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giovedì 17 gennaio 2013

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Internet cresce grazie agli smartphone

Il successo di Apple e Samsung
fa aumentare la richiesta
di traffico dati in mobilità
ANTONINO CAFFO
Gli utenti smartphone consumano più dati rispetto a chi possiede un tablet. Questa l’analisi del report “Smartphone Trump Tablet Recent Trends in Extreme Data” pubblicata da Arieso, agenzia che studia il panorama del mobile. Secondo Arieso tra i dieci dispositivi più “affamati” di rete sei sono smartphone, tre tablet e un ibrido, il cosiddetto phablet della Samsung, il Galaxy Note II. Il Ceo di Arieso, Michael Flanagan, ha affermato come l’arrivo di tablet non-Apple sia stato l’evento più importante per la crescita esponenziale del traffico dati in mobilità. Gli utenti che utilizzano un tablet per andare in rete sono davvero tanti se si pensa che nella top ten, che comprende anche gli smartphone, ci sono i re del mercato: il Samsung Galaxy Tab 2, il Galaxy Tab 10.1, l’iPad e l’iPad 2. La posizione elevata del Samsung Galaxy Note II ha mostrato inoltre come gli utenti non abbiano ancora fatto proprio il concetto di phablet; piuttosto tendono a considerarlo uno smartphone “più grande”, ma pur sempre della famiglia dei telefoni cellulari. 

“Il fatto che con il Note II si possa telefonare è significativo” – ha affermato Flanagan – la cui azienda ha raccolto i dati prima dell’uscita dell’iPad Mini, tablet che probabilmente ha fatto pendere la bilancia del traffico dati maggiormente nella categoria di appartenenza rispetto all’analisi attuale. Tra i telefoni Android, è il Samsung Galaxy S III a fare la voce grossa, rappresentando il più grande consumatore di dati tra gli smartphone con sistema operativo Google con il 315% di dati consumati rispetto a quanto si consumava quando in circolo c’era l’iPhone 3G. L’iPhone 5 è invece il leader assoluto con il 414% dei dati consumati, sempre tenendo presente le prime cifre di rilevazione fatte al tempo dell’iPhone 3G. Secondo Arieso i possessori di iPhone 5 sono i più affamati di traffico dati con un 50% in più di chi ha un iPhone 4S e quattro volte rispetto ai possessori di un iPhone 3G. 

Flanagan ha ipotizzato due ragioni per l’evidente ascesa di consumo di traffico dati dall’iPhone 4S al 5: “Può sembrare sciocco ma il fatto che si dispone di cinque righe sulla schermata principale significa che è più semplice raggiungere l’applicazione preferita. È ben noto che nel campo della ricerca ci sia la convinzione che meno click o swipes sono necessari per compiere un’azione, più spesso quell’azione verrà compiuta”. La seconda ragione risiederebbe nel crescente utilizzo di iCloud e delle applicazioni che conservano i dati sulla nuvola, il trend dominante degli ultimi mesi.  

Un dato interessante è rappresentato dal fatto che il 40% del totale del traffico dati viene consumato dall’1% degli utenti mobili. Questa bassa percentuale può essere letta come una necessità di adeguare infrastrutture cellulari allargandone il raggio di adozione. La nuova sfida al digital divide oggi sarebbe questa: ammodernare le antenne già esistenti, ampliando l’accesso alla rete veloce ai cittadini che attualmente sono tagliati fuori. “I dati mostrano una natura altamente concentrata del consumo dei dati” – prosegue Flanagan – “con zone che si basano su reti macro e altre totalmente scoperte o con celle di piccole dimensioni”. Secondo il CEO la soluzione sarebbe proprio questa: installare piccole celle con capacità di qualche centinaio di metri piuttosto che grandi apparati che raggiungono centinaia di chilometri, spesso disabitati. In questo modo si riuscirebbe ad installare i ripetitori dove realmente servono e non in zone che, anche paesaggisticamente, ne trarrebbero solo svantaggio. 

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