Renzi premier, il Pdl ci prova, il Pd ha paura
Ha visto Monti e forse parlerà alla direzione dei democratici. Berlusconi e Napolitano lo vogliono per rompere l'impasse, ma Bersani...
05/03/2013
Paradossi d'Italia: l'uomo che mezzo Pdl vorrebbe a Palazzo Chigi per uscire dalla palude appartiene al centrosinistra, ma il Pd lo vede come fumo negli occhi. Lui è Matteo Renzi, da mesi è l'anti-Bersani ufficiale e da qualche giorno, in maniera sospetta, più d'un esponente del centrodestra lo indica come la chiave di volta per spazzare via in un colpo le resistenze dei caporioni democratici (D'Alema, ancora lui...) ma soprattutto spiazzare il "no al governo" preventivo del grande vincitore delle urne, Beppe Grillo. Strategia rischiosa, certo, quella del centrodestra. Fare premier quello che tanti, anche non di sinistra, avrebbero voluto votare alle primarie di Pd e Sel lo scorso dicembre sa di azzardo, di ipoteca sul futuro. Ma la verità è che Silvio Berlusconi per primo è convinto che serva uno choc per far ripartire l'Italia. E se lo choc lo può garantire solo il rottamatore, ben venga. "Faccia il leader e si decida", ha incalzato il Cav rivolto a Bersani, da Villa Gernetto. Come dire: o fai il governo con Grillo (e il Pdl sta all'opposizione) oppure ti fai da parte, perché anche il Colle è stato chiaro, è impensabile tornare subito al voto.
Le manovre di Renzi - Indubbiamente, è stato Renzi il protagonista di giornata. A pranzo ha visto a Palazzo Chigi il premier uscente Mario Monti e nonostante le smentite a tanti è sembrato un modo per sondare gli umori (di Monti, e di Napolitano) e preparare il terreno per la staffetta. Professore e sindaco di Firenze hanno condiviso il giudizio sulla difficoltà in cui si trova la politica italia alla vigilia dell'elezione dei due presidenti di Camera e Senato, dell'incarico al nuovo governo e dell'elezione per il Quirinale. Mercoledì 6 marzo sarà la giornata più importante: Renzi parteciperà alla riunione della direzione del Partito democratico e, per la prima volta da quando è stato eletto sindaco, potrebbe prendere la parola. A poco servono le smentite ("Se fallisce Bersani non voglio fare il premier"), ma un renziano di ferro come Nardella, ex vicesindaco di Firenze eletto in Parlamento col Pd, aveva rivelato: "Se va male il tentativo con Grillo, troveremo un accordo col Pdl". Difficile che quell'accordo passi dalla scelta di un premier tecnico.
Le paure del Pd - Paradosso, si diceva, è che l'unica carta vicente in mano alla sinistra proprio la sinistra non la voglia giocare. Bruno Tabacci, leader del Centro Democratico, alleato del Pd nonchè uno dei 4 rivali di Renzi alle primarie del centrosinistra, oggi è stato chiaro: "Al di là delle diverse combinazioni possibili, credo che lo sbocco più probabile sia quello di un governo di scopo che faccia la riforma elettorale e poi riporti il Paese a nuove elezioni". "Quanto a un governo guidato da una personalità del Pd ma diversa da Bersani, affidato per esempio a Renzi - conclude il centrista - non sarebbe un governo del Presidente ma un governo che nasce da una indicazione del Pd che dovrebbe però ribaltare le indicazioni emerse dalla Primarie. Sarebbe un suicidio politico". In imbarazzo anche Marina Sereni, del Pd, secondo cui non ci sarebbe un pericolo-Renzi: "Non è Monti che affida l'incarico al prossimo presidente del Consiglio, vorrei evitare di infilarci in scorrettezze istituzionali. E' il Presidente della Repubblica. Renzi è stato molto leale, ha fatto una campagna elettorale insieme al segretario fino alla fine - aggiunge -, sono convinta che è una risorsa per tutto il partito democratico". Probabilmente, il Pd la vorrà sfruttare a tempo debito. Ma non è detto che sia costretto a farlo prima, su pressioni di Napolitano, Monti e Berlusconi.
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