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giovedì 9 maggio 2013

Giro d’Italia 2013, presentazione 6a tappa: Mola di Bari-Margherita di Savoia, dove vederla e percorso [VIDEO] - International Business Times

Giro d’Italia 2013, presentazione 6a tappa: Mola di Bari-Margherita di Savoia, dove vederla e percorso [VIDEO] - International Business Times

http://www.ilmessaggero.it/Berlusconi, dopo la condanna Pdl in piazza sabato a Brescia: ci sarà anche il Cavaliere

Berlusconi, dopo la condanna Pdl in piazza sabato a Brescia: ci sarà anche il Cavaliere

Il Cavaliere alla manifestazione di Brescia dopo la conferma della condanna a quattro anni per frode fiscale nel processo Mediaset


Silvio Berlusconi
ROMA - La Procura di Napoli ha chiesto il rinvio a giudizio di Silvio Berlusconi per la vicenda della presunta compravendita dei senatori. Analoga richiesta è stata formulata per l'ex senatore Sergio De Gregorio e l'ex direttore dell'Avanti Valter Lavitola.

Silvio Berlusconi sarà in piazza sabato, dopo la conferma della condanna a 4 anni nel processo Mediaset, con l'aggiunta di 5 anni di interdizione dai pubblici uffici, per frode fiscale.

«Il Popolo della Libertà scende in piazza in difesa di Silvio Berlusconi. La manifestazione si svolgerà sabato 11 maggio a Brescia, alle 16 in piazza Duomo, con la partecipazione del presidente del Popolo della Libertà» si legge in un comunicato del Pdl.

Berlusconi cambia quindi il suo programma e decide di ripristinare la manifestazione in programma sabato a Brescia per le ore 18. Il Cavaliere aveva infatti deciso nei giorni scorsi di trasformare il comizio in un incontro con la stampa. Ieri, invece, la decisione di tornare all'idea originaria. L'ex premier terrà quindi una manifestazione e dopo una cena con gli imprenditori bresciani.

http://www.repubblica.it/Viber arriva su Pc e Mac: l'anti-Skype videochiama dal desktop



Viber arriva su Pc e Mac:
l'anti-Skype videochiama dal desktop

Disponibile la versione per computer del popolare software di messaggistica. L'app si sincronizza automaticamente con l'account dell'utente e riporta sulla scrivania le attività in corso nel dominio mobile. Aggiornamenti anche per iOS e Android

FUORI dai confini dello smartphone. Viber, una delle più popolari applicazioni di messaggistica mobili, approda sul desktop di Pc e Mac. Integrando il mondo di contatti già presente sui dispositivi mobili, e andando a competere direttamente con Skype. Un passaggio di ampliamento, quello di Viber, che manca ancora a Whatsapp. Ma che ad esempio Facebook ha colto in tempo, rinnovando completamente la sua applicazione di messaggistica, e anche Apple ha saputo cavalcare con l'estensione di iMessage al Mac oltre che a iPhone e iPad. Perché è sul terreno della convergenza tra dispositivi che si combatte la battaglia per gli utenti.

IMMAGINI: VIBER SU DESKTOP


Viber conta ora su oltre 200 milioni di utenti ed è disponibile per iOS, Android, Windows Phone e Blackberry. Nelle versioni per computer, Viber utilizza il numero di cellulare associato all'utenza come identificativo di accesso, e la password rimane ovviamente quella che già si possiede. I nuovi utenti possono registrarsi inserendo il numero di telefono e il codice di conferma che arriva tramite sms. "L'idea è di far usare Viber nel modo più istintivo possibile. E' vero che la gente ha spesso in mano lo smartphone, ma altrettanto spesso lavora al Pc. E ora può inviare messaggi direttamente dalla scrivania", dice il Ceo di Viber, Talmon Marco. E per questa versione desktop c'è anche la possibilità di videochiamare, proprio come avviene su Skype. 

