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martedì 1 ottobre 2013

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Pdl nel caos, verso la scissione. Giovanardi: «Siamo in 40». Alfano: tutto il partito voti fiducia

Ministri Pdl a Palazzo Chigi. Il premier vede anche Renzi. Santanchè: offro la mia testa per l'unità del partito

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Alfano a palazzo Grazioli (foto Cecilia Fabiano - Toiati)
Alta tensione nel Pdl, dove un gruppo di senatori è pronto a staccarsi e a creare un nuovo gruppo pronto a votare la fiducia al premier Enrico Letta. Angelino Alfano intanto afferma: «Rimango fermamente convinto che tutto il nostro partito domani debba votare la fiducia a Letta. Non ci sono gruppi e gruppetti».

Nuovo vertice intanto stamani a Palazzo Grazioli con Silvio Berlusconi e i big del partito. Poi faccia a faccia del Cavaliere con il segretario Alfano, che dopo è andato da Letta a Palazzo Chigi. Un nuovo incontro dopo quello tesissimo della notte scorsa in cui vicepremier avrebbe anche ventilato l'ipotesi di lasciare il partito con gli altri ministri dimissionari.

La riunione dei vertici del Pdl è stata convocata per cercare di evitare lo strappo, minacciato dalla colombe contrarie a sfiduciare il premier. Secondo indiscrezioni, i moderati del Pdl pensano infatti a un nuovo gruppo al Senato pronto a votare la fiducia al governo. Durissimo lo scontro con i falchi del partito.

Il presidente del Consiglio intanto stamani è salito di nuovo al Quirinale e poi a Palazzo Chigi ha incontrato il sindaco di Firenze, Matteo Renzi. Riunita anche la segreteria del Pd che ribadisce la volontà di sostenere la richiesta di chiarezza di Letta.

Andirivieni a Palazzo Chigi. L'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, è stato oggi a palazzo Chigi a colloquio con il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini. Anche Fabrizio Cicchitto è stato a Palazzo Chigi per incontrare il premier. Letta ha poi visto anche Alfano con i ministri dimissionari del Pdl Gaetano Quagliariello e Beatrice Lorenzin.

I sottosegretari non si dimettono. Intanto, non si hanno notizie di lettere di dimissioni da parte dei sottosegretari e dei viceministri del Pdl, come chiesto da Berlusconi dopo le dimissioni dei ministri. Interrogate in merito, fonti qualificate riferiscono che per ora non è arrivata alcuna comunicazione in merito.

Fermento nelle file dei senatori Pdl. Fuori dal Senato e nel transatlantico sono evidenti capannelli di pidiellini e/o forzisti alle prese con le incertezze del momento. E crescono le voci che danno 20-30 senatori pronti a dar vita a un nuovo gruppo, che potrebbe chiamarsi "I Popolari", per permettere alla legislatura di continuare.

«Abbiamo i numeri, siamo anche più di 40, e siamo fermi nel voler mantenere l'equilibrio di governo. Per questo voteremo la fiducia. Il problema dei numeri, al massimo, è degli altri», ha detto il senatore dissidente del Pdl Carlo Giovanardi in merito alla fiducia al governo Letta. «C'è anche la possibilità che domani tutto il Pdl voti la fiducia a Letta. Mi sembra che sia questo l'orientamento che sta maturando. Certo chi non vuole rimanere nel Pdl se ne andrà per fare numero. Noi rimaniamo nel Pdl; nessuna scissione», ha poi sottolineato Giovanardi intervenendo allo speciale di SkyTg24.

I numeri per formare un nuovo gruppo alfaniano al Senato insomma ci sarebbero. I senatori siciliani che tengono il pallottoliere in queste ore frenetiche sono convinti che stavolta l'operazione salva larghe intesè può andare in porto. Si attende solo l'ok di Alfano per partire.

La scissione interna al Pdl con la formazione di un nuovo gruppo di colombe filogovernative da contrapporre ai falchi azzurri guidati da Denis Verdini e Daniela Santanchè passerebbe inevitabilmente dalla partita delicatissima sulla futura cabina di comando della rinata Forza Italia. Chi guiderà la cosa azzurra lanciata dal Cav? Molto è legato anche a questo nodo. Bisognerà capire, infatti, se Alfano accetterà la coabitazione con la Santanchè e gli altri duri in un comitato direttivo da affiancare al leader Berlusconi.

Il Cavaliere, raccontano, è determinato ad andare avanti fino in fondo, ma vorrebbe evitare una rottura interna al partito, perché teme la dispersione di consensi e la fuga di vari parlamentari attirati dalle sirene di un Letta bis che garantirebbe loro una riconferma in Parlamento senza passare per l'incognita del voto anticipato.

«Mi risulta che il segretario Alfano ha chiesto la mia testa come condizione per mantenere l'unità del Pdl-Forza Italia. Detto che ciò dimostra la strumentalità della protesta in corso da parte dei nostri ministri dimissionari, non voglio offrire alibi a manovre oscure e pericolose», ha detto Daniela Santanchè che pertanto, ha aggiunto «la mia testa la offro spontaneamente al segretario Alfano, su un vassoio d'argento, perché l'unica cosa che mi interessa per il bene dei nostri elettori e dell'Italia è che su quel vassoio non ci finisca quella del presidente Berlusconi».

Ed è ricominciato il tam tam per tenere unito il partito, a cominciare da big come Roberto Formigoni e Maurizio Gasparri. «Prima di ogni altra cosa, la priorità in queste ore è l'unità del nostro partito. E per questo mi sto battendo», ha dichiarato Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato del Pdl.

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