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martedì 30 aprile 2013

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Siria, giornalista disperso da 20 giorni
Nessuna notizia di Domenico Quirico
inviato del quotidiano La Stampa


PER APPROFONDIRE tagDomenico QuiricoLa Stampa
di Nino Cirillo
ROMA - Le ultime notizie che ha dato di sé Domenico Quirico, inviato della Stampa in Siria, risalgono a martedì 9 aprile: un sms a un collega della Rai per dirgli che era sulla strada per Homs. Da allora, venti giorni di buio totale, venti giorni durante i quali le ricerche riservate avviate in ogni direzione, con il coordinamento dell’Unità di crisi della Farnesina, non hanno dato purtroppo nessun risultato.

E’ stato così che il suo giornale, attraverso il direttore Mario Calabresi, ieri sera ha deciso di rendere pubblica la notizia: «Abbiamo perso i contatti con il nostro inviato...». E’ venuta meno la speranza, cioè, che il silenzio da solo possa risultare utile a trovare una soluzione. Dopo l’annuncio di Calabresi, un comunicato della Farnesina: «Il ministro Bonino segue personalmente il caso. E’ da giorni impegnato, in costante contatto con il quotidiano torinese e con la famiglia del giornalista, per chiarire la vicenda».

SEMPRE IM PRIMA LINEA
Quirico, 62 anni, sempre in prima linea negli ultimi tempi, a seguire i paesi del Nord Africa durante la Primavera araba, è partito dall’Italia per Beirut, secondo la ricostruzione del suo giornale, venerdì 5 aprile. Una giornata nella capitale libanese e poi l’ingresso in Siria, nel pomeriggio del 6, quando da Torino gli è arrivata la notizia del rapimento di quattro giornalisti italiani (poi liberati) proprio in Siria, nella zona di Idlib. Ma non era lì stava andando, puntava verso Homs, area calda dei combattimenti.
Lunedì 8 le ultime notizie alla famiglia, alla moglie Giulietta e alle figlie Eleonora e Metella. Prima un sms («tutto ok») e poi, a sera, una telefonata a casa, con una linea disturbatissima, per avvisarle che di lì a poco, per motivi di sicurezza in zone così pericolose, anche il suo telefono satellitare avrebbe smesso di funzionare.

La Farnesina sarebbe stata avvisata il 15 aprile e il direttore Calabresi spiega perché, d’accordo con la famiglia, sono passati questi giorni: «Siamo abituati ai silenzi di Domenico, che si ripetono quasi in ogni suo viaggio, tanto che l’ultima volta che era stato in Mali non lo avevamo sentito per sei giorni. Fanno parte del suo modo di muoversi e di lavorare...la sua strategia è viaggiare da solo, tenendo un profilo bassissimo e mimetizzandosi tra le popolazioni...».

A quel punto, d’accordo con il ministero degli Esteri -anzi, probabilmente su input della Farnesina-, la scelta del silenzio: «Nell’ipotesi che potesse essere in una situazione di difficoltà e cercasse di uscire, ci è stato spiegato che era bene non dare visibilità alla persona».

UN FIOCCHETTO GIALLO
Sono stati e restano ancora giorni di grande angoscia per la sorte di Domenico Quirico, che già in passato ha rischiato la vita per fare il suo mestiere. Fu nell’agosto di due anni fa, quando nel tentativo di arrivare a Tripoli, venne rapito insieme a tre colleghi italiani. Durante il sequestro l’autista fu ucciso, loro vennero liberati due giorni dopo. E poi tutti i suoi viaggi degli ultimi vent’anni, in Congo, in Ruanda, in Somalia. Questa è la quarta volta che entra in Siria.

«Noi restiamo tenacemente attaccati alla speranza di aver al più presto sue notizie -scrive Calabresi-, di continuare ad ascoltare i suoi racconti». Per questo, sulla testata della Stampa di questa mattina, campeggerà un fiocchetto giallo, «come fanno le famiglie che attendono il ritorno di una persona cara».

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