Dopo l'installazione e l'accesso, l'app desktop si sincronizzerà con il database centrale di Viber e riporterà sul Pc tutte le conversazioni aperte. Il "push" dei messaggi avverrà invece esclusivamente sul dispositivo che risulta in attività, mentre la cancellazione dei messaggi si propagherà su tutti quelli registrati a nome dell'utente. Oltre alla versione computer, è in corso un aggiornamento di Viber per mobile. La versione 3.0 apporta diversi cambiamenti e porta in dote un algoritmo di riproduzione vocale migliorato. Nella versione Android è stato risolto un baco di sicurezza che rendeva il sistema vulnerabile ad attacchi hacker.

http://www.tgcom24.mediaset.it/Il 90% degli italiani dice no al carbone


Il 90% degli italiani dice no al carbone

Un plebiscito anti inquinamento e a favore delle rinnovabili

Il 90% degli italiani è contrario all'uso del carbone per produrre elettricità e vorrebbe un maggiore impiego di energia solare, anche con nuovi incentivi. Sempre 9 su 10 abitanti del Belpaese vorrebbero la chiusura entro il 2020 delle centrali più inquinanti, a carbone e a olio combustibile, pensando “un'Italia al 100% a energia verde”. Questi alcuni dati emersi dal nono rapporto "Gli italiani e il solare" realizzato da Ipr marketing e dall'Osservatorio sul solare della Fondazione UniVerde, con il sostegno di Yingli green energy Italia e di Sorgenia.
Meno burocrazia - In base ai risultati, per l'88% degli intervistati, sarebbe auspicabile l'introduzione di una carbon tax sulle attività che producono emissioni di Co2. Gli incentivi alle rinnovabili vanno ancora bene per l'85% degli intervistati ma è in forte aumento la percentuale di chi accetterebbe la sostituzione degli incentivi economici con quelli normativi, ovvero con semplificazioni burocratiche e libertà di auto-produrre e vendere energia in rete. In particolare, per 9 italiani su 10, andrebbe bene l'installazione di un impianto fotovoltaico sul proprio condominio utilizzando un incentivo pubblico.

Smart grid sconosciute - Le smart grid, ossia le reti intelligenti, restano ancora sconosciute alla maggioranza: il 77% degli intervistati non ne ha ancora mai sentito parlare (solo il 7% ne conosce il significato). Una volta appreso il significato, l'88% degli intervistati la valutano positivamente anche se rimangono dubbi sulla fattibilità in Italia.

Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione UniVerde ed ex ministro dell'Ambiente, osserva: "Gli italiani pensano in modo decisamente più verde rispetto alla loro classe dirigente. Emerge una grande determinazione verso una svolta energetica. Adesso più che mai, in un Parlamento caratterizzato da una forte presenza favorevole alla green economy, occorre promuovere questa svolta".

http://it.reuters.com/Mediaset, Lupi: su Berlusconi sentenza ingiusta, ma governo non traballa


Mediaset, Lupi: su Berlusconi sentenza ingiusta, ma governo non traballa

giovedì 9 maggio 2013 12:09
 
ROMA (Reuters) - Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi, esponente del Pdl, non ritiene che la sentenza d'appello che ieri ha confermato la condanna al leader del centrodestra Silvio Berlusconi a quattro anni di carcere (di cui tre condonati) e a 5 di interdizione dai pubblici uffici metta in pericolo la vita del governo Letta.
Il Pdl ha intanto confermato la manifestazione elettorale di sabato prossimo a Brescia, manifestazione alla quale è stata confermata la presenza di Berlusconi e che assumerà i contenuti di una adunata contro la "giustizia politicizzata", come dice anche l'esponente del Pdl Gregorio Fontana in una nota: "Ci mobiliteremo contro questo ennesimo atto di ostilità politica rivestito di formule giuridiche e contro ogni altro tentativo di espellere dalla scena pubblica uno statista come Silvio Berlusconi e ad azzerare un grande partito popolare e democratico come il Pdl".
"Non sarà una sentenza ingiusta che farà traballare il governo", ha detto Lupi nel corso di un'intervista questa mattina nella trasmissione "La telefonata" di Canale 5.
"Eventualmente sarà la incapacità mia, essendo parte di questo governo, e del governo di non realizzare il programma per cui siamo nati", ha aggiunto Lupi.
Ieri la corte di appello di Milano ha confermato la sentenza di condanna di primo grado di Berlusconi - per frode fiscale - nel processo sulle presunte irregolarità nella compravendita dei diritti tv e cinematografici da parte di Mediaset.
Sul sito it.reuters.com le notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia

http://www.ilmessaggero.it/Genova, nave contro il porto: 7 morti, vivo un disperso. Indagato il comandante

Genova, nave contro il porto: 7 morti, vivo un disperso. Indagato il comandante

Indagaticomandante e pilota. Recuperato vivo uno dei dispersi. Ne restano due. Quattro feriti. Sigilli alla Jolly Nero, dai colloqui radio ipotesi avaria. Letta: tragedia immane, solidarietà alle famiglie

