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mercoledì 2 ottobre 2013

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Banda larga, Italia solamente al 57° posto al mondo

Pubblicato il ottobre 2nd, 2013 da 
Banda larga, Italia solamente al 57° posto al mondo
Che la diffusione della banda larga in Italia non fosse ancora a livelli degni di un Paese come il nostro, non lo scopriamo certo oggi. Fa sempre però una certa impressione vedere i nudi dati confermare le nostre paure. Ecco allora che la ricerca condotta congiuntamente da CIA, AGIA e Cittadinanzattiva ha messo letteralmente a nudo le nostre debolezze nei confronti dell’ADSL e della connettività a banda larga in generale. Se nelle grandi città i problemi sono relativi (ma per testimonianza diretta dobbiamo confermare come anche risiedere a Milano non è assolutamente garanzia di avere un servizio all’altezza di quanto pagato), più si esce dalle zone più urbanizzate, più le difficoltà di connessione aumentano. Il “digital divide” tra città e campagna, senza contare quello annoso tra settentrione e meridione, è ancora fortissimo nel nostro Paese, dove secondo l’ultimo rapporto ONU, solamente il 58% della popolazione utilizza attivamente la rete. Si tratta di un risultato che ci mette solamente al 57° posto al mondo in questa speciale classifica, sottolineando ulteriormente la grave situazione nella quale ci troviamo.
Nel comunicato diffuso dalle stesse società che hanno condotto la ricerca, si legge: «Bisogna superare il ‘digital divide’ e colmare gli inaccettabili ritardi sull’Agenda digitale, solo così si può raggiungere l’obiettivo della semplificazione amministrativa per cittadini e imprese. Oggi la burocrazia costa 31 miliardi di euro al sistema Paese.» La differenza tra aree urbane e rurali è schiacciante: nelle prime l’89% delle persone può contare su una connessione a banda larga, nelle seconde invece si arriva ad appena il 17%.
Anche a livello industriale i risultati sono di bassissimo livello. Nel settore primario le industrie connesse sono solamente il 3,8% del totale, nonostante sia stato calcolato che gli agricoltori con accesso al Web abbiano un potenziale economico superiore del 40% rispetto agli altri. Naturalmente il dito è puntato verso il Governo e verso il ritardo nell’attuazione della famosa Agenda Digitale.

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