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venerdì 27 settembre 2013

http://www.lastampa.it-Letta va a stanare il Pdl in Parlamento: “Stop alle minacce, prendere o lasciare”....

Letta va a stanare il Pdl in Parlamento:
“Stop alle minacce, prendere o lasciare”

ANSA
Il premier Enrico Letta insieme a Giorgio Napolitano

Il premier a colloquio al Quirinale:
“A inizio settimana parlerò in Aula”.
Linea avallata anche da Napolitano.
I ministri del centrodestra insistono:
”Nel chiarimento anche la Giustizia”
ROMA
Stanare Berlusconi e il Pdl, metterli di fronte alle proprie responsabilità facendo emergere tutte le contraddizioni di una mossa politica carica di ambiguità. Questo attraverso due passaggi-chiave: chiarimento immediato nel Cdm di questa sera e fiducia delle Camere già all’inizio della prossima settimana, tra lunedi o, più probabilmente, martedì. Il tutto con la benedizione e il sostegno del Colle, suggellata nell’incontro di un’ora e mezzo al Quirinale.  

Enrico Letta è rientrato ricaricato e battagliero nella capitale dopo il tormentato tour americano, e con granitica determinazione ha affrontato il suo venerdì di passione. Con una missione precisa, procedere ad un immediato chiarimento politico con il Pdl, da blindare con una rinnovata fiducia del Parlamento (possibilmente con il voto su una mozione che metta in sicurezza il governo). Una parlamentarizzazione della “strana-crisi”, quindi, con un chiarimento a 360 gradi, «senza se e senza ma» - ha spiegato Enrico Letta ai leader incontrati nel frenetico viavai a Palazzo Chigi.  

Il premier prima di salire al Colle, che gli ha riconfermato la sua fiducia con l’incoraggiamento a procedere nella sua “operazione verità”, ha visto Dario Franceschini, Angelino Alfano, Guglielmo e Epifani e, a sorpresa, anche Gianni Letta. Rovente anche la linea telefonica del palazzo (tra gli altri Letta ha sentito Mario Monti). Un giro di contatti volti a preparare quel chiarimento «risolutivo», invocato anche dal segretario del Pd Epifani, e quindi avviato già stasera nella riunione del consiglio dei ministri. Riunione preceduta dalla “war room” dei ministri del Pd che con Dario Franceschini hanno convenuto su un punto inderogabile: senza un chiarimento vero e definitivo non sa va avanti e quindi si intona il requiem per questa esperienza di governo.  

Altrettanto ruvida la risposta dei colleghi del Pdl. I ministri pidiellini hanno fatto sapere che nel chiarimento politico deve esserci anche il caso-giustizia (leggi condanna-Berlusconi) altrimenti non se ne fa niente e «non si va da nessuna parte». E intanto sul sito di Forza Italia è stata lanciata la manifestazione di piazza a sostegno del cavaliere per venerdì 4 ottobre, in concomitanza con la riunione della Giunta per le autorizzazioni del Senato. Continua dunque la prova di forza il cui esito non è affatto scontato. Sia chiaro, però - è la linea del premier Letta, che questa volta per Berlusconi e i suoi si tratta di un «prendere o lasciare, perché i problemi del paese sono tanti e urgenti e non si può andare avanti in un clima di tensione continua». Ergo: stop con il logoramento e basta Vietnam, altrimenti si chiude bottega. In questo quadro anche Angelino Alfano si è speso molto, con una spola continua tra palazzo Chigi e via del Plebiscito dove Berlusconi ha riunito per ore e ore i suoi per poi lasciare Roma alla volta di Milano. 

Nervosismo e preoccupazione hanno avvolto anche il Colle. Giorgio Napolitano ha ribadito il suo no all’anomalia del voto anticipato («una prassi tutta italiana», ha detto da Milano) e ha sferzato la malapolitica, quella che - ha denunciato - ha «smarrito ogni nozione del confronto civile», gettando alle ortiche anche il «rispetto istituzionale e personale». Un rimprovero erga omnes che però è stato letto come bacchettata soprattutto a quanti nel Pdl lo hanno attaccato anche in modo pesante, come ha fatto Daniela Santanché (che oggi ha rincarato dicendosi «molto pentita» di averlo votato) ma anche Sandro Bondi ormai arruolato tra i falchi più aggressivi. E che oggi gli ha mandato a dire che deve prendere atto una volta per tutte, della fine del governo e della legislatura. Destinatario, certo, anche Grillo che lo ha invitato a fare le valigie perché «ha perso la partita».  

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