Genova, nave contro il porto: 7 morti, vivo un disperso. Indagato il comandante

Indagaticomandante e pilota. Recuperato vivo uno dei dispersi. Ne restano due. Quattro feriti. Sigilli alla Jolly Nero, dai colloqui radio ipotesi avaria. Letta: tragedia immane, solidarietà alle famiglie


ROMA - È di sette morti, due dispersi e quattro feriti il bilancio provvisorio dell'incidente avvenuto martedì sera nel porto di Genova, dove una nave cargo, la Jolly Nero, poco dopo le 23.30 ha urtato e abbattuto la torre piloti del molo Giano, una struttura in cemento alta oltre 50 metri, forse a causa di un guasto ai motori. Il comandante della portacontainer, Roberto Paoloni, 63 anni, di Genova, è indagato dalla Procura di Genova con l'ipotesi di reato di omicidio colposo plurimo. Indagato anche il pilota del porto di Genova che si trovava a bordo della Jolly Nero per la manovra. Lo ha dichiarato il procuratore di Genova Michele di Lecce che non esclude altri nomi nell'iscrizione nel registro degli indagati. Recuperato vivo tra le macerie Maurizio Potenza, uno dei piloti del porto, che si trovava nella costruzione. Al Molo Giano intanto si continua a lavorare per trovare i dispersi e liberare la banchina dalle macerie. A Genova è arrivato Enrico Letta.

Le 7 vittime accertate sono: Daniele Fratantonio, 30 anni, di Rapallo; Davide Morella, 33 anni, di Biella (e non di Bisceglie come detto in precedenza); Marco De Candussio, 40 anni, di Lavagna, originario di Barga (Lucca); Giuseppe Tusa, 25 anni, di Milazzo, tutti e quattro militari della Guardia Costiera; il pilota Michele Robazza, 31 anni, di Livorno; l'operatore radio dei rimorchiatori Sergio Basso, 50 anni, di Genova; l'operatore radio dei piloti Maurizio Potenza, 50 anni, di Genova. I due dispersi: mancano all'appello il sergente Gianni Jacoviello, 33 anni, della Spezia, e il maresciallo Francesco Cetrola, 38 anni, di Santa Marina in provincia di Salerno e non di Matera come scritto in un primo momento. I 4 feriti: i due ricoverati all'ospedale Galliera sono Enea Pecchi, 40 anni, di Pavia, in prognosi riservata; e Raffaele Chiarlone, 36 anni, di Cuneo. I due ricoverati al Villa Scassi di Sampierdarena sono Gabriele Russo, 32 anni, di Messina; e Giorgio Meo, 35 anni, di Taranto, ritrovato sotto le macerie della torre.

È stata colta da un malore, quando ha saputo della morte del marito, la moglie di Michele Robazza. Sul posto è dovuta intervenire un'ambulanza del 118, che l'ha trasportata all'ospedale di Livorno. Robazza lascia anche due figli di 7 e 8 anni. La notizia della morte del pilota livornese ha scosso profondamente la città toscana.

La nave è stata sequestrata e sono state aperte due inchieste: una dalla procura di Genova e un'altra dalla Guardia costiera. Il comandante, indagato, è stato ascoltato dal pm, Walter Cotugno, a bordo della nave posta sotto sequestro.Secondo alcune testimonianze il cargo avrebbe avuto un'avaria ai motori, per cui era diventata ingovernabile. È una ipotesi su cui sta indagando la procura. «Ma al momento non siamo in grado di dare una versione ufficiale sull'accaduto», dice il procuratore Michele Di Lecce. Al timone c'era uno dei piloti del porto.

Notte di ricerche ininterrotte. Al Molo Giano si continua a lavorare per cercare di liberare la banchina da ciò che resta della Torre di controllo del Porto. Le operazioni di ricerca dei dispersi proseguono.

Sommozzatori dei vigili del fuoco hanno scandagliato il fondo del porto per tutta la notte, mentre decine di uomini del soccorso lavorano per rimuovere le macerie della torre e delle due palazzine della Capitaneria crollate dopo l'urto. Si opera anche con l'ausilio di un pontone, in condizioni difficili.

I feriti. Dei quattro feriti accertati, due sono stati ricoverati all'ospedale Galliera di Genova: uno è in prognosi riservata e l'altro in via di miglioramento. Gli altri due sono in condizioni meno gravi. I quattro si sono salvati perché sarebbero riusciti a gettarsi in mare prima del crollo della torre.

