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giovedì 18 aprile 2013

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Quirinale, da oggi il via alle elezioni
Due sessioni, alle 10 e dopo le 15

Movimento 5 Stelle candida Rodotà, Sel lo appoggia. Il Pd si spacca su Marini. Civati: «Io non lo voto». Servono 672 voti

Montecitorio accoglie l'ultima sessione plenaria:  è l'11 maggio 2006, è stato appena eletto Giorgio Napolitano (Ansa/Onorati)Montecitorio accoglie l'ultima sessione plenaria: è l'11 maggio 2006, è stato appena eletto Giorgio Napolitano (Ansa/Onorati)
Oggi è il primo giorno di votazioni per l'elezione del nuovo presidente della Repubblica. Ogni sessione di voto dura quattro-cinque ore, e la prima è fissata per le ore 10. In caso di mancata elezione al primo scrutinio, il secondo sarà intorno alle 15 o 15.30. Nel caso di mancata elezione entro venerdì le operazioni proseguiranno allo stesso ritmo anche nel fine settimana. Il settennato del presidente Giorgio Napolitano scade il prossimo 15 maggio.

COME SI VOTA
- Gli elettori sono 1007 (630 deputati, 319 senatori, 58 delegati delle Regioni: uno dalla Valle d'Aosta, tre da ogni altra regione). Nei primi tre scrutini occorre la maggioranza di due terzi, pari a 672 voti. Dalla quarta, eventuale, votazione (venerdì pomeriggio) basta la maggioranza assoluta, pari a 504 voti.
M5S PUNTA SU RODOTÀ - Il Movimento Cinque Stelle (162 voti) ha scelto il suo candidato per la presidenza: è l'ex Garante per la privacy Stefano Rodotà. Hanno infatti rinunciato alla candidatura i primi due delle «quirinarie», Milena Gabanelli e Gino Strada. Dal Friuli Beppe Grillo si è comunque mostrato scettico sia sul suo candidato sia su Marini: «Secondo me faranno presidente Giuliano Amato».
MARINI SPACCA IL CENTROSINISTRA - Mercoledì pomeriggio è stata raggiunta anche un'intesa di massima tra Pd e Pdl sul nome dell'ex presidente del Senato Franco Marini. Ma in serata il centrosinistra si è diviso. Nel corso di un'assemblea al teatro Capranica Sinistra e libertà ha lasciato la discussione, e Gennaro Migliore, capogruppo a Montecitorio, ha annunciato il sostegno a Rodotà: «Su Marini non c'è nessuna pregiudiziale, ma l'entusiasmo di Berlusconi fa pensare a un'ipotesi di governissimo». Durante l'assemblea solo 222 membri del Pd hanno votato a favore di Marini: 90, in prevalenza renziani, i contrari e 21 gli astenuti. Il sindaco di Firenze aveva già bocciato Marini qualche giorno fa. E lo ha ribadito mercoledì sera alle Invasioni Barbariche: ha definito la sua eventuale elezione «un dispetto al Paese».

APPELLO ALL'UNITÀ MA CIVATI SI SFILA - Il candidato, invece, giovedì mattina ha rivolto un appello all'unità: «È una battaglia dura e spero si possa fare bene. L'augurio è che il mio partito possa ritrovare una forte unità oggi - ha detto ai microfoni di Tgcom24 - Scissione? Ma quale scissione...». Ma il deputato Pd Giuseppe Civati, a SkyTg24, ha annunciato: «Il mio voto oggi sarà positivo e sarà per Stefano Rodota. Anche Renzi non voterà Marini», così come probabilmente «Puppato e Tabacci». Senza i renziani e senza Vendola, ma con l'appoggio di Pdl e Scelta Civica, Marini arriverebbe al massimo a 660 voti, quindi sotto la soglia del quorum richiesto nei primi tre scrutini.
«NEMMENO LE INTESINE» - Intanto, continua Civati, «se questo doveva essere un presidente condiviso qui non siamo riusciti neanche a fare le intesine tra di noi. Fermiamoci. Ieri sera c'è stata un'assemblea assurda andata avanti a botte di maggioranza».

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