione

AFP
Luca Parmitano (a destra) con Fyodor Yurchikhin e Karen Nyberg

Conto alla rovescia per l’avventura
di Parmitano
DAVID AVINO
Insaccati per ore nei seggiolini, stretti in pochi metri cubi, i tre astronauti attenderanno la voce che scandirà il «countdown». Con le ginocchia rannicchiate in posizione fetale indosseranno una scomoda tuta spaziale e un ingombrante casco che limiterà i movimenti e la visuale

All’ora x si accenderanno i quattro propulsori, che spingono la navicella Soyuz nei primi due minuti di volo. E la cabina inizierà a vibrare come un frullatore. La tensione salirà, le comunicazioni tra equipaggio e centro di controllo si intensificheranno. Poi dalla radio giungerà la frase che Luca Parmitano e i due compagni di viaggio - il comandante russo Fyodor Yurchikhin e la statunitense Karen Nyberg - ha sempre sognato di sentire: «Tre, due, uno… go!». 

I bracci della rampa di lancio si apriranno e la Soyuz si allontanerà, mentre il rombo dei motori segnerà la notte di Baikonur e una fiammata illuminerà la steppa. La navicella accelererà e l’equipaggio si sentirà schiacciare sui seggiolini da una spinta che arriverà a quattro volte la forza di gravità. Dalla Stazione Spaziale Internazionale gli altri colleghi li attenderanno e potranno scrutare in lontananza il bagliore del lancio. 

L’appuntamento è tra meno di una settimana, martedì 28, quando le simulazioni diventeranno realtà e il conto alla rovescia sarà quello vero. Alle 22:31 ora italiana, dal cosmodromo di Baikonur in Russia, la Soyuz Tma-09M salperà alla volta del «residence spaziale». Dopo appena cinque minuti il secondo stadio si separerà e la navicella sarà già a 176 km dalle nostre teste, alla velocità di 13 mila km orari. I tre astronauti, in contatto con il centro di Mosca, controlleranno gli strumenti. Poi, dopo nove minuti, a 28 mila km orari, il terzo stadio si separerà, segnando così l’ingresso in orbita. 

Yurchikhin e Parmitano effettueranno alcune correzioni per portare la navicella a 400 km di altitudine. Ed ecco la Stazione: sarà visibile in lontananza. E allora inizierà l’inseguimento. Ci vorranno quasi sei ore per un attracco a tempo di record. Da un puntino luminoso la Stazione diventerà un gigante nello spazio. Attivato il pilota automatico, la Soyuz attraccherà da sola. Ma l’equipaggio non staccherà mai gli occhi dagli strumenti e le mani dai comandi per poterli riprendere in caso di problemi o avarie. La navicella compirà una serie di manovre per allinearsi alla porta di attracco della Stazione che si avvicinerà diventando enorme, fino a chiudere la visuale alla Soyuz. 

Sarà uno scossone a turbare la quiete apparente. «Contatto, cattura», annunceranno da Mosca. L’equipaggio si stringerà le mani, mentre il comandante della Stazione, il russo Pavel Vinogradov, darà loro il benvenuto: «Welcome to the Station». 

Termineranno i controlli e si libereranno dalle tute pressurizzate. Saranno pronti ad aprire la porta di attracco per incontrare gli altri inquilini della Stazione, Aleksander Misurkin e Chris Cassidy, che li attendevano da tempo. 

Parmitano, 37 anni, l’astronauta italiano di Paternò, maggiore dell’Aeronautica Militare, ha vissuto centinaia di volte, durante le simulazioni, queste fasi del lancio e dell’attracco alla Stazione. Martedì prossimo comincerà la sua avventura, la missione «Volare»: 170 giorni in orbita. «A bordo sarò ingegnere, scienziato, assistente medico e pilota», ha ripetuto spesso, con la grinta che lo contraddistingue. 

Reclutato come astronauta dell’Esa, volerà con un «biglietto» staccato dall’Agenzia spaziale italiana in accordo con la Nasa. E sarà il primo italiano ad avventurarsi fuori dalla Stazione. Assieme a un collega americano farà due «passeggiate» per le manutenzioni ai sistemi e per completare la configurazione in vista dell’arrivo di un nuovo modulo scientifico russo. Si è addestrato per quattro anni, tra Usa, Germania, Giappone, Russia e Canada, e presto sarà anche protagonista di molti esperimenti: di fisiologia, biologia, fluidodinamica, scienza dei materiali e studio delle radiazioni. 

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