La ricostruzione dei fatti. Erano da poco passate le 23.30 quando la Jolly Nero della linea Messina, stava lasciando lo scalo diretta a Napoli. La poppa della nave ha completamente sbagliato manovra ed è di fatto entrata dentro la Palazzina piloti, dove operano e vivono i piloti della Capitaneria di Porto di Genova. È sempre più consistente l'ipotesi che a causare l'incidente al porto di Genova sia stata una avaria della Jolly Nero. Si apprende da fonti investigative. Il comandante del rimorchiatore Spagna grida al pilota via radio: «Non c'è più acqua, che fate?». Il pilota risponde: «Non ho la macchina» frase per dire che non entrava la marcia avanti. Secondo quanto emerge dal racconto dei testimoni la rotazione della nave era in atto nel bacino di evoluzione, ma non è stato fermato il «moto indietro». Quando la nave è arrivata a circa 100 metri dalla torre, dal rimorchiatore di poppa, Spagna, è partito l'allarme. Il cargo, in quella fase, secondo quanto emerso, era pesante 45 mila tonnellate e procedeva a 3,5 nodi di velocità rispettando le regole di manovra. I rimorchiatori - lo Spagna traina 72 tonnellate, il Genoa, che era a prua, 60 - hanno il compito di far ruotare la nave, ma non sono in grado di fermarla in pochi metri in caso di avaria. Mentre la Jolly Nero procedeva contro la torre dei piloti senza essere in grado di mettere la marcia avanti, raccontano i testimoni, il rimorchiatore Spagna ha tentato disperatamente di aumentare la rotazione per modificare la rotta del cargo ed evitare l'impatto. Dopo avere gridato ripetutamente «non avete più acqua» al pilota della nave, il comandante del rimorchiatore ha dato ordine al suo pilota di defilarsi per evitare di rimanere schiacciato tra la Jolly Nero e la torre dei piloti. Il cavo di traino dello Spagna, che è stato messo sotto sequestro, si è spezzato nella fase finale della manovra dicono i testimoni ma non è chiaro se prima o durante l'impatto. Se il rimorchiatore opera con una trazione e un angolo congruo non si può spezzare per nessuna ragione viene fatto notare dagli addetti ai lavori. L'ipotesi è che si sia spezzato durante l'urto o qualche istante prima, quando l'angolo di trazione del cavo si è acuito di colpo per la manovra del rimorchiatore. In quel caso può avere sfregato in modo improprio contro la superficie della Jolly Nero, dicono gli addetti ai lavori, ed essersi spezzato come se fosse stato tagliato con un coltello.

Letta. Il presidente del Consiglio, Enrico Letta, si è recato all'ospedale Galliera a Genova per salutare i due ricoverati rimasti feriti nell'incidente. Dopo aver salutato anche gli altri due del Villa Scassi, Letta è andato al porto per un sopralluogo con il sindaco di Genova, Marco Doria, e il presidente della Regione
Liguria, Claudio Burlando. «Una tragedia immane»: con queste parole il presidente del Consiglio, ha salutato in porto a Genova il presidente dell'Autorità portuale, Luigi merlo, e il comandante della capitaneria di porto, Felicio Angrisano. «Sono qui per esprimere solidarietà alle famiglie dei feriti e a tutte le famiglie».

L'armatore della nave, Stefano Messina, sconvolto: «Siamo senza parole, e disperati», ha detto Messina.

A Genova è arrivato il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi che ha incontrato i parenti delle vittime e nel pomeriggio riferirà alla Camera. «Sgomento» del premier Enrico Letta che esprime «vicinanza» alla città e alle vittime. Anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha espresso dolore e solidarietà ai familiari. Il presidente del Consiglio questa mattina ha avuto un colloquio telefonico con il presidente dell'Autorità portuale di Genova, per fare il punto sulla situazione - riferisce un comunicato - e per informarsi dello svolgimento dei fatti. Si è poi svolta una riunione a Palazzo Chigi con il ministro per le Infrastrutture e i trasporti, al quale il presidente ha chiesto di recarsi immediatamente a Genova per seguire lo svolgimento delle operazioni. Il governo riferirà oggi alle 16 in Parlamento.

