Google dice al capoufficio se lavori male
Un software spia le email dei dipendenti e cancella parole sconvenienti prima di inviarle. Ennesimo smacco alla privacy
Qualcuno potrebbe dire che perseverare è diabolico. Eppure nella sua storia Google pare perseveri parecchio. L’ultima trovata, come rivelato dall’Huffington Post, sarebbe la messa in opera di un software in grado di spiare tutto quello che fanno i dipendenti al computer, comprese le email inviate, ricevute e in bozza, per analizzare il “sentiment” dell’azienda ed eventuali problematiche interne. Il brevetto “Policy Violation Checker” è stato depositato il 2 maggio presso l’ufficio brevetti degli Stati Uniti ed è liberamente consultabile dal sito web. Come un correttore ortografico, che individua parole errate e offre alternative ortografiche, lo strumento ha l’obiettivo di bloccare sul nascere email dal contenuto “rischioso” e non conformi alla politica aziendale.
Secondo alcune fonti, il checker di Google non avrebbe il solo potere di leggere suggerire parole alternative a quelle utilizzate nel testo delle email (attraverso la tecnica hacker conosciuta come “keylogging”), ma anche quello di informare terze parti circa la violazione delle regole dell’azienda presenti in certi documenti. Una possibilità che tradotta vuol dire libero accesso alla corrispondenza elettronica inclusi i messaggi di posta, documenti word, fogli di calcolo e presentazioni condivise che potranno essere modificati a piacimento dal Grande Fratello aziendale così da renderli più conformi alle politiche interne.
Nonostante Google abbia affermato come una tecnologia del genere sia stata pensata per il più largo monitoraggio sulla sicurezza, è evidente che un utilizzo minore possa destare motivo di preoccupazione per la privacy delle persone. Per smorzare ulteriormente le polemiche, ieri il portavoce di Google Matt Kallman ha comunicato con una mail che anche se il brevetto dovesse essere approvato non è detto che l’azienda potrebbe produrre un software da lanciare sul mercato: “La nostra idea è facilitare i processi aziendali – ha detto Kallman – alcuni progetti presentati come brevetti sono diventati realtà, altri no e quindi non è detto che questo venga realmente realizzato”.
Sarebbe il caso per Google di non scherzare più con la privacy. I tempi sono maturi per una presa di posizione dura anche da parte dei governi democratici. Non è un caso che il Presidente Obama abbia istituito la figura del “Privacy Officer”, ovvero di una persona che seguirà le vicende statunitensi legate alla diffusione dei dati privati delle persone, sia a livello etico che legale. Il ruolo è stato affidato a Nicole Wong, avvocato fino a ieri alle dipendenze di Twitter e prima ancora in Google (per ben otto anni). Tra le altre diatribe che Obama dovrà affrontare, con il supporto del nuovo Officer, c’è la discussa proposta dello Sharing Cyber Intelligence and Protection Act (CISPA), legge che mira a contrastare la diffusione non autorizzata di contenuti protetti dal diritto d’autore.
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