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Le scelte del "governo dei tecnici" negli ultimi 12 mesi hanno reso il mercato italiano tanto aperto quanto quello europeo. «Siamo convinti che potranno portare ad un aumento del Pil pari al 4% in dieci anni». Nel prendere la parola al World Economic Forum in corso a Davos il premier dimissionario Mario Monti traccia un bilancio positivo del suo anno a Palazzo Chigi, che trova conferma anche nell'atteggiamento dei partner europei verso il nostro paese: «Oggi l'atmosfera è cambiata», con più «rispetto e fiducia nella stabilità. Vedo concreto interesse per investimenti nel paese».
«La marea sta cambiando», ripresa dal II semestre 2013
L'ottimismo di Monti ha solidi basi, che lo induscono ad essere «fiducioso» sul futuro dell'Italia: la crescita, infatti, «riprenderà dal secondo semestre del 2013», anche perché «la marea sta cambiando», e «oggi l'italia è un paese molto diverso da un anno fa. Abbiamo fatto scelte dure per mettere i conti pubblici su un sentiero sostenibile, quest'anno avremo il pareggio strutturale, un avanzo primario di oltre il 4% il prossimo anno. E abbiamo messo regole severe affinché l'Italia in futuro non cambi percorso, con il pareggio di bilancio in Costituzione e il rispetto del fiscal compact».
La conferma nei numeri dello spread
Buone notizie arrivano anche dal sistema pensionistico, « tra i più sostenibili», mentre la spesa pubblica ha subito tagli radicali «con due sessioni di spending review risparmiando 11 miliardi, abbiamo un programma per vendere asset pubblici e quote di società quotate». La conferma, per Monti, arriva dallo spread, «calato da 575 a 260»
Norme sulla corruzione «da migliorare»
Nel suo bilancio, Monti accenna anche alle cose da migliorare, come sul fronte delle norme anticorruzione («che vorrei veder rafforzate in futuro»), e spiega alcune lezioni apprese sul ponte di comando: «La riduzione del debito non si può più fare attraverso le tasse». Da Monti, anche elogi per la leadership di Mario Draghi, ma il premier ricorda come senza gli sforzi di risanamento e di riforme dell'Italia «sarebbe stato molto più dura per la Bce lanciare» i programmi per il salvataggio dell'euro.