La relazione in Parlamento. «Non siamo ancora in grado di definire le cause» dell'incidente nel porto di Genova. Tra quelle ipotizzabili ci sono un'avaria al sistema di propulsione della nave, eventuali problemi ai cavi di trazione dei rimorchiatori, difetti di accosto o velocità della manovra. Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi nel corso di un'informativa alla Camera. «Il comandante della nave è il responsabile della manovra, anche se questa era assistita da rimorchiatori», ha aggiunto Lupi. E ancora: «Il servizio di pilotaggio per mercantili come il Jolly Nero è obbligatorio, anche se per il codice della navigazione il pilota a bordo assume il ruolo e la responsabilità di consulente tecnico della manovra della quale è comunque responsabile in via esclusiva il comandante della nave. Questi - ha aggiunto - può tuttavia provare che l'incidente è stato causato da errate indicazioni rese dal pilota». Nell'incidente, ha proseguito il ministro, «risulta che due rimorchiatori operassero in ausilio alla manovra del Jolly Nero, ma si deve ancora accertare se i mezzi fossero solo disponibili sotto bordo o già collegati da cavi di rimorchio alla nave assistita».

I soccorritori. Di 'disastri' ne hanno visti molti, e abitualmente sono impegnati in recuperi difficili su strade e autostrade. Di ferite brutte ne hanno viste tante soprattutto quando devono tirar fuori corpi umani da lamiere di automobili accartocciate. Ma i due militi della Croce Azzurra di Genova Davide Boccaccio e Donato Altamura, tra i primi la notte scorsa a presentarsi al Molo Giano, una scena così non l'avevano mai vista. «Era come stare dentro ad una apocalisse di macerie e acqua salata e sporca - hanno detto i due soccorritori - Siamo arrivati sul posto quasi subito, e ci siamo trovati dentro a una situazione che non avevamo mai visto prima: c'erano corpi sotto le macerie. Dovevamo fare in fretta, ma la situazione era davvero difficile». Non solo per l'ora notturna, ma anche perchè l'acqua del mare con il crollo della torre è diventata di colpo torbida, rendendo difficilissimo il lavoro dei sommozzatori dei vigili del fuoco immediatamente accorsi sul posto. «Abbiamo cercato di gestire una situazione di vera emergenza. Il nostro compito era quello di cercare di raggiungere le persone rimaste incastrate sotto la struttura che si è accartocciata. Bisognava procedere in fretta, ma nello stesso tempo con cautela, per non ferire ulteriormente eventuali sopravvissuti». In tutto là sotto di feriti ce n'erano ancora quattro, tutti militari della capitaneria di Porto di Genova. «Lo scenario era quello di un terremoto. Era crollata non solo la torre ma anche l'adiacente palazzina». I soccorritori si sono aperti un varco tra le macerie ancora fumanti usando le mani nude, per evitare ulteriori crolli che avrebbero potuto essere fatali. È stato fatto intervenire un pontone, ma subito si è capito che usando le macchine si sarebbero messi a rischio eventuali sopravvissuti. «Così abbiamo continuato a mano, è stato faticosissimo. Per fortuna siamo riusciti a tirarne fuori quattro ancora vivi». «Le condizioni dei feriti sono apparse subito gravi - ha detto il medico del 118 Andrea Furganti, intervenuto al Molo Giano - Abbiamo cercato di stabilizzarli. Uno era in crisi ipotermica, era rimasto a lungo in acqua. Altri avevano apparenti fratture. Li abbiamo messi in sicurezza e fatti trasportare in ospedale».

Lutto cittadino a Genova. Lo ha proclamato per giovedì il sindaco Marco Doria per il «gravissimo incidente avvenuto nel porto, che colpisce l'intera città». «Mentre sono in corso le operazioni di ricerca dei dispersi - ha comunicato il Comune - il sindaco Marco Doria esprime il cordoglio dei genovesi ai familiari di coloro che hanno perso la vita nello svolgimento del proprio lavoro».

mercoledì 8 maggio 2013

http://www.ilmessaggero.it/Sisma L'Aquila: Cialente al prefetto «Il governo mi rimuova»

Sisma L'Aquila: Cialente al prefetto
«Il governo mi rimuova»

La replica del sindaco dopo decreto
continua la protesta per il ritardo dei fondi



L'Aquila «Credo di essere il primo sindaco non mafioso rimosso in Italia - ha spiegato Cialente - il governo non ha capito che rimuovendo me non solo non placa la rabbia degli aquilani ma continua sempre più a provocarla.
Mi chiedo dove vogliano andare a finire: forse vogliono mandare l'esercito magari agli ordini del prefetto?», così il sindaco dell'Aquila che ha comunicato ufficialmente il suo no al prefetto dopo l'imposizione governativa sulla ricollocazione della fascia tricolore e delle bandiere in comune. «Ricevo in questo momento dal Prefetto della Provincia dell'Aquila, un decreto che mi diffida formalmente a porre termine con immediatezza alla mia azione di protesta», scrive nella sua lettera Cialente. «Nel decreto, il Prefetto afferma che 'L'eventuale persistenza della condotta posta in esserè sarà oggetto di valutazione per la mia rimozione da Sindacò. Con questa lettera - continua il sindaco dell'Aquila - ufficialmente comunico di respingere la diffida ed il decreto per cui mi aspetto che il Governo Italiano, che certamente era a conoscenza di questo decreto di diffida e probabilmente ispirandolo, si assuma la responsabilità di rimuovermi da sindaco, oggi stesso o domani al massimo. Come si fa per i sindaci mafiosi». Cialente racconta che il suo gesto di aver riconsegnato fascia tricolore e tolto le bandiere per la mancata assegnazione dei fondi per la ricostruzione del sisma del 6 aprile 2009, ha creato «potenziali turbative all'ordine ed alla sicurezza pubblicà, e che avrei turbato i sentimenti delle giovani generazioni rimuovendo le bandiere dalle scuole». Sono allibito. Come denuncio da mesi, inascoltato, la situazione dell'ordine pubblico in questa città che è ormai una polveriera di rabbia, disperazione, scoramento, se ancora viene un minimo mantenuta lo si deve all'ingrato compito che in nome di uno spirito istituzionale che ad altri manca, il comune dell'Aquila si è assunto, esercitando una faticosa e dolorosa opera di cuscinetto fra l'abbandono dello Stato ed una comunità che a quattro anni dal sisma vede uno dei più grandi centri storici d'Italia, il suo centro storico, completamente abbandonato a se stesso e le case della periferia distrutta». «Da uomo delle Istituzioni quale so di essere, ricordo a tutti che la bandiera, simbolo della Patria, non si onora in modo formale, ma rispettandola anzitutto con azioni di responsabilità e dovere istituzionale, a cominciare dallo Stato e dai Governi che, invece, non hanno assolto il loro compito nei confronti della più grande tragedia naturale degli ultimi cento anni». «Mi aspettavo una lettera di scuse - conclude Cialente - Mi si caccia! Sono orgoglioso di essere cacciato. I cittadini capiranno le mie ragioni, le hanno già capite».

http://www.ansa.it/Incidente Genova: colloqui radio rivelano avaria


Incidente Genova: colloqui radio rivelano avaria

Rimorchiatore: 'ma che fate?', pilota grida:'non ho la macchina

08 maggio, 23:06
Incidente Genova: colloqui radio rivelano avariaIncidente Genova: colloqui radio rivelano avaria
  (di Paolo Mori e Luisella Rossi) (ANSA) - GENOVA, 8 MAG - Una manovra "non abituale, ma neppure troppo inusuale", dice il procuratore capo di Genova Michele Di Lecce, per commentare il percorso della Jolly Nero per uscire dal porto. E proprio perché non inusuale, quella manovra sul finire è apparsa strana a chi aiuta a farla da anni. Il comandante del rimorchiatore di poppa, lo Spagna, ha visto che qualcosa non stava andando come sempre e alla radio ha urlato al pilota del cargo: "Non c'é più acqua, che fate?". Il pilota ha gridato disperato: "Non ho più la macchina", frase che sta a indicare che non riusciva a mettere la nave con i motori avanti, come doveva avvenire a quella fase della manovra. Questo emerge dai colloqui radio e dalle testimonianze dei protagonisti e indirizza l'indagine in modo deciso verso l'ipotesi che possa essere stata una avaria a causare la tragedia: 7 morti, due dispersi e quattro feriti.
Eccola la manovra, così come la descrivono gli inquirenti: la nave ha fatto retromarcia con la poppa per poi uscire dal porto di prua ma in questa posizione non si è mai messa e con la parte sinistra della poppa ha urtato contro la base della torre, interamente crollata.
Il procuratore Di Lecce, che parla dell'indagine affidata al suo sostituto Walter Cotugno, rimane però cauto. "Dobbiamo verificare se la manovra è avvenuta in modo corretto o se qualcosa non ha funzionato", ma già in mattina era stata la stessa procura a far trapelare che l'ipotesi dell'avaria era consistente. Parla Di Lecce, e rivela che un cavo di un rimorchiatore si è rotto, ma aggiunge "forse dopo l'incidente".
E pare che sia andata proprio così: il mezzo avrebbe provato fino all'ultimo di velocizzare la rotazione del cargo per evitare l'impatto con la torre e il cavo si sarebbe rotto a fine manovra. E' stato sequestrato, come la 'scatola nera' della nave, il vdr, che registra tutto ciò che avviene a bordo.
Ci sarebbe stata anche un'altra manovra disperata: il comandante della Jolly Nero avrebbe gettato le ancore per provare a frenare la nave che stava impattando contro la torre di controllo.
Intanto sono due gli indagati. Si tratta del comandante del cargo della compagnia Messina, Roberto Paoloni, romano, 63 anni, e il pilota del porto che si trovava sulla Jolly Nero, Antonio Anfossi, cinquantenne, genovese: entrambi ritenuti "molto esperti". Sono accusati di omicidio colposo plurimo. Il comandante si è avvalso della facoltà di non rispondere.
"Ma gli indagati - dice Di Lecce - potrebbero aumentare e stiamo valutando l'eventuale sussistenza del reato di attentato alla sicurezza dei trasporti previsto dal codice della navigazione". In questo momento". Il procuratore ha spiegato che comandante e pilota hanno ruoli diversi ma, il ministro Lupi, durante l'audizione alla Camera, ha specificato che "la responsabilità della manovrà è del comandante, il piota a bordo ha il ruolo di consulente". E il legale di Paoloni, Romano Raimondo, dice: "Chiederemo che siano esaminate le conversazioni con i rimorchiatori e con la torre". E l'indagine dovrà anche accertare se l'edificazione della torre in quel punto rispettava tutte le norme di sicurezza per la navigazione. (ANSA).

http://www.ilmessaggero.it/Grillo attacca Floris e Ballarò: «E' un giornalista o un dipendente?»

Grillo attacca Floris e Ballarò:
«E' un giornalista o un dipendente?»



Beppe Grillo (foto Angelo Carconi - Ansa)
ROMA - Beppe Grillo attacca Giovanni Floris e Ballarò e lancia sul suo blog un polemico sondaggio tra gli attivisti 5 Stelle: il conduttore di Ballarò «è un giornalista o un dipendente?» L'attacco segue un sondaggio mostrato in trasmissione in cui si chiedeva se il M5S è «un gruppo integralista che non va oltre la protesta».

«Ieri sera - si legge infatti nel blog di Grillo - Ballarò ha divulgato i risultati di un sondaggio il cui quesito era: "Definirebbe il MoVimento 5 Stelle: un gruppo integralista che non va oltre la protesta o la vera opposizione che serve al Paese"». Il sondaggio ha decretato che il M5S è "un gruppo integralista che non va oltre la protesta"».

«Il sondaggio si distingue per rigorosità e professionalità, l'impegno profuso per screditare scientificamente il M5S è sicuramente encomiabile: i servi sono sempre più zelanti dei loro padroni». Per questo Grillo contrattacca e ironicamente annuncia: «Colgo l'occasione per lanciare un sondaggio: "Definirebbe Giovanni Floris: un vero giornalista o un dipendente assunto dal Pdmenoelle alla Rai? Votate!». 

ww.lastampa.it-Google dice al capoufficio se lavori male


Google dice al capoufficio se lavori male

Un software spia le email dei dipendenti e cancella parole sconvenienti prima di inviarle. Ennesimo smacco alla privacy
ANTONINO CAFFO
Qualcuno potrebbe dire che perseverare è diabolico. Eppure nella sua storia Google pare perseveri parecchio. L’ultima trovata, come rivelato dall’Huffington Post, sarebbe la messa in opera di un software in grado di spiare tutto quello che fanno i dipendenti al computer, comprese le email inviate, ricevute e in bozza, per analizzare il “sentiment” dell’azienda ed eventuali problematiche interne. Il brevetto “Policy Violation Checker” è stato depositato il 2 maggio presso l’ufficio brevetti degli Stati Uniti ed è liberamente consultabile dal sito web. Come un correttore ortografico, che individua parole errate e offre alternative ortografiche, lo strumento ha l’obiettivo di bloccare sul nascere email dal contenuto “rischioso” e non conformi alla politica aziendale. 

Secondo alcune fonti, il checker di Google non avrebbe il solo potere di leggere suggerire parole alternative a quelle utilizzate nel testo delle email (attraverso la tecnica hacker conosciuta come “keylogging”), ma anche quello di informare terze parti circa la violazione delle regole dell’azienda presenti in certi documenti. Una possibilità che tradotta vuol dire libero accesso alla corrispondenza elettronica inclusi i messaggi di posta, documenti word, fogli di calcolo e presentazioni condivise che potranno essere modificati a piacimento dal Grande Fratello aziendale così da renderli più conformi alle politiche interne. 

Nonostante Google abbia affermato come una tecnologia del genere sia stata pensata per il più largo monitoraggio sulla sicurezza, è evidente che un utilizzo minore possa destare motivo di preoccupazione per la privacy delle persone. Per smorzare ulteriormente le polemiche, ieri il portavoce di Google Matt Kallman ha comunicato con una mail che anche se il brevetto dovesse essere approvato non è detto che l’azienda potrebbe produrre un software da lanciare sul mercato: “La nostra idea è facilitare i processi aziendali – ha detto Kallman – alcuni progetti presentati come brevetti sono diventati realtà, altri no e quindi non è detto che questo venga realmente realizzato”. 

Sarebbe il caso per Google di non scherzare più con la privacy. I tempi sono maturi per una presa di posizione dura anche da parte dei governi democratici. Non è un caso che il Presidente Obama abbia istituito la figura del “Privacy Officer”, ovvero di una persona che seguirà le vicende statunitensi legate alla diffusione dei dati privati delle persone, sia a livello etico che legale. Il ruolo è stato affidato a Nicole Wong, avvocato fino a ieri alle dipendenze di Twitter e prima ancora in Google (per ben otto anni). Tra le altre diatribe che Obama dovrà affrontare, con il supporto del nuovo Officer, c’è la discussa proposta dello Sharing Cyber Intelligence and Protection Act (CISPA), legge che mira a contrastare la diffusione non autorizzata di contenuti protetti dal diritto d’autore. 

http://notebookitalia.it/WINDOWS 8: 100 MILIONI DI LICENZE VENDUTE IN 6 MESI


WINDOWS 8: 100 MILIONI DI LICENZE VENDUTE IN 6 MESI

Windows 8: 100 milioni di licenze vendute in 6 mesiMicrosoft ha dichiarato di aver venduto oltre 100 milioni di licenze di Windows 8, a poco più di sei mesi dal suo lancio. Redmond si aspetta l'arrivo di nuovi concept di computer portatili ed assicura un futuro update per il suo sistema operativo.
Lanciato il 26 ottobre 2012, Windows 8 è stato venduto in oltre 100 milioni di licenze. Durante un incontro con la stampa americana, Microsoft ha sottolineato che questo risultato è arrivato dopo appena sei mesi dal suo lancio, in linea con le vendite di Windows 7, dichiarate nel corso del primo anno di commercializzazione. Teniamo a sottolineare che le vendite contano le licenze acquistate dai consumatori finali online o attraverso la grande distribuzione, ma anche comprando tablet, notebook e PC desktop equipaggiati con il nuovo OS.
Acer Aspire R7
100 milioni di licenze, dunque, non corrispondono ai computer con Windows 8 utilizzati quotidianamente, su cui Microsoft non ha ancora divulgato le stime, nè sappiamo quante licenze (di 100 milioni) appartengano a Windows RT, la versione di Windows 8 dedicata ai processori ARM-based. Con queste premesse, Windows 8 seguirà le orme del suo predecessore nei prossimi mesi? Window 7 è stato venduto in 240 milioni di licenze nel corso del suo primo anno sul mercato, ma le vendite dei PC sono state (nel 2010) molto più dinamiche di quanto lo siano oggi. Windows 7 ha avuto il vantaggio di sostituire Windows Vista, un OS ampiamente criticato, mentre Windows 8 introduce delle feature molto apprezzate, tra cui la nuova interfaccia ModernUI.
Secondo Microsoft, diversi fattori dovranno contribuire al successo di Windows 8 entro la fine dell'anno, a partire da "Windows Blue", il futuro aggiornamento del sistema operativo che risponderà e soddisferà le aspettative degli utenti finali. Non sappiamo se Redmond abbia deciso di reintegrare il pulsante "Start" in Windows 8, ma ha confermato che presto il nuovo OS sarà installato su dispositivi con schermi di piccole dimensioni, con tablet da 7 e 8 pollici.
Microsoft conta anche sull'arrivo di molti computer touch e sempre più economici. "Sappiamo che i clienti amano i notebook touch, ma sono anche frenati dal prezzo. I nostri partner devono scommettere sul volume, per abbassare i prezzi ed accontentare i clienti", ha dichiarato Tami Raller, direttore finanziario di Microsoft (ma anche responsabile della divisione di commercializzazione di Windows).